A scuola di me. Diario intimo di una formazione in counseling

Credo che a tutti sia capitato un momento nella vita in cui, nonostante l’assenza di problemi pressanti, abbiamo avvertito uno spaesamento, un vuoto che chiedeva di essere colmato senza che sapessimo come, un bisogno di cambiamento senza che sapessimo di cosa, la sensazione di girare in tondo e di vivere in modo perlopiù automatico, dicendoci “è un periodo che …” ma comprendendo che questo periodo durava ormai da qualche anno.

A me è capitato curiosamente – e non smetto mai di sorprendermi – proprio “nel mezzo del mio cammino”, e benedico quella sorda insoddisfazione, quel gorgoglio dell’anima che mi ha fatto fermare a pormi qualche domanda. Perché mi sentivo così? Perché incominciavo a non tollerare più quello che fino all’altro ieri erano state le mie scelte? Che cosa volevo? La verità era che non sapevo rispondere, era emersa una nuova parte di me che si agitava nella nebbia ma non ne comprendevo i messaggi, volevo capire ed ho cercato una lanterna.

E’ proprio vero che, come dice Coelho, quando un desiderio viene dal profondo, tutto l’Universo cospira per realizzarlo. Una volta messe a fuoco le mie nuove necessità, casualmente – oggi direi per risonanza – ho cominciato a imbattermi in persone nuove con sensazioni affini o a rincontrarne altre e scoprire sintonie insospettate. Ma il regalo più grande è stato conoscere una persona speciale, la mia Virgilio con cui sono ancora felicemente in cammino; mi ha dato la lanterna e mi ha indicato la strada, cioè la domanda più importante: sapere chi sono.

Uno dei vantaggi di essere figli unici è di avere molto tempo per parlare con se stessi ed ascoltare i propri pensieri. Avevo sempre pensato di conoscermi piuttosto bene ma me l’ero raccontata; quello smarrimento, quella nebbia mi avevano confermato che dovevo guardare meglio e imparare ancora tanto di me. Una cosa mi era finalmente chiara: non ci si può conoscere da soli; troppo autoreferenziali, troppo facile cadere nell’autoinganno. E’ necessario confrontarsi, aprirsi ai rimandi altrui, e soprattutto non avere paura per poi scoprire quanto sia meraviglioso viaggiare in compagnia, soprattutto nella selva oscura.

Dice un vecchio proverbio africano “se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai in compagnia, così ho preso la lanterna e sono approdata alla scuola di counseling, affascinata da questo nuovo indirizzo nato dall’evoluzione della psicologia umanistica. Mi piaceva l’idea che al centro ci fosse la persona e non i suoi disagi, che ci si occupasse di potenziare le risorse piuttosto che combattere le fragilità, che ognuno di noi fosse considerato globalmente, senza separare la psiche dal corpo e dal sentire, che gli strumenti fossero l’empatia, la comunicazione ecologica, le buone relazioni. Così ho iniziato, un po’ per curiosità, un po’ per voglia di rovistare nella mia soffitta. Al principio la consideravo un’occasione per conoscermi a fondo e sapermi relazionare meglio con gli altri, poi ho notato quanto influiva sulla qualità del mio lavoro e del mio quotidiano, infine è diventata una professionalità a se stante. Vorrei raccontarvi quei tre anni indimenticabili, dei miei compagni d’avventura, alcuni dei quali oramai fratelli e sorelle per scelta, di quanto abbiamo imparato facendoci da specchio l’un l’altro tra pianti, risate e lo stupore di fronte alla nebbia che si scioglieva; della gioia nel ricontattare la nostra parte bambina, che in ambiente protetto, privo di condizionamenti e giudizi, si è finalmente rivelata raccontandoci tanto di noi; della meraviglia nello scoprire che dentro di noi c’è tutto un mondo, anzi un affollatissimo “condominio interiore”. E poi il lasciar fluire le emozioni, anche quelle più censurate, in un processo continuo di accettazione ed integrazione; imparare che non c’è bene o male, positivo o negativo, ma è giusto onorare ogni parte di sé e pensare in termini di risorsa e disagio, per perdonarsi, smorzare l’autocritica e di conseguenza il giudizio verso gli altri, per costruire relazioni sane basate sul rispetto e l’empatia.

E’ stato un percorso di studio serio ed articolato che ha integrato la psicologia classica e moderna, il counseling, la filosofia, le teorie sulla comunicazione, la mediazione del conflitto, il lavoro sul corpo, l’interpretazione dei sogni, l’enneagramma e tanto altro. Ed è stato appassionante, vissuto e concreto perché sostenuto da una forte base esperienziale, una continua messa in gioco, necessaria se si vuole comprendere quella degli altri. Abbiamo avuto insegnanti splendidi, senza cattedra, seduti in cerchio tra di noi, a terra, a mostrarci con l’esempio che è da lì che bisogna ripartire, cercare le radici e saper stare e che il cerchio rende tutti uguali, partecipi e protagonisti allo stesso modo. Sono stati tre anni intensi ed indimenticabili ai quali penso con gratitudine e nostalgia, se potessi li prolungherei all’infinito. Poi rifletto e comprendo che è tempo di restituire e che per continuare ad imparare c’è sempre la vita, Maestra suprema.

Condividi...

Autore: Stefania Nanni

Counselor relazionale in Media-Comunic-Azione® e docente di lingua e civiltà anglosassone. Umanista nell’animo per la propensione agli aspetti esistenziali e della socialità, da oltre un ventennio si occupa di crescita personale, tecniche olistiche e aggiornamento professionale, estendendo le competenze pedagogiche anche in ambito organizzativo, gestionale e formativo. Esperta di comunicazione e mediazione del conflitto, è membro di Avalon dal 2000, ove ha conseguito il titolo, e vi collabora come counselor, formatrice e blogger sul giornale “Cronache di un libero pensiero” nella rubrica “Il punto di vista del counselor”. Da sempre interessata allo sviluppo del potenziale e delle peculiarità del femminile, partecipa attivamente alle attività del “Cerchio di Sorellanza” e del “Caffè delle Donne”, coadiuvando la dott.ssa Fusco nella conduzione. Presso la Psico-libreria “I Luoghi dell’Anima” organizza e modera gli incontri pubblici del “Cafè Philo” sulle tematiche del vivere e delle relazioni, secondo i canoni della comunicazione ecologica e del dibattito aperto.

0 thoughts on “A scuola di me. Diario intimo di una formazione in counseling

  1. Sabrina

    Leggere a “Scuola di Me” è stato come rituffarsi in un passato recente, in una esperienza meravigliosa che ha segnato in modo indelebile. Una profonda nostalgia per giorni straordinari e per la maestria della guida che ancora mi onoro di avere. “A scuola di Me” è stato un fantastico riflesso allo specchio. Grazie.

    Reply
        1. Stefania Nanni Post author

          Grazie a te Federica, è stato importante per me ricordare per capire la strada fatta ed il senso del mio presente.
          Si tratta del senso di restituzione di cui accennavo nell’articolo. Credo che questo sia un tipo di tesoro che, una volta trovato, vada condiviso. Solo così continua a brillare e ad accrescersi.

          Reply
    1. Stefania Nanni Post author

      Grazie a te Mauro, è un piacere condividere un’esperienza così importante. Non posso che augurarla a tutti 🙂

      Reply

Rispondi a mauro Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Categorie

Commenti recenti

Da Avalon Giornale

Tag

Archivi