D'amore schiavi o liberi

Quale sentimento rende gli esseri umani schiavi o liberi? Coraggiosi o pavidi? Trasgressivi o riflessivi? Quale sentimento ha il potere di cambiare la vita delle persone e di colorare di nuovo la quotidianità? L’amore è da sempre la molla che spinge tutti a raccogliere il frutto della propria esperienza per offrirla al prossimo, a volte con timore, altre col desiderio di condividere una crescita interiore.

Ma amare è una responsabilità e spesso non ce ne rendiamo conto, perché manca la consapevolezza che non è una condizione naturale, ma necessita di una educazione, di regole di buon comportamento e di convivenza. Amare ci rende liberi o schiavi a seconda della nostra capacità proprio di saper gestire i sentimenti e l’equilibrio nelle relazioni non è innato. Si conquista per il proprio e per l’altrui benessere.

Quel senso di fusione con l’altro che spesso viviamo con una soddisfazione e con una gratificazione incredibili, quando ci innamoriamo, diventa la chiave della felicità o la trappola che ci pone in una condizione di dipendenza. Infatti il desiderio di fusione, di perdersi nell’altro, è adatto solo ad una condizione della nostra vita. Ai momenti di intimità, quelli in cui facciamo l’amore, consci che cadranno confini e limiti, perché ci lasciamo andare, abbandonandoci a noi stessi e al compagno.

Nessun altro momento dovrebbe essere così. Nella quotidianità anche condivisa il significato dell’identità e il bisogno di confini certi ci tutelano e proteggono la relazione. Trasgredire ci porta a dipendere. Quando infatti sentiamo che il bisogno dell’altro è totale non stiamo amando, dipendiamo, e la dipendenza non è amore, ma bisogno.

L’elezione di anime che si scelgono è un concetto goethiano e romantico, che ci nutre l’intelletto e suggestiona i cuori, ma la quotidianità è fatta di contratti e di mediazioni. Ogni coppia ha le sue leggi, uniche, originali, elette in maniera esplicita o silente dai suoi due componenti. Qualsiasi scelta dell’anima, anche la più profonda, nulla può contro le banali avversità di un quotidiano che ci mette costantemente alla prova, ed, essendo noi fatti anche di materia, ci confrontiamo prima di tutto con quei limiti che imbrigliano l’anima e che spesso non ne assecondano le inclinazioni. Amarsi diventa bello e buono proprio per questo, perché ci mette in difficoltà. Ci fa misurare con l’altro, schermo su cui proiettiamo il nostro sentire e le nostre vulnerabilità, e non è questione facile.

Entelechia è la risposta su un piano alto e sottile, autonomia su un piano prosaico e soddisfacente da un punto di vista psichico. Entelechia è una affinità elettiva che pone in essere la ragione della mente e il sentire del cuore tra due persone che si incontrano per dettami dell’anima. Entelechia  è la vita su una dimensione dell’essere. L’attitudine a leggere il proprio potere personale nell’accoglienza delle personali inclinazioni. L’entelechia è l’amore per se stessi nell’aver colto profondamente il senso della propria natura che si realizza solo a seguito di una riscoperta della propria nudità, oltre che dei valori. ESSERE DENTRO con una sfumatura di profondo amore e rispetto per sé. Ciò che ci rende sani amanti dell’altro…

Ma il discorso vibra alla frequenza troppo rarefatta dell’anima per degli esseri umani come noi, che siamo fatti di bisogni primari come mamma, nanna, pappa, cacca… Lavoriamo allora con umiltà su passaggi più elementari, partiamo dalla base, proprio dai limiti, per crescere e realizzare ciò che per ora siamo solo in potenza, cioè delle creature libere.

Lavoriamo sulla possibilità di realizzare con soddisfazione la nostra individualità e di non dimenticarlo mai, soprattutto quando sentiamo di amare, perché all’altro, alla persona amata, possiamo offrire del nostro meglio e non la nostra immondizia interiore. Amare è una responsabilità, sì… ci richiede prima di tutto di trovare il nostro posto nel mondo, sapendoci prendere cura di noi. Ci richiede di camminare soli, consapevoli delle necessità personali e di metterci in gioco con direzioni e mete. Amare vuole per chi amiamo l’autonomia che costruiamo per noi e non la sua dipendenza, né la nostra. Se amiamo davvero lasciamo la persona amata respirare a pieni polmoni, cercare la sua direzione, sbagliare facendo esperienza, la invitiamo a camminare nel mondo per realizzarsi e ci rendiamo disponibili a condividere.

Condividi...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Categorie

Commenti recenti

Da Avalon Giornale

Tag

Archivi