Davide & Golia Spa

Golia è un omone corpulento, alto circa tre metri, poderoso come la sua pesante corazza. Ha capelli lunghi e selvaggi, piedi nudi, forza e resistenza da vendere e una lancia la cui punta di ferro pesa quanto un’incudine. Un guerriero la cui vista terrorizzava chi, per quanto spavaldo, comprendeva la sua assoluta e brutale superiorità fisica. Un antico Jason Momoa, per intenderci.

Tutto il suo contrario è il giovane Davide, biondo, esile, acerbo, con quell’aria irrisolta di un adolescente pieno di mille traguardi sconosciuti da raggiungere e di naturalezza che travalica l’autenticità stessa.

Ecco i due protagonisti di una scena biblica del Vecchio Testamento e risalente all’anno 1000 avanti Cristo. Una storia inserita nella cornice di uno scontro tra Ebrei e Filistei, due popoli molto diversi fra loro. Gli israeliti, a cui apparteneva Davide, erano un popolo provato da quaranta lunghi anni di traversata del deserto guidati da Mosè verso la Terra Promessa, decimato da guerre e precarietà ma con l’animo ricolmo della riconquistata fede in Dio.

I Filistei, al contrario, provenivano dalle coste della Palestina, da quella terra che oggi è tra Tel Aviv e la Striscia di Gaza. Un popolo forte e antico, certamente ben organizzato.

Di certo gli Ebrei non avevano la forza per contrastare la violenza di un esercito tanto forte e abituato a combattere e che sfoggiava tra le sue fila il gigante Golia.

Incoscienza? Coraggio? Fiducia? Come se fosse sempre semplice delineare i loro confini! E poi fiducia in cosa, in se stessi, in Dio? Oggi l’avremmo vista come una missione suicida e senza possibilità di vittoria.

Fatto sta che il piccoletto ha sfidato il gigante armato di sole 5 pietre scelte accuratamente lungo il fiume e di una fionda rudimentale con cui solitamente incitava le pecore del suo gregge ad obbedire al suo richiamo. Ho immaginato il giovane uscire dalla schiera di uomini ed entrare in campo portando con sé la coscienza che la forza senza elasticità non è sempre utile, che la sicurezza di sé senza la giusta cognizione della realtà e della sua imprevedibilità fa danni, che la strategia sta alla forza come il caos sta alla debolezza. Con tutto questo e con molto altro ha scagliato il sasso e colpito il gigante alla testa, nel suo punto debole. Va da sé che gli Ebrei vincono la sfida mentre i Filistei sbalorditi e increduli lasciano il campo di battaglia, sconfitti.

La scena si consuma in pochi istanti e Golia si ritrova a terra col capo mozzato e, se tanti sono gli artisti che hanno dipinto o scolpito questa scena, altrettanti sono i filosofi e gli scrittori che hanno colto, in questa storia, la metafora: la virtus vince contro la forza bruta.

Ma proviamo a cambiare visuale, solleviamoci un po’ da terra per assistere meglio alla scena, non ci immedesimiamo con l’uno o con l’altro, non ci facciamo così ingannare dalla piccolezza di Davide come dalla grandezza di Golia, osserviamo senza schierarci e a questo punto proviamo ad andare oltre la metafora.

Davide è furbo quindi intelligente, agile e sa bene di non poter competere con la forza di Golia. Ha dalla sua la mente e il coraggio tanto che, armato di strategia, buona mira, e, ammettiamolo, una buona dose di fortuna, colpisce al primo colpo la vulnerabilità di Golia e vince.

Il gigante ha il corpo di un dio, è certamente forte quanto 10 uomini, ma scende in campo abbracciato al suo ego e con la stupidità di chi sottovaluta il suo avversario e crede di batterlo sul suo stesso terreno.

Mente contro corpo, la solita diatriba.

Dall’ottica positivista, in questo scontro, non poteva che vincere la mente ma solo per una, ancora presente, sottovalutazione del corpo e delle sue innumerevoli risorse.

Ciò che è davvero superato è il modo di guardare a queste due parti di noi come a parti a sé stanti, come separati in casa.

Pensare che il corpo ci porti da una parte e la mente da un’altra è l’inganno di chi non è presente a se stesso, di chi non è lucido e ascolta in modo discontinuo i suggerimenti e/o gli istinti dell’uno e dell’altro.

Proviamo invece a sentire di essere, senza soluzione di continuità, “Davide&Golia”, una società a nostra disposizione, il cui punto di contatto e di fusione sta nell‘intuizione, nella maestosa arte della trasformazione.

Non siamo l’uno o l’altro, ma l’uno e l’altro e mille altre personaggi ci abitano, Sé da integrare e abbracciare nella giusta dose, di certo non da combattere. Andiamo avanti con la certezza che, al momento opportuno, ci sarà utile essere talvolta Davide, altre Golia e a volte il frutto delle loro alleanze.

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Autore: Silvia Torrieri

Da sempre affascinata dalla mente umana diventa psicologa clinica per saperne di più, innanzitutto di sé stessa. Alla continua ricerca delle motivazioni che spingono i comportamenti, si specializza nelle "nuove dipendenze" e approda alla Media-Comunic-Azione® diventando counselor Relazionale. Lavora nell'ambito della relazione d'aiuto in diversi contesti e nella professione privata. Condivide con Avalon i valori della formazione continua, l'etica professionale e la crescita personale.

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