“Il museo dell’innocenza”, tra finzione e realtà

A volte la scrittura si trasforma in materia, come se lo sforzo creativo di selezionare accuratamente le parole generasse una sostanza più o meno rarefatta. E non è solo il caso dei romanzi di fantascienza di Jules Verne, ma di tanti altri progetti che hanno preso corpo a partire dalle pagine di un libro.

“Il museo dell’innocenza” dello scrittore turco Orhan Pamuk, Premio Nobel per la letteratura nel 2006, ne è un esempio.

In quest’opera ambiziosa, che l’autore scrive due anni dopo aver ricevuto il Nobel, si narra la storia d’amore tra Kemal, ricco rampollo della Istanbul di fine anni ’70, e Füsun, una giovanissima e bella commessa di un negozio del centro. Un colpo di fulmine a cui il protagonista non attribuisce subito il giusto valore lasciando che il destino di Füsun si compia per altre vie. Così ha inizio la rincorsa ossessiva del protagonista alla riconquista di un amore divenuto ormai platonico, che si consuma in piccoli gesti, in un contatto mediato dalle cose sfiorate dall’amata, nell’attesa di un’evoluzione inimmaginabile di tutta la vicenda sullo sfondo di una città in profonda trasformazione.

“Se imparassimo a non pensare alla nostra vita come alla linea continua del Tempo di cui parla Aristotele, ma come a una collezione di singoli istanti felici, attendere otto anni alla tavola della nostra amata non ci sembrerebbe una bizzarria da deridere ma, al contrario, la vedreste come la vedo io: 1593 sere di felicità trascorse alla tavola di Füsun”.

Ed è proprio dal ricordo di questi singoli istanti felici che nel 2012 l’autore/protagonista inaugura a Istanbul, nella stessa casa in cui nel romanzo si incontrano Kemal e Füsun, il Museo dell’Innocenza, una collezione di piccoli oggetti emblematici di quell’epoca organizzata in 83 teche, una per ogni capitolo del libro.

“Vorrei che i futuri visitatori del nostro museo ricordassero queste gite e queste cene con la stessa felicità con cui le ricordo io, perciò vi fornirò alcuni dettagli. Lo scopo del romanzo e del museo non è forse quello di condividere, con la massima sincerità, i ricordi con altri individui, così da trasformare la nostra felicità nella felicità di tutti?” – spiega Kemal, protagonista e narratore del romanzo.

Ma il potere che ha l’immaginazione di plasmare la realtà non è anche del lettore? Quante volte l’illusione creata dalle pagine di un libro ci ha fatto proiettare in una situazione diversa che poi siamo riusciti davvero a modificare? Quante volte ha fatto nascere desideri che abbiamo visto inaspettatamente realizzarsi?

Potrebbe accadere così se, per esempio, leggendo questo libro ci sorprendessimo a fantasticare sulle strade di Istanbul, tra il quartiere di Cukurcuma e piazza Taksim, e poi ci ritrovassimo davvero lì, sapendo che…

“Il Museo dell’Innocenza sarà sempre aperto per gli innamorati che non trovano un posto a Istanbul dove baciarsi”.

Chi porta con sé il libro entra gratis.

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Autore: Il Covo dei Liberfili

Veronica Casciani, Simona e Moira Di Naccio, una "sorellanza" nata frequentando la scuola di Counseling e Media-Comunic-Azione® (con Veronica almeno, Simona e Moira sono sorelle). Conducono presso la psicolibreria i Luoghi dell'Anima il Covo dei Liberfili, un incontro dedicato a tutti coloro i quali vogliono inoltrarsi in maniera insolita nelle pagine di un libro e nel cuore delle questioni della vita che racconta. Tra loro i libri sono diventati l'ennesima occasione di confronto e condivisione. Offrono specchi in cui riflettersi, conforto, esperienze che sarebbe impossibile vivere direttamente... Questo lo spirito degli articoli, non recenzioni, ma spazi aperti ai commenti di chi vuole aggiungere altre letture.

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