Il valore sacro del denaro

Uno degli insegnamenti che l’India mi ha donato è stato il rapporto armonico tra spirito e materia, aspetti vissuti in modo complementare, sacri come il cielo e la terra, irrinunciabili come il principio maschile e femminile cui sono collegati. Quel viaggio mi ha invitato a riflettere sulla sostanza, ad apprezzare in maniera sana ciò che è materiale in tutte le sue forme e a riconsiderare il rapporto con il denaro da un punto di vista completamente nuovo.

Il denaro. Una parola per certi versi tabù, per il desiderio e l’imbarazzo con cui ci relazioniamo ad esso e per il rapporto ambivalente e conflittuale tipico della nostra cultura occidentale, che tiene ancora separati spirito e materia. Dal punto di vista pragmatico il denaro, visto nel suo aspetto esclusivamente materiale, ha un valore enorme perché portatore di benessere e successo; ciò suscita ammirazione, spinge all’accumulo e all’orgoglio del possesso, così da perdere la sua identità strumentale per trasformarsi in un fine. Laddove c’è un eccesso, per polarità si crea una compensazione uguale e contraria: la nostra cultura, specie negli ultimi anni più orientati ai valori della materia, ha visto crescere sempre più l’istanza idealista ed il bisogno di vedere il mondo in un’ottica trascendente. Anche da questa prospettiva – e qui sta l’equivoco – il denaro è inteso in una connotazione esclusivamente materiale, assumendo una valenza negativa in cui perde di valore o viene percepito addirittura come deleterio. Di conseguenza, il sano desiderio di benessere anche materiale viene censurato, l’attaccamento si trasforma in distanza, il vanto in pudore o persino disprezzo e il bisogno di accumulo cede il passo alla rinuncia o allo sperpero inconsapevole. Come sappiamo bene, non stiamo parlando solo di due movimenti di pensiero diversi, ma anche di noi stessi, spesso oscillanti da una parte all’altra, tra bisogni opposti e sentimenti confusi.

Entrambe le concezioni sono l’evidente espressione di un malessere che si manifesta per eccesso o per difetto, allora come risolvere il conflitto? Riportando il denaro al centro e alla sua essenza. Come dice il filosofo e mistico indiano Aurobindo, il denaro è un’energia, è il segno visibile di una forza universale di origine divina che pervade tutti i piani dell’esistenza, da quelli materici a quelli più sottili. Ha una valenza neutra che diventa risorsa o disagio in base al nostro grado di consapevolezza e al modo di usarlo. Se scegliamo la logica del possesso e del controllo saremo condotti all’accumulo e alla stagnazione oppure possiamo cercare di capire il senso ed il valore della circolazione che considera il denaro un’energia, una forza in movimento, con un ritmo che ricorda il respiro: dentro-fuori, il flusso perpetuo di una forza vitale in azione. Secondo Aurobindo il denaro non è di nessuno, è di origine divina e non ci appartiene; noi siamo amministratori, non possessori, e in quanto tali siamo chiamati a non trattenerlo ma a farne il miglior uso possibile realizzando la volontà del donatore. Che vuol dire? Che la vita è generosa e prevede benessere per tutti; che dobbiamo contribuire alla sua diffusione, quindi spenderlo bene e farlo circolare per accrescere la prosperità nostra e altrui; che dobbiamo goderne e farne beneficiare; che è bene investire in produttività perché genera ricchezza; non cedere alla speculazione che porta disequilibrio e impoverimento; che certa filantropia è spesso una manifestazione dell’ego ed un modo per sentirsi migliori.

Mi piace questa visione, mi rimette in pace e ristabilisce gli equilibri. Come sempre, è questione di responsabilità, la nostra come è giusto che sia, e libera il denaro dal gravoso compito di renderci miseri o felici. Preferisco pensarci da sola, o meglio come propone Aurobindo, provare a fare qualcosa di più e di più difficile: affidarmi e credere, abbandonarmi alla Vita e permetterle di rendermi felice.

Il denaro che si possiede è strumento di libertà; quello che si insegue è strumento di schiavitù.                     Jean-Jacques Rousseau, Le confessioni, 1782/89

 

 

 

 

Per saperne di più:

Sri Aurobindo and the Mother, MoneyYoga in Everyday Life, Sri Aurobindo Society, rev. ed. 1994 www.sriaurobindosociety.org.in

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Autore: Stefania Nanni

Counselor relazionale in Media-Comunic-Azione® e docente di lingua e civiltà anglosassone. Umanista nell’animo per la propensione agli aspetti esistenziali e della socialità, da oltre un ventennio si occupa di crescita personale, tecniche olistiche e aggiornamento professionale, estendendo le competenze pedagogiche anche in ambito organizzativo, gestionale e formativo. Esperta di comunicazione e mediazione del conflitto, è membro di Avalon dal 2000, ove ha conseguito il titolo, e vi collabora come counselor, formatrice e blogger sul giornale “Cronache di un libero pensiero” nella rubrica “Il punto di vista del counselor”. Da sempre interessata allo sviluppo del potenziale e delle peculiarità del femminile, partecipa attivamente alle attività del “Cerchio di Sorellanza” e del “Caffè delle Donne”, coadiuvando la dott.ssa Fusco nella conduzione. Presso la Psico-libreria “I Luoghi dell’Anima” organizza e modera gli incontri pubblici del “Cafè Philo” sulle tematiche del vivere e delle relazioni, secondo i canoni della comunicazione ecologica e del dibattito aperto.

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