Avete mai sentito parlare della sindrome di Wanderlust? Questa parola tedesca indica un desiderio inarrestabile di viaggiare: wander sta per vagabondare e lust per desiderio, ossessione. Nel linguaggio di tutti i giorni indica la voglia e il bisogno di partire, di scoprire nuovi posti e persone, di essere sempre in movimento. Ma nel suo volume più alto è una vera e propria patologia che si manifesta con la fuga da situazioni o posti, con l’impellente e insopprimibile bisogno di vagare e, come tutte le malattie, è spesso accompagnata da un sentimento di angoscia. In questo caso si tratta di “dromomania”, una sorta di nomadismo che ha davvero poco a che fare con la bellezza e l’eccitazione del viaggio.
Ma torniamo al wanderlust, a questa necessità di esplorare il mondo, di conoscere altre lingue e facce, di fare esperienze nuove, di viaggiare guidati da adrenalina e curiosità, mossi da quell’irrefrenabile energia di scoperta. Secondo alcuni studi genetici pare che il responsabile della malattia del viaggiatore sia un gene presente nel nostro DNA, il DRD4-7R, il gene viandante.
Ma pensandoci bene questa spinta ad allargare i nostri confini, a guardare oltre ed esplorare il resto del mondo è davvero parte integrante della vita umana. Pensiamo ad un bimbo e alle sue manine curiose, ai suoi movimenti goffi e teneri nei suoi tentativi di gattonare o alzarsi in piedi, si muove nel suo spazio con curiosità e fame di conoscenza. Un entusiasmo irrefrenabile verso il nuovo, il bello, il colorato, il diverso che obbedisce alla legge dell’esplorazione. Spesso questo desiderio è intriso di paura che, ad ogni passo, viene vinta. Quando diventiamo adolescenti questo desiderio diventa esplosivo e ingestibile, sentiamo di dover andare e travalicare limiti e regole per entrare in un territorio a volte oscuro e pericoloso. Ci sentiamo stretti nei nostri soliti panni come nelle nostre case di sempre e decidiamo di esplorare nuove città e occasioni. Poi diventiamo grandi e migriamo in una vita che cerchiamo di scegliere mediando tra bisogni interiori e esteriori, ed anche in questo caso, esploriamo una nuova vita.
La vita dunque è intrisa di viaggi e di passione per l’esplorazione.
L’importante è davvero non stare fermi che il movimento è l’esistenza stessa, facendo però sempre attenzione a non esagerare, che negli eccessi c’è un disagio e non una scelta. Troppa routine può minare la nostra creatività ma essere eccessivamente smaniosi al punto da non sentirsi mai a casa può allo stesso modo renderci perennemente infelici e incapaci di godere di ciò che c’è in virtù di ciò che continuamente desideriamo. L’equilibrio, come sappiamo, è nel mezzo, nella giusta misura tra casa e strada, tra stare e andare, tra terra e cielo.
Charles Baudelaire nella sua splendida poesia “Il Viaggio” :