In vacanza, senza lasciare traccia

L’estate è il tempo della vacanza e della spensieratezza. C’è chi può e parte per lunghi viaggi, chi organizza almeno una gita da qualche parte, giornate all’aria aperta insomma. Che sia in spiaggia a due passi dalla città, all’escursione in montagna di mezza giornata o più lunga, ad una cena nel casolare in campagna di qualche amico, un giretto lo facciamo tutti. Spesso presi dalla smania di “fare” organizzandosi all’ultimo.

Qualche piccolo accorgimento ci sta, per non lasciare dietro tracce pesanti del nostro passaggio, sostituendo alle molliche di Pollicino plastiche varie e sporcizia. Tecnicamente, parlando per massimi sistemi, si chiamerebbe “impronta ecologica”: quanto c’è sulla Terra a nostra disposizione, quanto ne consumiamo, quanto il consumato si rigenera. Realisticamente impossibile non incidere. Ma lasciare cicche, lattine, bottiglie e tutto il resto qua e là di certo non aiuta.

Cominciamo, per esempio, a portare l’acqua in borracce di alluminio e non di plastica: a parte che si tiene meglio, la useremo praticamente all’infinito. E non la buttiamo al rientro da un’escursione, o peggio la lasciamo sul prato. Idem per le posate: con pochi euro se ne trovano di carine e comode “da campeggio” senza portare quelle di plastica (che poi, anche quelle di casa vanno benissimo, no? Perchè proprio quelle di plastica? Che le pagate pure!). Per non dire dei contenitori per il cibo, ci sono versioni contemporanee della cara vecchia gavetta, anche questa, come la borraccia, riutilizzabile all’infinito. In alternativa, piatti, bicchieri, vaschette, posate in “bioplastica” – in polpa di cellulosa – tutte in materiale biodegradabile. Ah, il bicchiere: qualcuno ricorda quello “retraibile”? Magari è ancora in qualche meandro della credenza in cucina. Beh, diamogli una nuova vita, se la merita.

L’estate è anche tempo di feste. Segnate, alla fine, dalla distesa di bicchieri, sempre in plastica, abbandonati sul prato. Per chi le organizza: esistono aziende che ne realizzano in materiale riutilizzabile e riciclabile. Lasci più o meno un euro di cauzione, alla consegna ti viene restituito. O te lo porti a casa come ricordo dell’evento, con la sua bella grafica dedicata (e se pensate che sia un fastidio per tutta la serata, gli stessi produttori propongono anche comodi moschettoni con “anello porta bicchiere” che sta bene alla cinta, alla borsettta.

Per chi va in bici e si sente proprio in dovere di emulare i professionisti che per alleggerirsi del peso e dell’impiccio tirano via le borracce, si segnala che da un po’ sul mercato ci sono versioni biodegradabili. Ma la terrei, per dire. Per le batterie delle luci, sempre meglio quelle ricaricabili, idem per la torica da testa per chi va in montagna, in campeggio: con un po’ di attenzione se ne programma la durata e si va (con altre disponibili per le emergenze… già caricate, eh).

Ancora, per pulire gli occhiali non è che servano proprio le salviettine da buttare via: la pezzolina dell’ottico di fiducia va benissimo. Idem per quelle detergenti: il mercato propone asciugamani di tutte le taglie e colori, in materiale tecnico, leggeri e che si asciugano in un attimo. Per le ulteriori esigenze, preferiamo quelli biodegradabili/compostabili. Ancora: perchè i fazzoletti di carta? Guardate bene nel cassetto, ce ne sarà qualcuno in cotone, da lavare, ok, tornati a casa, ma almeno non da abbandonare sul sentiero.

Per i fumatori che non ce la fanno proprio, ci sono i posacenere da taschino. E se l’accendino finisce, sta bene nello zaino fino alla discesa a valle o al ritorno a casa.

Se rimaniamo più giorni in escursione, una busta sarà comunque necessaria per raccogliere i rifiuti, da non lasciare mai in quota. Sembra banale, ma non lo è. Come ricordare che non vanno raccolti fiori. O ancora che è vietato accendere fuochi: se siamo in una zona attrezzata che lo permette, vanno sempre spenti con cura.

Torna in mente, ascoltato anni fa, il rimbrotto di un anziano escursionista con il suo bel bastone e camiciona di flanella, rivolto a un gruppetto di esagitati che aveva raggiunto un rifugio più per baldoria che per stare lì come si deve. Abbandonando bottiglie di vino all’ingresso. “Non ti sono pesate piene, ti pesano ora vuote?”. Ecco. A proposito, quando si pernotta, è buona norma lasciare qualcosa per chi verrà dopo di te, avendo trovato che so, un pacco di pasta, dell’olio, una scatola di fiammiferi.

Altra cosa. Come diceva quella canzone di qualche tempo fa: “Abbassa la tua radio per favor,
se vuoi sentire i battiti del mio cuore”. Se al mare sembra impresa senza speranza, in montagna, dove siamo un po’ più su, ricordiamoci che si parla poco. E, se proprio si deve, a bassa voce.

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