La mobilità per il mondo nuovo

Semafori per le bici, corsie ben definite (con una segnaletica orizzontale fatta tanto bene da meritare un’elegia, con un’attrazione quasi erotica), tutto il bene possibile per pedoni (e le macchine che sì, si fermano quando sei sulle strisce pedonali), marciapiedi con scivoli per disabili (senza furgoncini ad ostruirli), zone distinte per carico e scarico merci.

Intermodalità: esco in bici, ho un appuntamento un po’ lontano, la posso caricare in treno, sulla metro, scendo, c’è un cartello che mi dice a che distanza è il posto da raggiungere con tempi di percorrenza certi. Posteggi ai quali legare la bici pensati per far passare bene la catena fra telaio, ruota anteriore e posteriore. Addirittura box chiusi. Asfalto senza buche. Cargo bike (cioè quelle sulle quali caricare l’impossibile).

Caffetterie per le quali si va a fare la spesa al mercato più vicino (a chilometro veramente zero, altrochè). Bike sharing serio, non tanto per far vedere che c’è. Gente che gira in bici sotto acquazzoni torrenziali, abbigliamento tecnico, che arriva sul posto di lavoro portandosi la bici in ufficio, di fianco alla scrivania e nessuno che ti critica e prende per pazzo. Persone in bici che spuntano da tormente di neve! Ragazze in tailleur con scarpettine comode, bastoncini da “nordic walking” che arrivate sul posto di lavoro indossano il tacchetto. Uffici con docce per dipendenti. Città nelle quali si trotta davvero, dove però per le macchine ci sono interi quartieri con “zone trenta” cioè con limite di velocità a 30 Km orari (se non 20!).

Utopia? Macchè. Dunque, quest’anno, per impegni di lavoro, ho avuto la fortuna di girare un po’ più del solito. Passando per Londra, Parigi e Monaco. Per non dire di Vienna, dove sono stato nella settimana dall’11 al 14 giugno 2013 per il Velo City, eventone dedicato alle culture del ciclismo urbano, al quale hanno partecipato più di 1200 delegati provenienti veramente da tutto il mondo (a proposito, per chi fosse interessato, l’anno prossimo si terrà ad Adelaide, in Australia. E negli anni passati i posti scelti sono stati Siviglia e Vancouver, per dire quanto sia globale l’argomento in questione). Nella foto, la sala conferenze del comune di Vienna che ha ospitato l’evento.

Ecco, in tutti questi posti c’è già quanto descritto sopra. Che sono cose che già sai, seguendo il tema per passione e per progetti personali. Ma quando le vedi dal vivo e a così poco tempo da un passaggio fra una città e l’altra, realizzi quanto siano davvero di portata primaria per vivere in città sempre più affollate, urbanizzate, collettori di milioni di persone con esigenze lavorative, socialità, tempo libero. Città comunque ancora piene di macchine (mai comunque come nel beneamato Bel Paese), ma dove le municipalità si impegnano con politiche attive, serie, reali, con azioni concrete, non solo di propaganda elettorale con la foto sulla biciclettuccia del “politico” di turno e con l’inaugurazione di 100 metri di pista ciclabile rabberciata a una settimana dal voto). E quindi, sussidi, progetti, investimenti sostanziosi.

Per dirne una, presa dalle slide durante le giornate di convegno a Vienna: oggi il 50% della popolazione mondiale vive in città; sarà il 60% nel 2030, 70% nel 2050 e 90% nel 2100. Un po’ di persone, no? Per le quali vanno pensate e realizzate soluzioni reali e il tema della mobilità è basilare. Non per un vezzo ambientalista, tantomeno per un approccio “freak” al quotidiano o per esasperazioni radicali di ritorno al lume di candela.

Qui si parla di qualità della vita, di salute pubblica, di economia, di rapporti umani. Insomma: “Il più delle volte cammino, a volte uso il trasporto pubblico. Non uso la macchina. Soprattutto adoro pedalare (Daniel Mourek, vice presidente della European Cyclists’ Federation); “Per città del futuro, perchè siano più amiche dell’ambiente e per contrastare il cambio climatico, sono necessari cambi drastici relativi alla cultura della mobilità” (Hep Monatzeder, vice sindaco di Monaco); “Lo scontro fra ciclisti urbani e municipalità è finito, ora i ciclisti, le amministrazioni e il business relativo uniscono le forze per una nuova cultura” (Randy Neufeld, direttore finanziario della Sram, ditta mondiale di componenti per bici); “Sulla bici siamo tutti trasformatori della città” (Maria Vassilakou, vice sindaco di Vienna); “La bicicletta è il miglior investimento per unire benefits economici e la qualità della vita” (Manfred Neun, presidente della European Cyclists’ Federation). Detto durante il Velo City. Capito? Mica quattro amici al bar.

Condividi...

Autore: Alessandro Ricci

Pescara, 1974. Giornalista free lance, inizia con Il Messaggero Abruzzo nel 1994. Collabora nel tempo con testate regionali e nazionali, cura l'ufficio stampa per enti pubblici e privati in particolare nel settore viaggi e turismo. Nel 2007 avvia il progetto Borracce di poesia - La bici per il verso giusto. Il tutto nel segno della curiosità e della conoscenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Categorie

Commenti recenti

Da Avalon Giornale

Tag

Archivi