Provo di certo grande stima per le menti brillanti e straordinarie, persone appassionate dello studio e della ricerca, che instancabilmente si dedicano ai loro obiettivi, contribuendo anche al progresso di tutto il genere umano.
Ma subisco una vera fascinazione nei confronti dei veri sapienti dell’antichità, che a volte percepisco come figure quasi leggendarie, appartenenti ad epoche così distanti e diverse dalla nostra, capaci di opere impressionanti, di indiscutibile utilità nei secoli successivi fino a tutt’oggi.
Solitamente sapevano unire eccezionali conoscenze scientifiche con una dottrina filosofica del mondo, approfondivano allo stesso modo la fisica, la geografia, la medicina, la poesia, la filosofia, ecc.
Un esempio molto interessante a tal proposito è sicuramente rappresentato da Lucrezio (Tito Lucrezio Caro per la precisione) poeta e filosofo tra i più grandi della letteratura classica, vissuto a Roma tra il 98 e il 55 a.C. circa.
Con la sua grande dedizione agli studi (che sembra lo indussero anche ad un forte isolamento), in particolare si dedicò e volle contribuire alla diffusione della filosofia epicurea, che puntava alla conoscenza come antidoto alla paura che caratterizza l’uomo ignorante, e proponeva il piacere come indiscutibile bene fisico e spirituale.
Il suo capolavoro è un poema epico-didascalico dal titolo De rerum natura suddiviso in 6 libri, dedicati alla fisica, alla cosmologia e all’antropologia.
Si può notare, come aspetto fondamentale del suo pensiero, il suo intento di liberare l’uomo dalla paura della morte, dalle superstizioni, dai pregiudizi, affinchè col sostegno della ragione e della filosofia, possa vivere più serenamente.
Trovo molto interessante che la notevole sensibilità di questo poeta verso il dolore della vita e la consapevolezza angosciosa delle continue sconfitte che l’uomo può incontrare, convive sempre con una fiducia ottimistica nella filosofia e nella ragione, come possibilità di salvezza per l’umanità.
Uno degli elementi che lo contraddistingue è lo stile linguistico con cui esprime la sua dottrina: voleva risultare fortemente suggestivo, piacevole oltre che ben argomentato, affidando un ruolo centrale al potere delle immagini, e all’uso di numerose analogie, per renderla più comprensibile e coinvolgente sul piano emotivo.
In questo senso troviamo una celebre similitudine nel suo De rerum natura: “ il miele delle Muse” ovvero la soavità della poesia che addolcisce il suo messaggio (ossia la verità) per farlo diventare avvincente e gradevole, così come gli orli della tazza che contiene la medicina da far assumere ai bambini viene cosparsa di biondo miele.
E’ chiaramente diventato un grande efficace divulgatore, grazie anche a questa sua evidente capacità di considerare la persona e la vita nella sua globalità, per fornire un contributo all’approfondimento delle tante conoscenze e potenzialità umane.
In altri termini ci consente di notare come la divisione tra discipline, la separazione tra scienza e filosofia (o scienza e politica nel momento attuale) può diventare riduttivo, e talvolta deleterio perché il focus sottostante diventa competere per imporre la propria posizione, anziché agire portando un contributo per un eventuale miglioramento della persona e della società.
Credo che concentrarsi sull’approfondimento, sull’eccessiva specializzazione di un solo ambito, perdendo di vista la visione d’insieme sia certo funzionale ma possa diventare poco efficace, o meglio limitante.
Sembra sfuggirci facilmente che l’essere umano è composto di mente, emozioni e corpo (senza escludere una innata propensione alla relazione con il trascendente).
E allo stesso modo la società include tanti aspetti con la medesima rilevanza.
Ogni parte che ci compone include risorse indispensabili, quindi considerare la ragione e la logica sarà importante quanto il vissuto emozionale e l’intuito o la creatività di cui tutti siamo dotati.
L’indiscutibile saggezza di antichi sapienti diventati celeberrimi come Lucrezio, credo racchiuda la capacità di andare oltre la visione duale che ci caratterizza e conciliare caratteristiche tanto diverse quanto fondamentali verso un’armonia interiore e sociale.
Forse quel “miele delle Muse” ci sarà sempre necessario per accogliere anche la parte sgradevole e dolorosa dell’esistenza e ricordare che ognuno di noi, a qualsiasi età, ha anche bisogno di essere rassicurato, nutrito e…accarezzato.