L’energia del vampiro energetico nella quotidianità

Arrivi a sera con tanta stanchezza senza aver fatto granché. Ti senti spossato dopo una conversazione, oppure dopo aver guardato la tv o aver trascorso qualche ora interloquendo sui social. A contatto con certe persone o situazioni ti senti, ad un certo punto, prosciugato.

Oppure, cambio di scenario: sei alla costante ricerca di qualcuno che ti ascolti. Ti piace dedicarti al pettegolezzo, occupi tempo discutendo online e finché lo fai ti senti vivo. Credi che i tuoi problemi siano incompresi dagli altri, perché nessuno sta passando quello che passi tu.

Queste due condizioni sono due aspetti della stessa energia che si sta muovendo e che io chiamerò energia vampirica.

Si fa un gran parlare di vampiri energetici, intendendo persone che ci parassitano, in un certo senso, privandoci della nostra energia vitale. Vorrei qui valutare alcuni aspetti delle dinamiche vampirizzanti nella vita quotidiana. Non essendo questa la sede per una lunga dissertazione, cercherò di semplificare il più possibile, per offrire uno spunto a tuoi eventuali futuri approfondimenti, non pretendendo quindi di risolvere qui l’argomento.

Veniamo quindi al vampiro, utilizzando la sua caratterizzazione tradizionale come metafora per condurci in un breve viaggio interiore.

Il vampiro non ha vita, si muove di notte e ha bisogno del sangue dei vivi per proseguire la sua esistenza. Fin qui, ci siamo: possiamo pensare ai vampiri come a persone o situazioni che, non sapendo esistere in modo diverso e autonomo, hanno bisogno della nostra energia e ce la succhiano lasciandoci sfiniti.

Qualche esempio: un amico lamentoso o le notizie social che non finiscono mai. Ovviamente gli esempi potrebbero essere infiniti e magari tu stai già individuando, nella tua mente, la condizione per te vampirizzante.

Ma come può il vampiro arrivare ad azzannarci al collo? Lo può fare solo e soltanto se noi lo invitiamo ad entrare.

In altre parole rispondo sempre al telefono quando chiama l’amico lamentoso, continuo a scrollare le pagine social e così via.

Ma perché lo faccio? Perché apro la porta al vampiro? Sono stupido? No, non è così. Il vampiro, per farsi aprire, ci affascina, si mimetizza, ci offre uno specchio di quello che vogliamo vedere.

Il vampiro, per entrare, fa quello che gli riesce meglio: solletica il nostro ego. Come spiegare altrimenti quel desiderio irrefrenabile di dire la nostra nelle infinite – e a mio avviso inutili ormai – diatribe su facebook? Come spiegare la dedizione a rispondere all’amico lamentoso cercando in tutti i modi di tirargli su il morale, di fare per lui una differenza in meglio?

Sicura che ti sia capitata una situazione del genere almeno una volta, ti invito a richiamare alla memoria come ti ha fatto sentire. Quando cominci a parlare con l’amico che si lagna, lo fai in buona fede, convinto di dare un aiuto, e sei anche soddisfatto. Poi però la situazione si ripresenta, non è cambiato niente, allora ricominci ad ascoltare e a consigliare ancora più appassionatamente. Finchè alzi il telefono per inerzia, già conoscendo il contenuto che avrà la conversazione e chiudendola sfinito.

Oppure dici la tua in una discussione su facebook e ti senti benissimo: ah, finalmente hai detto quello che pensi e godi dei like di chi condivide la tua visione. Grande! Poi arrivano commenti avversi, vieni frainteso, all’improvviso la discussione si sposta sul personale: più leggi e più ti arrabbi, più rispondi più arriva la frustrazione e alla fine sei esausto.

All’inizio, come vedi e se ricordi bene, c’è una sensazione piacevole. L’ego è appagato. Mi sto esprimendo, sto dicendo la mia, se mi mettono like vuol dire che l’ho detta bene e sono nel giusto, se l’amico chiama me è perché mi reputa saggio e fidato.

Questa sensazione vogliamo mantenerla, e dunque continuiamo in quella interazione, finché non ci ritroviamo stanchi, arrabbiati, confusi o sviliti. Insomma finché non proviamo sensazioni decisamente spiacevoli e ci sembra di non avere più molto da dare.

A questo punto è fatta, il vampiro ci ha morso.

Sempre secondo la leggenda, cosa succede quando il vampiro ci morde? Ci trasforma in vampiri.

Pensaci: una volta raggiunto lo sfinimento con le telefonate lamentose, sei mai andato da un’amica o dal partner, lamentandotene? Dicendo che non ne puoi più di questa persona e non ne puoi più di ripetere le stesse cose?

Oppure sui social sei passato dall’essere vittima all’essere carnefice, con commenti sempre più al vetriolo?

Onestà qui, mi raccomando. 

Anche perché credo proprio che ci siamo passati tutti.

Passiamo dall’essere vampirizzati, a cercare a nostra volta qualcuno da prosciugare, senza rendercene conto.

Per cui, ricapitoliamo: fino a qui abbiamo visto come agisce il vampiro, come possiamo a nostra volta essere vampiri e abbiamo capito che cadiamo in questa dinamica grazie al nostro ego che si sente appagato e lusingato.

Ora la domanda fondamentale: come ne usciamo?

Beh, si sa che il vampiro può essere eliminato, tra i vari modi, da un paletto nel cuore. Ci sono tante interpretazioni, la mia è la seguente, che spero ti sia utile.

Il cuore è il contatto con la nostra parte vulnerabile. Quando davvero la tocchiamo, il nostro ego abbassa il volume. Se riconosco la parte di me che si sente gratificata dalle dinamiche sopra descritte, se capisco che questa gratificazione mi arriva dall’essere riconosciuto dall’altro in un modo che mi piace (per esempio voglio essere una persona fidata e se l’altro mi vede così io sono contento) e se quindi accolgo con onestà le emozioni che mi stanno muovendo, allora sono in grado di decidere se, quando e quanto tempo dedicare all’amico o ai social.

In altri termini, sono in grado di mettere dei paletti – ironico, no? – cioè definire i confini della mia disponibilità e della mia voglia di comunicare col prossimo. Accetto di dire un no correndo il rischio che l’altro si arrabbi, o di non espormi continuamente, tenendo per me le mie verità.

Se, invece, mi accorgo che sono proprio io a vampirizzare gli altri? Tornare al cuore è sempre utile per chiedermi: di quale problema mi lamento? Ho intrapreso un qualche tipo di ricerca di soluzione o miglioramento? Come mai mi sento vitale solo se non sono da solo ma c’è qualcuno a cui parlare, in un modo o nell’altro? Forse sto subendo a mia volta una modalità di relazione vampirizzante?

Mi fermo qui: come ho premesso l’argomento è molto vasto e la metafora potrebbe proseguire e disvelare sempre più dettagli.

Spero di aver però scritto a sufficienza per farti riflettere sull’impiego attuale delle tue energie, soprattutto per il momento delicato in cui stiamo vivendo.

Siamo solitamente molto bravi ad accusare l’altro di toglierci energia e meno bravi a riconoscere quando siamo noi i vampiri; siamo bravi a sentirci male, meno bravi a prenderci la responsabilità di stare meglio; siamo bravi a vedere quello che ci piace di noi , meno ad accettare i lati imperfetti.

Accettare l’imperfezione, cullare la nostra parte bambina che vuole solo essere amata e ha paura che gli altri non la vogliano, diventare amorevoli con noi stessi e per questo mettere dei limiti a comportamenti non costruttivi, è essere realmente e deliziosamente umani. Vivi, al contrario del vampiro.

Mi farebbe, come sempre, piacere ascoltare la tua esperienza. Per questo, se vorrai, ti aspetto nei commenti.

 

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4 thoughts on “L’energia del vampiro energetico nella quotidianità

  1. Ivan

    Mi ci sono riconosciuto nel ruolo del vampiro.. la situazione vampirizzante arriva soprattutto dai social e dal modo che avevo di fare sulla spiritualità
    È stato un processo abbastanza lento dove mi sono inizialmente sentito “il salvatore del mondo” e poi mi sono sentito prosciugare (ovviamente dando poi la colpa agli altri)
    La situazione che conosciamo ha dato una mano ad aggravare le cose solleticando ancora il mio ego con il ruolo di salvatore del mondo, di grande guerriero che non cade e non si piega mai, pronto a combattere per la libertà del popolo
    In un primo momento mi sentivo come nella scena famosa del gladiatore, ma rapidamente ho perso le forze e non ho più provato gratitudine vera per niente e nessumo (tutto mi era ‘dovuto” solo per il fatto che io sia nato)
    Tutto è avvenuto senza accorgermene
    Ora sto cercando di invertire la rotta per salvare quello che si può

    Reply
    1. Barbara Righini Post author

      Grazie Ivan di questo commento in cui con autenticità racconti un momento di visione lucida su di te: importantissima e fondamentale per ripartire cambiando la dinamica! Tanta buona energia per trasformare.

      Reply

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