L’Etica del Rispetto

 

Il Rispetto in Cucina come nella Vita

Tante volte abbiamo detto che la cucina rappresenta un laboratorio alchemico, un luogo di trasformazione di alcuni alimenti, non solo in succulenti pietanze, ma in qualcosa di  più importante che possiamo definire “vita”.

Scegliamo il cibo grezzo così come si presenta e lo trasformiamo, senza rendercene conto, in tessuti, sangue, organi, pensieri e comportamenti.

La nostra vitalità, la capacità di concentrarsi, l’umore, derivano dagli elementi nutrizionali e dalle forze degli stessi alimenti.

Quanto importante, quindi, il rispetto verso questi nutrienti e verso le regole che li preservano.

Le regole.

Già, perchè, queste sono alla base del rispetto.

La cucina  permette di esperire il rispetto delle regole. Se usiamo un fuoco troppo alto, bruciamo il sugo. Se la temperatura è troppo bassa l’acqua non bolle o non possiamo caramellare gli zuccheri. Se non attendiamo il giusto tempo, non avremo una corretta lievitazione della focaccia.

Quando leggiamo una ricetta stiamo leggendo il vademecum del corretto agire, per far si che quella ricetta risulti identica all’originale. Una cacio e pepe, per esempio, non può essere realizzata con il parmigiano. Sarebbe si, una pasta con il formaggio ma non la cacio e pepe romana.

Siamo tutti consci dell’importanza di seguire, quasi in modo maniacale le istruzioni per ottenere  l’esito voluto.

Nella pasticceria, per esempio, le dosi devono essere assolutamente precise, altrimenti la ciambella non lievita, la crema impazzisce, la pasta della crostata si sbriciola.

Di fronte ai risultati che si ottengono seguendo scrupolosamente le istruzioni, manifestiamo tutto il nostro entusiasmo e la nostra determinazione per essere stati così solerti.

Rispettare talvolta significa far vivere.

Il lievito madre e il rispetto

La realizzazione della pasta madre rappresenta un ottimo esempio dell’assioma: rispetto-vita.

La nascita del lievito madre, infatti, richiede passaggi e tempi ben precisi, senza i quali esso non vedrà mai la luce. È davvero un piccolo Tamagogi, da curare costantemente. Richiede un processo di attivazione iniziale, quindi rinfreschi periodici per mantenerlo vivo e arzillo ed anche i  classici bagnetti. Il tutto secondo dei tempi e delle regole codificate.

Che soddisfazione, però, quando, dopo tanto rigore, vediamo “la vita” che si manifesta.

Ed è questo che dobbiamo sempre ricordare, anche se talvolta, significa cambiare le nostre abitudini o fare dei sacrifici.

Sacrificarsi, però, vuol dire  che stiamo realizzando il Sacro per noi stessi.

E tu, stai facendo il Sacro?

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