L’importanza delle regole e il fascino della trasgressione: cronache dal Café Philo.

Durante il nostro ultimo incontro di giugno, sentendo nell’aria l’energia frizzante dell’estate in arrivo, abbiamo deciso di dare voce a delle compagne di vita, di cui non possiamo proprio fare a meno. Regole e Trasgressione: una coppia inscindibile, binari esistenziali all’interno dei quali ci muoviamo tutti in modo più o meno dichiarato o più o meno segreto.

E’ inutile sottolineare quanto dare voce alla Trasgressione abbia animato la serata, il fascino irresistibile che ogni lontananza, anche se di sicurezza, esercita sul desiderio. Più dichiaravamo in modo emancipato la nostra apertura ad un’energia tanto dirompente quanto liberatoria e creativa, altrettanto in fretta avevamo bisogno di metterle briglie e confini per mantenere il controllo e sentirci più equilibrati. Si può controllare la trasgressione oppure, per sua natura, essa richiede il sacrificio di prudenza e buon senso? E’ forse il perenne conflitto tra ragione e istinto? O l’eterno pendolo che dà colore all’esistenza? E’ il fascino del volo e la paura di cadere, l’ebbrezza di schiacciare il pedale fino in fondo ed il terrore dello schianto, l’attrazione per ogni limite con il rischio di aprire il vaso di Pandora o varcare eroicamente le colonne d’Ercole.

In realtà, sempre per rimanere in tema automobilistico, abbiamo bisogno sia del freno che dell’acceleratore, ed il modo di gestirli caratterizza il nostro procedere in strada e nella vita. A volte gli equilibri dipendono da un momento particolare o da una fase della vita. Se pensiamo all’adolescenza e alla fisiologica necessità di ‘trasgredire’, ritroviamo il senso di rifiuti e opposizioni nella necessità di rompere il guscio, uscire dal nido e buttarsi dal ramo per imparare a volare. E poi, che stati di adolescenza emozionale ci capitino più volte nella vita, non può che farci piacere e confermare che non si finisce mai di crescere ….

Come spesso ci piace fare, ci siamo soffermati sull’etimo delle due parole: ‘regola’ deriva dal latino regere, regis, e ci rammenta l’origine regale del termine e della sua capacità di governare; ‘trasgressione’ invece da transgredi, che rimanda all’andare oltre, all’oltrepassare. Due termini piuttosto neutri in origine, nessuno più giusto di un altro se pensiamo a quanto si possa essere dei buoni o cattivi governanti, o quanto superare i limiti possa portare all’allargamento degli orizzonti o a cadere nell’abisso. Oggi si è portati a dire che per trasgredire ci vuole audacia, ma è altrettanto vero che abbracciare le regole (che è molto di più che rispettarle) richiede un atto di coraggio forse ancora più estremo, un sacro moto del cuore tutt’altro che razionale, molto vicino alla fede più pura.

Due vasi comunicanti, per quanto si tenda a preferirne uno, se si è troppo saturi si ha inevitabilmente bisogno anche dell’altro. Allora si fanno più chiare le parole del Dalai Lama: ”Dobbiamo imparare bene le regole per infrangerle nel modo giusto”. Cosa sono allora? Dei mattoncini, o meglio le impalcature che sostengono la costruzione della nostra etica? E che vuol dire infrangerle, per di più nel modo giusto? Allora non è così sbagliato trasgredire – come ci indica la morale comune, ben diversa dall’etica personale. Che liberazione vista così! I sensi di colpa si smontano come soufflé sec’è la possibilità di un modo giusto. E quale sarà mai? Non è che c’è anche la regola per trasgredire? E’ questione di misura, di scopo, di strumenti o magari di stile?

Secondo i nostri amici, oramai affezionati animatori delle nostre serate: “Tutti abbiamo paura di perderci nell’ignoto e siamo sempre alla ricerca di sicurezza, così come dei confini certi delle regole su cui facciamo affidamento, ma trasgrediamo perché abbiamo bisogno di uno scatto per poter crescere.”  Certo che è anche vero che: “Uscire dalla zona di comfort per trasgredire a se stessi e rompere gli schemi è diverso che contravvenire alle regole”. Ed è innegabile che: senza regole non esiste trasgressione“, in linea con quanto affermava San Paolo (“dove non c’è legge non c’è neppure trasgressione”), che di trasgressione se ne intendeva e perciò icona riuscitissima e credibile della possibilità di ogni cambiamento. A noi piace più pensare in termini di trasformazione, che guarda luci ed ombre della stessa luna, piuttosto che alla dualità conflittuale del cambiamento. Quest’ultimo, spesso motivato da paura o sofferenza, costringe alla lotta e al rinnego, spinge all’esilio la parte sconfitta trasformandola in ‘fuorilegge’ e animando il desiderio di trovare nuove strade per avere un suo posto. La trasformazione nasce invece dall’amore di sé, è un processo di pace e serena libertà, è la possibilità di fare le proprie esperienze, onorandole per ciò che insegnano, e di scegliere autonomamente secondo il proprio sentire.

Viviamo in una continua altalenanza tra rispetto delle regole e loro infrangimento. Il non rispettarle però è diverso dalla trasgressione che nel proporre il nuovo ed andare oltre gli schemi, incontra spesso il giudizio più severo”. Le strettoie del giudizio e delle etichette date dall’esterno sono state elementi molto presenti nella discussione, ospiti ingombranti nel quotidiano finanche castranti. C’è anche chi la pensa diversamente: “ io non trasgredisco, mi piacciono le regole – e per questo mi sento molto trasgressiva –  ci sto bene e mi fanno evitare i problemi. Mi fanno stare bene con me stessa quindi con gli altri, mentire per esempio è così faticoso! Oggi la trasgressione sembra essere la norma, seguire le regole è la vera trasgressione …” la differenza sta nella consapevolezza aggiungerei, nello scegliere un comportamento piuttosto che agire per reazione. Anche nel limite ci si riconosce e ci si sente liberi giacché anche le regole invitano a sperimentarsi. Quando non vengono accettate supinamente rimandano alla Responsabilità: il confine, il momento di passaggio dalla trasgressione dell’adolescente alle regole dell’adulto.

La serata è in conclusione e lo spazio che la trasgressione ha preso, ha rinforzato l’idea di quanto poco sia presente nella nostra quotidianità per paura del giudizio e del rifiuto: “per me la trasgressione è una reazione; è fare ciò che si vuole, è desiderio di libertà, di andare contro a volte in modo cieco lo ammetto, non necessariamente realizzi un desiderio, ma ti spinge a fare le cose al contrario per sentirsi vivi, liberi. Viviamo nelle regole, se voglio sfogarmi devo trasgredire, altrimenti viviamo nell’anonimato.

Anche il rapporto con le regole non sembra essere così sereno, soffocato da lacci troppo stretti e appesantito da meccanismi abitudinari: fare pace con le regole è come il viaggio di ritorno di Ulisse, altro storico trasgressore, che torna nella propria casa per scelta, rinnovando l’amore per le proprie radici.

Bilancio finale: il dibattito è stato acceso ma scorrevole, grazie alle ‘regole’ della comunicazione ecologica; Regole e Trasgressione sono uscite dal ring fianco a fianco con la consapevolezza del loro legame di sangue e che: è impossibile infrangere le regole,  possiamo solo infrangere noi stessi contro le regole (C. De Mille).

Arrivederci al prossimo appuntamento!!

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Autore: Stefania Nanni

Counselor relazionale in Media-Comunic-Azione® e docente di lingua e civiltà anglosassone. Umanista nell’animo per la propensione agli aspetti esistenziali e della socialità, da oltre un ventennio si occupa di crescita personale, tecniche olistiche e aggiornamento professionale, estendendo le competenze pedagogiche anche in ambito organizzativo, gestionale e formativo. Esperta di comunicazione e mediazione del conflitto, è membro di Avalon dal 2000, ove ha conseguito il titolo, e vi collabora come counselor, formatrice e blogger sul giornale “Cronache di un libero pensiero” nella rubrica “Il punto di vista del counselor”. Da sempre interessata allo sviluppo del potenziale e delle peculiarità del femminile, partecipa attivamente alle attività del “Cerchio di Sorellanza” e del “Caffè delle Donne”, coadiuvando la dott.ssa Fusco nella conduzione. Presso la Psico-libreria “I Luoghi dell’Anima” organizza e modera gli incontri pubblici del “Cafè Philo” sulle tematiche del vivere e delle relazioni, secondo i canoni della comunicazione ecologica e del dibattito aperto.

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