Normativo, affettivo, libero o adattato?

Nelle nostre esplorazioni all’interno del multiforme mondo psichico, ci è capitato più volte di parlare delle parti bambine e genitoriali. Componenti essenziali della personalità, descrivono perfettamente le relazioni che abbiamo avuto con i nostri genitori e le dinamiche di comportamento che, anche da adulti, riproponiamo nel quotidiano. Che bambini siamo stati e come abbiamo imparato ad ottenere amore e ad evitare la disapprovazione? Ed oggi, quanta spontaneità abbiamo saputo preservare e che rapporto abbiamo con le emozioni? D’altra parte è altrettanto importante osservare che genitori abbiamo avuto, o meglio percepito di avere, e quanto di loro portiamo nel mondo, soprattutto in riferimento alle regole e ai valori che ci hanno trasmesso.

 Secondo l’Analisi Transazionale, tali esperienze e modelli di comportamento del passato costituiscono l’ossatura della nostra personalità di base che si esprime nel passaggio attraverso i vari Stati dell’Io (bambino, genitore, adulto). Si tratta di aspetti complementari, sia istintivo-emotivi che analitico-regolativi in continuo dialogo/conflitto; nell’insieme generano un equilibrio dinamico e nel contempo una perenne tensione dialettica che spesso necessita della intermediazione della parte adulta. Questo stato psichico di neutralità è particolarmente importante perché connotato dalla capacità di considerare le situazioni nel qui ed ora, a differenza del bambino e del genitore che agiscono/reagiscono in base ai modelli del passato. Mentre quest’ultime sono fortemente radicate e, in positivo o in negativo, costituiscono un inevitabile imprinting, la parte adulta al contrario, non è sempre così sviluppata, in quanto è il prodotto intenzionale della costruzione di un sé personale e consapevole. Conosciamoli in dettaglio, sottolineando che per ogni tipologia esiste una variante positiva, che ne evidenzia gli aspetti integrati e le risorse, ed una negativa, per mancanza o per eccesso, da cui rilevare disagi ed aspetti di disgregazione.

 Lo stato del Genitore ricorda molto da vicino il super-io freudiano ed è quell’insieme di pensieri, emozioni e comportamenti incorporati dall’esterno. Può essere normativo, quando dà le regole o affettivo quando dà amore. Il Genitore normativo positivo è una guida che trasmette valori e sane regole con equità ed autorevolezza. La sua funzione mira alla protezione, al benessere e alla promozione dell’autonomia. Il Genitore normativo negativo  tende all’ipercontrollo e alla rigidità. E’ spesso punitivo, autoritario e sminuente; l’atteggiamento eccessivamente critico, impositivo e rimproverante finisce per svalutare e creare dipendenza. Il Genitore affettivo positivo è presente emotivamente, cura, incoraggia, è rassicurante e protettivo senza essere invadente. Il Genitore affettivo negativo è iperprotettivo e fin troppo presente tanto da risultare soffocante, richiedente ed invadente; anche non volendo, finisce col porsi in una relazione di superiorità svalutante che condiziona l’affetto ad una continua restituzione, minando spontaneità ed autonomia e creando dipendenza.

 Lo stato del Bambino è quell’insieme di pensieri, emozioni e comportamenti che derivano dalla prima infanzia, in risposta agli stimoli offerti dalle figure genitoriali e da adulti autorevoli considerati come punti di riferimento. Può essere libero o adattato. Il Bambino libero positivo si comporta liberamente rispettando sé e gli altri; è giocoso, allegro, spontaneo e creativo; ha spirito d’iniziativa e fiducia in se stesso e negli altri; conosce l’intimità e sa stabilire relazioni profonde. Il Bambino libero negativo ha senz’altro la capacità di esprimersi in modo diretto ma è dominato da impulsi e bisogni che manifesta in modo spesso aggressivo e spericolato, senza tener conto degli altri; ha difficoltà ad adattarsi ai contesti e ad accettare regole e limiti. Il Bambino adattato si comporta in relazione all’ambiente ma mentre il tipo positivo lo fa in modo funzionale e collaborativo per inserirsi nel contesto nel quale vive serenamente e ben integrato, il tipo negativo vive l’adeguamento in maniera sofferta e con esiti oscillanti dall’eccesso (iperadattamento) al difetto (ribellione). Il Bambino iperadattato è un adulto precoce, responsabile, compiacente, pronto all’accettazione incondizionata per paura, dipendenza o timidezza. Si conforma passivamente e tende ad essere sottomesso, a volte lamentoso, e accompagnato dal senso di colpa. Il Bambino ribelle mostra il suo disagio con comportamenti oppositivi e trasgressivi, contro dipendenza.

Lo stato dell’Adulto è quell’insieme di pensieri, emozioni e comportamenti appropriati alla situazione del momento. E’ inoltre caratterizzato da scelte e valutazioni sempre diverse e del tutto originali, svincolate dagli automatismi e dalle dinamiche reattive che si instaurano tra il sé Bambino e quello Genitore. In questa posizione la realtà è vissuta oggettivamente e valutata razionalmente per quello che è; in caso di difficoltà per esempio, il sé Adulto è orientato alla soluzione, più che alla ricerca dell’errore (sé Genitore) o al disagio emotivo (sé Bambino). Anche se questo stato è di solito in posizione di neutralità, quindi né in positivo che in negativo, possono esserci casi, o fasi della vita, in cui si trovi ad essere contaminato e porti all’eccesso le sue qualità razionali sfociando nell’intellettualizzazione e nella perdita di contatto, se non nella svalutazione, di valori, emozioni e rapporti interpersonali.

 Dopo aver letto queste descrizioni scommetto che, così come è successo anche a me, molti di voi si siano rivisti in quegli atteggiamenti o abbiano rivissuto certe dinamiche che ci accompagnano sin dall’infanzia, o ancora stiano interpretando certi comportamenti altrui. Proprio così, questo è uno strumento in più, utilissimo per conoscerci meglio e comprendere le relazioni a qualunque livello: familiare, intimo, amicale, professionale. Siamo prevalentemente Genitori, Bambini o, com’è presumibile fluttuiamo tra i diversi stati? Oppure manifestiamo caratteristiche del tutto diverse a seconda dei contesti? E per finire, quanto spazio ha l’Adulto nel nostro quotidiano? Se avete voglia di approfondire, vi lascio con un esercizio molto semplice ed efficace al tempo stesso che si chiama Egogramma di Dusay. Si tratta di un istogramma che ha in orizzontale (ascissa) i vari stati dell’Io: GA (Genitore Affettivo), GN (Genitore Normativo), A (Adulto), BL (Bambino Libero), BA (Bambino Adattato) e in verticale (ordinata) i punteggi riferiti alle risposte (per es. da 1 a 10) che ognuno darà rispetto alla rilevazione dei comportamenti e degli stati dominanti. Potete decidere se riferirlo alle vostre dinamiche in generale, o rispetto a persone o contesti particolari. Formuliamo un’ipotesi: iniziamo con una domanda specifica riguardo a come ci poniamo in coppia o sul lavoro, per esempio, poi diamo ad ogni stato un valore da 1 a 10. Noteremo che, secondo l’Ipotesi della Costanza di  Dusay: “quando uno stato dell’Io si accresce, un altro, o più di un altro, devono decrescere per compensarlo. Il cambiamento di distribuzione dell’energia psichica è tale che la quantità complessiva di energia debba rimanere costante. Ciò significa che è più opportuno accrescere gli stati desiderati che reprimere quelli non desiderati: essi si ridurranno si conseguenza”. Potremmo definirlo uno strumento del sé Adulto, che si pone in osservazione oggettiva e non giudicante delle dinamiche di relazione che in questo modo vengono viste nel loro complesso e possono essere migliorate e sostenute valorizzandone gli aspetti di risorsa, anche alla luce di possibili confronti su come ci vedono gli altri.

Buon lavoro allora, e alla prossima.

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Autore: Stefania Nanni

Counselor relazionale in Media-Comunic-Azione® e docente di lingua e civiltà anglosassone. Umanista nell’animo per la propensione agli aspetti esistenziali e della socialità, da oltre un ventennio si occupa di crescita personale, tecniche olistiche e aggiornamento professionale, estendendo le competenze pedagogiche anche in ambito organizzativo, gestionale e formativo. Esperta di comunicazione e mediazione del conflitto, è membro di Avalon dal 2000, ove ha conseguito il titolo, e vi collabora come counselor, formatrice e blogger sul giornale “Cronache di un libero pensiero” nella rubrica “Il punto di vista del counselor”. Da sempre interessata allo sviluppo del potenziale e delle peculiarità del femminile, partecipa attivamente alle attività del “Cerchio di Sorellanza” e del “Caffè delle Donne”, coadiuvando la dott.ssa Fusco nella conduzione. Presso la Psico-libreria “I Luoghi dell’Anima” organizza e modera gli incontri pubblici del “Cafè Philo” sulle tematiche del vivere e delle relazioni, secondo i canoni della comunicazione ecologica e del dibattito aperto.

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