Partire è un po' ri-nascere

Dice il vecchio adagio che “chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quello che lascia ma non sa quello che trova”. Però se la decisione è davvero di pancia e non di testa, un sentore relativo alla strada nuova si ha. Sapere ciò che si lascia, poi, è un bene, un ramo secco in meno. E si sta più leggeri, cosa importante se si viaggia. Altra metafora del parlare comune è quella della porta da chiudersi alle spalle.

 

Ecco, la nostra storia comincia da qui. La porta che Andrea Campanella chiude alle sue spalle, nel 2011, è quella dello psichiatra. Sapendo di «dover fare qualcosa, per uscire fuori da una situazione di stallo – come racconta lui stesso al telefono – e confrontandomi con una diagnosi che implicava cure e una presa di coscienza della situazione».

 

Il cuore va alla bicicletta, passione coltivata fin da ragazzo, praticando ciclismo non agonistico e con un papà impiegato in una ditta di bici da corsa. L’idea: il giro del Mediterraneo in bici. «Sapendo di essere ‘pazzo’ – racconta lo stesso Andrea – ma felice. Con quella voglia di fare ciò che vuoi sempre nel rispetto degli altri». Quarant’anni a luglio prossimo, da Vicenza, Andrea Campanella diventa “Pazzo da viaggiare”. Questo il nome del suo progetto a pedali, storia di riscatto personaleavventura, nonché esempio concreto di prendere e restituire.

 

Da tecnico di sistemi di sicurezza bancari, Andrea ha lavorato anche in Africa. E un po’ di lui è rimasto lì. Aggiusta il tiro del progetto e decide: «Da Vicenza, vado in Africa in bicicletta». Parte alla fine di aprile 2011, con in tasca sole duecento euro e «ancora le sigarette, senza allenamento, con una bici modesta e senza saper realizzare un blog». Ma soprattutto con un’idea fissa: restituire all’Africa, cercando fondi per la costruzione di pozzi.

 

Servono soldi, contatti. Altra idea: coinvolgere gli amici in giro per l’Europa, andare per tappe raccogliendo appunto i fondi per i pozzi attraverso cene vegetariane e vegane preparate da lui stesso. Nonchè con la vendita di opere messe a disposizione dagli artisti che supportano il progetto. E poi, giusto il necessario per lui per vivere, con la vendita di magliette e disegni propri.

 

Si parte. Da Vicenza Andrea arriva a Rotterdam, dove vive un amico che non vede da tempo. Da lì comincia la discesa a sud: Le Havre, La Rochelle, Bourdeaux arrivando sul Mediterraneo attraverso la ciclabile del Canal du Midi nella Francia meridionale. Da lì, Perpignan, Barcellona, la costa spagnola fino a Siviglia, profumo d’Africa. E il Marocco. Con rientro a fine luglio 2011, però in aereo per motivi fisici.

 

«L’idea dei pozzi era viva – prosegue Andrea -. Ma non sapevo a chi rivolgermi. Ho preso tante porte in faccia da parte di grandi associazioni alle quali ho presentato il progetto. Forse perchè non sono ‘famoso’. Poi ho scoperto Maurizio de Romedis e la sua ICIO Onlusfinanziando con il mio viaggio, fino ad ora, due pozzi in Kenia. Tutto alla luce del sole, tutto documentato come indicato nella sezione del mio sito ‘I conti tornano’». Nella foto, proprio uno dei pozzi realizzati.

 

Il progetto, che Andrea definisce la sua «auto-terapia» è ad un suo nuovo punto di svolta. Proprio in questi giorni il nostro è di nuovo in viaggio in bici, questa volta attraverso l’Italia. «Stessa modalità e stesso obiettivo. Però durante le serate ci sarà una cassetta in meno. Raccolgo solo i fondi per i pozzi e, per quanto poco fosse prima, nulla più per il mio sostentamento. Mi affido al buon cuore delle persone che ospiteranno le serate».

 

Ma non finisce qui. «C’è una terza fase, da preparare al termine di questa seconda. E cioè arrivare davvero in Kenya in bicicletta».

 

 

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