Spesso la penna di uno scrittore dà voce a pensieri che altrimenti rimarrebbero taciuti. È il caso di Vladimir Nabokov, autore di un romanzo complesso e affascinante al tempo stesso: Lolita. Un testo perfetto per riprendere le conversazioni al Covo lo scorso 16 febbraio, perché, in un istante, ha ricreato l’atmosfera intima e densa di rivelazioni che tanto ci piace.
Un libro definito scabroso, scandaloso, tanto che Nabokov dovette attendere due anni prima di vederne la pubblicazione a Parigi ad opera di una casa editrice specializzata in letteratura erotica, era il 1955. La vicenda, infatti, infrange un tabù, quello dell’amore tra un uomo adulto, il prof. Humbert Humbert e la giovanissima Lolita. Dopo un tragico evento, i due si troveranno a compiere un viaggio senza meta che è l’inizio di una storia d’amore travolgente e ineluttabile. Un romanzo che è diventato da subito un best seller e che ha ispirato registi del calibro di Stanley Kubrik e Adrian Lyne, (lo stesso di 9 settimane e ½).
Ci siamo chiesti quale sia, ancora oggi, il motivo di tanto successo, non di certo i contenuti espliciti, visto che Lolita, ormai, si potrebbe leggere nelle scuole. Ciò che avvince di questo personaggio, a distanza di tanto tempo, è la naturalezza con cui in lei si contemperano caratteristiche opposte, come la sensualità e l’innocenza, la potenza con cui emerge un’essenza complessa e primigenia che le dà la forza di un archetipo: quello della Ninfa!
È lo stesso autore a dichiarare il suo intento narrativo in più punti del romanzo:
“il tema del cosiddetto “sesso” non mi interessa affatto. Chiunque può immaginare quegli elementi di pura animalità. Ciò che mi alletta è un’ambizione superiore: fissare una volta per tutte il periglioso sortilegio delle ninfette”[1].
Tutta l’opera di Nabokov, riprendendo un sapere degli antichi Greci meno noto a noi, può essere letta come un omaggio a queste sontuose creature,[2] talmente belle da attirare gli Dei sulla terra. Il corpo della Ninfa è depositario di una Conoscenza dalla qualità sottile, che travalica i limiti della ragione, e di cui chi si congiunge con lei può fare esperienza attraverso i sensi.
Riscoprire l’energia Ninfa in noi ci consente di sperimentare quel senso di fusione che ci fa leggere l’altro con una totale naturalezza, vivere le sue emozioni e i suoi pensieri come fossero i nostri, ma c’è un rischio che dobbiamo imparare a riconoscere e a neutralizzare: perdersi [3]. Ecco, allora, dove risiede la vulnerabilità che si è ammantata del giudizio di “scandaloso”, il fatto che i due protagonisti (e non solo Humbert) si siano lasciati travolgere dall’energia di Eros fino alle estreme conseguenze.
Ma Eros è vita, piacere, creatività, passione … come emerge durante la nostra chiacchierata al Covo, e non solo la componente sessuale dell’amore. Eros è un motore potente che ci fa evolvere e ci rigenera. È la passione che investe ogni ambito della nostra vita. È quello stato in cui i pensieri sfumano, la nostra identità si fa labile fino a dimenticarci di chi siamo per fare spazio ad una forza infinita e universale che ci connette al Tutto. Quando manca, il quotidiano perde di colori e intensità, ma basta riaprirgli le porte e tendergli qualche esca perché lui torni a trovarci … per esempio teniamo Lolita sul comodino.
[1] Vladimir Nabokov, Lolita – Adelphi Edizioni
[2] Roberto Calasso, La follia che viene dalle Ninfe – Adelphi Edizioni
[3] Zuleika Fusco, Viaggio nelle energie del femminile – Om Edizioni