Slow-fit. Mantenersi in forma con consapevolezza

Agosto è terminato, ci addentriamo nel territorio settembrino, porta dell’autunno. Settembre è un mese particolare, un mese in cui la pigrizia estiva svanisce e tutto sembra ricominciare. Come a Capodanno, molti di noi in questo mese fanno buoni propositi, che spesso riguardano il mettersi o mantenersi in forma.

Mi sembra quindi un ottimo momento per raccontarvi di un approccio all’attività fisica “slow”.

Il termine “Slow-fit” l’ho coniato una mattina presto di fine luglio, quando Miriam, counselor mediacomunicativo e istruttrice di fitness da una ventina d’anni, ha proposto a me e ad altre amiche qualche sessione di ginnastica sul mare.

Alle sette del mattino quindi la spiaggia libera del centro di Pescara ha visto un gruppetto di cinque o sei donne, in cerchio, fare movimento.

Ci è stato subito chiaro come l’approccio fosse diverso dal solito. Miriam infatti come prima cosa ci invita a chiudere gli occhi e concentrarci sul nostro respiro, per poi “sentire” il corpo ed infine portare energia alla parte che quel giorno sentiamo più debole.

Questa concentrazione ha uno lo scopo preciso di farci prendere consapevolezza di come ci muoviamo. Spesso infatti si fa sport molto velocemente, senza sentire quali muscoli si stanno contraendo, senza far caso o addirittura deliberatamente ignorando le parti eventualmente dolenti. E’ un sistema che porta sensi di colpa quando non riusciamo ad arrivare in fondo alle ripetizioni previste, costa parecchia fatica, ci pone a rischio traumi e risulta poi poco efficace allo scopo sia di attivare il metabolismo, sia di tonificare.

Il metabolismo – spiega Miriam – si attiva col respiro. Respirando portiamo l’attenzione sul corpo e veicoliamo così l’energia dove ce n’è più bisogno. Il pensiero veicola energia e il corpo la recepisce, ma deve averne il tempo. Concentrandoci sulla respirazione ci predisponiamo verso un ascolto profondo di noi, tanto da riuscire, durante gli esercizi, a trasformare la fatica in piacere”.

Mica male, non vi sembra?

Man mano che il nostro allenamento prosegue, l’impressione è proprio quella. Siamo più sciolte, siamo più consapevoli dei nostri limiti e di conseguenza più chiare su come superarli poco alla volta.

Gli esercizi proposti sono di vario genere, dallo yoga al pilates, passando per posizioni statiche dove il peso del corpo è ciò che basta per generare tonicità: “Da parecchio tempo ho abbandonato i pesi. Già la vita ha i suoi! Le metafore sono importanti. Perché sollevare pesi quando possiamo autonomamente gestire il peso del corpo in modo assolutamente individuale? Il mio scopo non è insegnare un movimento, il mio scopo è far sì che ciascuno possa apprendere il proprio. In questo modo le energie non si disperdono, ma vengono investite nella cura di sè stessi ”, continua Miriam. Sempre attenta a notare come ci predisponiamo ai movimenti richiesti, in modo da evitare che qualcuna di noi si faccia male, lascia però libertà e il tono con cui si rivolge a noi non è mai di rimprovero.

Il mio pensiero corre immediatamente al tipo di fitness che sembra spopolare di questi tempi, dove vanno di moda workout con nomi leggermente inquietanti. Vi dice niente “Insanity”? Mi viene da pensare che il mondo in cui viviamo, dominato da una logica prevalentemente maschile, che ama i numeri, i calcoli, le definizioni e odia l’indeterminato e l’imprevisto, tipici invece dell’energia femminile, sia terreno fertile per il proliferare di corsi dove l’obiettivo è correre sempre più a lungo, sollevare pesi sempre più alti, aumentare sempre di più il numero delle ripetizioni… Certo, la nostra parte maschile, razionale e logica apprezza molto. Ma se non teniamo in considerazione anche la nostra parte femminile, analogica, che per i numeri e le misure non ha nessun interesse, prima o poi il nostro equilibrio vacillerà – e non solo interiormente!

Per questo, quando propone posizioni tipiche del Pilates, che richiede una respirazione toracica con un energia maschile, Miriam fa terminare l’allenamento con una respirazione “di pancia”: “in questo modo maschile e femminile giocano in squadra: l’energia maschile si mette al servizio del benessere psico-fisico, viene ringraziato e onorato per questo. Riportando la respirazione verso la parte bassa dell’addome, la “pancia”, sede delle nostre emozioni più profonde, riportiamo attenzione al femminile, che abbiamo momentaneamente messo in secondo piano durante gli esercizi“.

A questo punto, ne sono certa, la parte maschile del vostro cervello si starà chiedendo quali risultati si hanno. Vi dico solo che in un mese ho aumentato la flessibilità e ho perso tre centimetri di girovita…

Che ne dite, vi incuriosisce lo slow-fit? Preferite un approccio più aggressivo? Che tipo di attività fisica vi piace fare? Avete mai avuto la sensazione di correre correre correre senza avere nessun risultato?

 

 

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2 thoughts on “Slow-fit. Mantenersi in forma con consapevolezza

  1. Starchild

    Giusto da pochi giorni sto valutando attraverso lezioni di prova se seguire un corso di pilates oppure yoga. Mi ci sono approcciata per problemi fisici con cui sto facendo i conti, vedremo cosa sento sarà meglio per me. Pratico da qualche anno zumba, che è movimento ad alta intensità e mi piace moltissimo, perchè, nonostante la fatica, sento che mi aiuta tanto a scaricare la tensione psicofisica e poi, io amo ballare, ce l’ho nel dna :-D! Però vorrei integrare appunto con un tipo di attività completamente diversa, come quelle di cui parlavo all’inizio del post. A sensazione, penso che mi possano aiutare maggiormente a recuperare/ritrovare il benessere del pre-problema fisico.

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    1. Barbara Righini

      “a sensazione” mi sembra un’ottima premessa, quindi buona energia per il tuo approccio ad un’attività nuova… tanto, se proprio non dovesse piacerti, si può sempre smettere 😉 Grazie della tua condivisione 🙂

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