Sua maestosità l'albero

Un paio di anni fa, durante uno splendido viaggio-workshop fotografico in Marocco, in direzione delle vette della catena montuosa dell’Atlante, il fotografo che ci accompagnava suggerisce uno stop per fare un po’ di prove con scatti panoramici. Tutto stupendo, ça va sans dire. Di fronte, una piccola altura con un albero proprio sulla sommità e tutto brullo intorno. La guida indica e lo descrive come un “arbre marabout”. Il termine “marabutto” – in Marocco, a partire dalle radici berbere per poi estendersi al Nord Africa e oltre – indica un “santo” al quale sono attribuite particolari virtù. Marabutto è detta anche la tomba a cupola nella quale è sepolto. Per estensione con il vocabolo si indica anche un elemento naturale con determinate facoltà. Insomma, a farla breve, eravamo di fronte ad un albero marabutto, un albero sacro in poche parole, custode di aspirazioni, “preghiere”, storie. Ogni volta che mi capita di vedere un bell’albero, che sia in città, con la chioma che supera i palazzi, in montagna, isolato in piena campagna, penso a quell’albero sacro.

Il nostro Paese ne è pieno. “L’Italia possiede un patrimonio di monumenti verdi forte di 22.000 ‘alberi di notevole interesse’ – si legge nel sito del Corpo forestale dello Stato nella sezione dedicata appunto agli alberi monumentali -. Tra questi oltre 2.000 sono definiti di ‘grande interesse’ e ben 150 di ‘eccezionale valore storico o monumentale’”. C’è una legge pensata “al fine di dare omogeneità alla differenziata legislazione regionale avente come obiettivo la tutela e la valorizzazione di tali esemplari (…) fornisce una definizione giuridica di albero monumentale univoca”.

Il primo “Censimento nazionale degli alberi di notevole interesse” è stato avviato nel 1982 proprio a cura del Corpo forestale dello Stato: “da allora la ricerca non si è più interrotta: più di un terzo della superficie italiana è ricoperta da foreste e la ricerca dei patriarchi verdi nel tempo si è estesa anche alle pieghe del territorio più difficili da raggiungere. La quantità di dati raccolta nel tempo è sorprendente”. Il censimento va oltre l’albero inteso come categoria vegetale ma identifica “singoli soggetti arborei che hanno una propria ‘individualità’ per essere eccezionalmente vecchi, per essere stati protagonisti di episodi storici o per essere legati alla vita di uomini illustri o di santi. Monumenti della natura, insomma, che si collocano accanto a quelli creati dall’uomo e costituiscono un patrimonio di inestimabile valore, da conoscere e da tutelare”.

Che dire dell’oleastro (un olivo selvatico) di San Baltolu di Luras, nella provincia di Sassari? E’ alto 14 metri, ha una circonferenza che supera gli 11 e un’età stimata di oltre 3500 anni! O dei larici millenari di Santa Gertrude a Ultimo (Bz): si trovano a oltre 1400 metri di quota, hanno un’altezza fino a 35 metri e hanno superato i 2000 anni di età. E ancora il cipresso di 25 metri a Villa Verrucchio (Rn) che la tradizione vuole essere stato piantato da San Francesco nel 1213 (ma si ritiene sia ancora più antico). Proseguendo con l’olivo di Canneto a Fara Sabina (Ri) la cui longevità è stimata a più di 2000 anni. Dopo più di trecento anni di vita, invece, lo scorso luglio, il celebre olmo di Campagnola (Re) alto quasi 30 metri e con una circonferenza del tronco di oltre cinque metri, è andato. Per gli abitanti del posto era l’Olma, al femminile. Poi ci sono alberi legati ad eventi storici, come il pino laricio di Sant’Eufemia d’Aspromonte (Rc) sotto il quale si riposò Garibaldi ferito durante la celebre battaglia dell’Aspromonte. E ancora: il platano di Carpinello (Fc) con i suoi 200 anni, il Castagno dei cento cavalli nel territorio del comune di Sant’Alfio (Ct), plurimillenario e con una circonferenza pari a 22 metri e gli oltre duemila cipressi secolari di Bolgheri nel comune di Castagneto Carducci (Li) cantati da Giosuè Carducci nella poesia Davanti a San Guido: “I cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar…“. Meglio “in duplice filar” che al centro di una rotatoria, come l’olivo di Faenza (piantato per celebrare la vittoria dell’allora coalizione che nel nome si ispirava proprio all’albero) nel frattempo rinsecchito e diventato scultura. Nelle stesse cronache locali che ne riferiscono (Corriere di Ravenna, Faenza-Lugo e Imola del 27 settembre 2012), si dice di un olivo a Brisighella, sempre nei pressi di Faenza, che “potrebbe avere anche mille anni” e “produce ancora circa due quintali di olive”. Tornando alla poesia, a Milano, nei Giardini Montanelli, c’è una quercia rossa americana sotto la quale si dice fosse solito riposare il poeta Montale.

L’elenco, dunque, è lungo. Curiosando fra le tabelle del censimento a cura del Corpo forestale dello Stato, divise per regioni, si trovano esempi di alberi la cui vita ci sia augura prosegua ancora per molto. Fra gli esemplari ritenuti di eccezionale valore storico o monumentale (per chi scaricasse il documento, sono quelli evidenziati in verde) spiccano il pioppo bianco al km 31 sulla Tiburtina Valeria a L’Aquila, alto 30 metri e con circonferenza di oltre 6 metri o il faggio di Spinoso (Pz) in località Raparo, alto 32 metri e con circonferenza di oltre 3 metri; a Spezzano Sila (Cs) in località Fallistro c’è un pino laricio altro 43 metri e con quasi sei metri di circonferenza, mentre nel centro abitato di Avella (Av) svetta il platano orientale altro 22 metri e con circonferenza di oltre 12. E ancora: l’abete bianco nel comune di Bagno di Romagna (Fo), alto 42 metri, l’olmo del Caucaso di 36 metri nella villa Zorze Rossetti a Latisana (Ud) e il bosso di oltre 13 metri di circonferenza in località Sant’Angelo (Vt), mentre in località Benevento nel comune di Mallare (Sv) c’è un faggio alto 35 metri e il platano orientale in via Dante a Belgioioso (Pv) è alto 40 metri. C’è la sughera di 22 metri nell’abbazia di Fiastra ad Urbisaglia (Mc) mentre in località Colle Macchia a Guardiaregia (Cb) c’è un faggio alto trenta metri e con una circonferenza di quasi 5, per non dire del cedro dell’atlante nel parco Castello a Montalenghe (To) altro trenta metri e con una circonferenza di 12. In Puglia, in località Pantanelli a Monopoli (Ba) c’è un olivo alto dieci metri e con una circonferenza di tre e il leccio in località Fresta Montes-Sas Baddes a Orgosolo (Nu) è alto 28 metri e ne ha 7,6 di circonferenza. In località Nucifori Taverna a Sant’Alfio (Ct) c’è un castagno con circonferenza di 22 metri e la sequoia sempreverde nel parco Sammezzano a Reggello (Fi) è alta 46 metri, un po’ meno dell’abete bianco in località Malga Laghetto nel comune di Lavarone (Tn): 50 metri. Un olivo nei pressi di Trevi (Pg) è alto sei metri e supera i nove di circonferenza, l’ippocastano nel centro abitato di Donnas (Ao) è alto 25 metri e in località Al Platano nel comune di Caprino Veronese (Vr) c’è un platano orientale dalla circonferenza di oltre dieci metri.

Buon viaggio d’Italia fra le chiome e il verde dunque. A cominciare dall’aiuola sotto casa.

(Nella foto: uno scorcio della “foresta vetusta” del Bosco di Sant’Antonio, Pescocostanzo (Aq); Per gentile concessione: Regione Abruzzo).

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Autore: Alessandro Ricci

Pescara, 1974. Giornalista free lance, inizia con Il Messaggero Abruzzo nel 1994. Collabora nel tempo con testate regionali e nazionali, cura l'ufficio stampa per enti pubblici e privati in particolare nel settore viaggi e turismo. Nel 2007 avvia il progetto Borracce di poesia - La bici per il verso giusto. Il tutto nel segno della curiosità e della conoscenza.

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