Un'ottantenne a Parigi

Dentro di noi lo spirito d’avventura alloggia sovrano e anche se per una vita l’abbiamo chiuso in uno scantinato e, magari, solo per qualche momento gli abbiamo permesso di uscire, è lì, pronto a emergere, appena se ne presenti l’occasione.

Non importa se, quando ciò accade, i capelli sono diventati bianchi e l’età ha varcato la soglia degli ottanta. Lo spirito d’avventura sfodera la sua spada scintillante, tira fuori il suo mantello un po’ datato e vive la sua storia.

Questo è ciò che ho appreso in questi ultimi giorni passati insieme con la mia mamma a Parigi.

Diversamente da ciò che immaginavo, quando le abbiamo proposto, il giorno del suo compleanno, un weekend in questa spettacolare città, non ha battuto ciglio, lei che richiede mesi di preparazione:” Ci sono state tutte le mie amiche! Ora la vedrò anch’io!”

Così siamo partiti!

Durante il volo di andata, ho indagato con discrezione su cosa l’avesse spinta ad accettare senza ripensamenti, atteggiamento alquanto insolito per lei ma non mi ha lasciato neanche terminare:” Per forza, una occasione così quando mi ricapita?” “ Dovevo prenderla con le mani e con i denti!”.

La prima lezione che ne ho tratto è che si può modificare la propria visione della vita in ogni momento: c’è sempre tempo per farlo.

Arrivati a Parigi, abbiamo camminato in largo e lungo, con il sole o con una pioggia battente, salito e sceso le scale della metropolitana, preso taxi; il tutto senza una lamentazione o uno sbuffo, tenendo conto che lei ha una protesi al ginocchio.

Alla fine del secondo giorno ha esclamato trionfante che si erano sciolte le articolazioni e ha iniziato a scendere e salire le scale usando le gambe in alternanza e non poggiando prima un piede, poi riunendo l’altro e poi facendo il gradino.

La seconda lezione che abbiamo appreso entrambe, avendone parlato, è che è solo la paura a bloccarti e a ingolfare il tuo motore. Null’altro.

Parigi è la patria dei paté, dei “plateau de frut de mere”, delle crepes, delle tarte tatin e della mousse, del petto d’oca e dell’ile flottante! Gusti meravigliosi ma così diversi dalle cose quotidiane.

La mamma ha assaggiato di tutto, ha gustato le ostriche, si è esaltata per i potage, per le crepes salate e per l’ile flottante. Ha spolverato i macarons e si è divertita a mangiare greco.

Senza un solo problema, lei che ha il reflusso gastro esofageo.

La terza lezione che ne ho tratto è che deve essere qualcos’altro che si pianta sullo stomaco e non certo  il cibo e che il corpo continua a parlarti con tenacia, senza stancarsi: a noi la chance di ascoltarlo.

Indubbiamente l’età rallenta un po’ i movimenti e l’agilità nel salire e scendere non è quella di una ventenne, tanto  che la mamma quando abbiamo preso un risciò, per andare dai giardini delle Tuilleries alla Torre Eiffel, nel salire si è incastrata tra il tetto e il sedile ed è rimasta cinque minuti, con il didietro al vento, il risciò quasi inclinato, l’anca piegata e il piede sul predellino; senza andare né su né giù, e sapete perché? Perché si stava letteralmente sbellicando dalle risate, contagiando noi e il conducente che, all’arrivo, quando per scendere ha usato il metodo degli orsi, all’indietro, le ha battuto le mani esclamando:” Brava Maman!”

La quarta lezione è che saper ridere di se stessi senza prendersi troppo sul serio è uno strumento infallibile per colorare la vita di rosa e leggerezza.

Parigi è anche la patria dei cosmetici, delle maison della moda, dei profumi e delle belle donne.

La mamma ha voluto comprarsi una nuova matita per scurire le sopracciglia, ormai imbiancate, perché quella che usava, le avevo fatto notare, aveva un insolito colore rosso.

L’indomani è uscita trionfante con le sue sopracciglia disegnate con il nuovo acquisto; non solo, ha comprato anche un foulard tutto colorato, per rallegrare il viso, come ricordo di questa esperienza.

La quinta lezione che ho appreso è che la voglia di essere guardati e piacere è sempre attiva e che Afrodite non ha età.

La maestosità di Parigi colpisce chiunque, con la grandezza delle strade, la sontuosità dei palazzi, i fantastici tetti di ardesia, i balconi con le balconate in ferro battuto, la straordinarietà della torre Eiffel così ancora futuristica nei suoi quasi 130 anni.

La mamma ha guardato tutto con gli occhi sbarrati,  con un susseguirsi di “Oh! Che bello!”,” Che meraviglia” e quello stupore fanciullesco ed innocente che l’ha portata ad esclamare davanti all’imponenza di Notre Dame con le sue guglie e i suoi rosoni:” Chissà come è stato soddisfatto il costruttore quando l’ha finita!”

La sesta lezione è stata che il bambino magico continua a rimanere dentro di noi per tutta la vita, regalandoci doni speciali.

Siamo tornati da Parigi con l’animo leggero: lei perché aveva ricevuto la chance di vedere una città europea a ottantadue anni, io perché mi sono regalata la chance di rivisitare il mio rapporto con lei alla luce del mio essere adulta.

La settima lezione che ho portato a casa è che so di essere in grado di accudirmi e di aver smesso di giudicarla e criticarla. E’ fatta com’è fatta la mamma e la ringrazio per quella ferita di non amore, che ho imparato a riconoscere, e per la quale ho sviluppato la mia personalità.

La mamma non sa di tutte queste cose ma certo ha rappresentato un ottimo specchio.

A noi tutti che abbiamo gli strumenti per comprendere e agire ha regalato sette indimenticabili lezioni!

W la mamma!.

 

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