Voglia di leggerezza, voglia di lentezza

 

Vento d’estate. Io vado al mare, voi che fate?
Non mi aspettate, forse mi perdo … (M. Gazzè.)

 Che voglia di perdersi. Di cambiare idea, o meglio di non averne affatto, per seguire l’ispirazione del momento; di non dover obbedire all’orologio per diluirsi negli attimi interminabili del tempo senza tempi; di viaggiare leggera, verso dove il vento mi porta.

 Estate finalmente, e finalmente in ferie. Capita anche a voi, cari amici e liberi pensatori, di desiderare tanto l’arrivo dell’estate pieni di buoni propositi, tanti dei quali poi non prendono corpo, perché si arenano presto in un mare di stanchezza?

Negli ultimi anni mi sono spesso interrogata sulla mancanza di energia che mi accompagna al sopraggiungere dell’estate, insieme a quella sensazione di esserci arrivata con il fiato corto, quasi in apnea. Una parte di me, quella con cui sono abituata a pensarmi, è pronta e scalpitante sui blocchi di partenza per partire ed esplorare il mondo, e fare finalmente le mille cose per le quali è mancato il tempo; un’altra invece, emersa più di recente, vorrebbe tanto fermarsi per godere ciò che ha, riallungare il respiro e riposare, perché di cose da fare ce ne sono state fin troppe. Insomma, un occhio guarda la valigia e l’altro il divano. Che dilemma, come mai? Sarà il caldo o forse gli anni non più ruggenti? Indecisa tra il ruggito o la ruggine, la vela o l’ancora, la zingara o la casalinga, per evitare di aggravare lo strabismo esistenziale del momento, decido di chiudere gli occhi ed ascoltare, tutti.

 Per farlo, indico una sempre vivace assemblea del mio condominio interiore: quante voci e mani alzate! I miei sé primari, sempre un po’ capetti perché in prima linea, ed abituati a pensare di avere sempre ragione, sono i primi ad esprimersi: l’estate è un dono e sarebbe uno spreco usarla per riposarsi, piuttosto bisogna approfittare della bella stagione e del tempo in più per esaudire tutti i propri desideri. Quella che credo stanchezza è solo pigrizia, tanto poi si sa che se supero il momento e vado, sono sempre contenta. Replicano gli altri sé, ultimamente sempre più emergenti ed autorevoli anche se amano stare piuttosto defilati: non possiamo far finta che il tempo non passi, che il corpo non ne risenta e che lo spirito non evolva, desiderando magari cose diverse. La stanchezza, al contrario, è un richiamo molto preciso: il corpo chiede di fermarsi perché affaticato e vuole che si presti attenzione a quel fiato corto. Per lo spirito è un modo per far notare che sta opponendo resistenza a qualcosa che non gli va o la fa sentire a disagio. Dopo tanta corsa e tanta azione non sarebbe il caso di dedicarsi a qualcosa di più introspettivo? Le repliche sarebbero infinite da raccontare ma parlano di noia mortale e pensione anticipata in opposizione a incoscienza, superficialità e peterpanismo. Che fare?

Questo, cari amici, è solo un esempio di come siamo a volte combattuti tra desideri contrastanti e, presi nel vortice di una decisione da prendere in fretta, rischiamo la paralisi perché ubriachi di confusione, o di prendere quella sbagliata, spinti dal disagio di stare in due scarpe diverse. Di certo, fermarsi e prendersi del tempo per ascoltarsi risulta fondamentale. Serve a comprendere che ogni parte di noi ha le sue ragioni e rappresenta delle necessità autentiche, anche se a volte i volumi sono esacerbati. In questo tira e molla, ho capito che devo lasciare la molla, far cadere la dinamica e cambiare le regole del gioco, per passare dal tiro alla fune al girotondo. Né vincitori né perdenti, non si tratta di scegliere qualcosa escludendone un’altra, ma prestare attenzione a tutti i segnali per accoglierne le istanze, e decidere mediando.

 Ora mi è tutto più chiaro e capisco il valore di ogni interrogativo anche se sofferto. La domanda contiene già una risposta, poiché indica una direzione ove guardare, un angolo dimenticato da illuminare e riconsiderare in una prospettiva che diventa più ampia, allargando le possibilità di scelta. E quanta ricchezza nelle contraddizioni, nell’apparente incongruenza degli ossimori, microcosmi di realtà compiute nella loro polarità, che celano verità universali nelle pieghe del paradosso.

Andare o fermarsi? Entrambe ovviamente, andrò e mi fermerò e lo farò con voluta lentezza. Valigia e divano saranno onorati e rispettati, avrò tempo per mordere la vita oliando le giunture, tenderò la vela e getterò l’ancora per respirare, e tanto per iniziare, la zingara e la casalinga usciranno insieme a fare shopping. La stanchezza è reale e impone di rallentare, ma va ascoltata a piccole dosi per non sentirci vittime, impigrirsi troppo e perdere le tante opportunità che la vita rimanda innegabilmente. E’ bello fare tante cose ma lo è altrettanto concedersi il lusso di non fare, di non pianificare anche il tempo libero, di decidere al momento per perdersi nel vento, e finalmente ritrovarsi.

 

Non correre. Fermati. E guarda.
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.

 Elogio della lentezza – Roberto Roversi

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Autore: Stefania Nanni

Counselor relazionale in Media-Comunic-Azione® e docente di lingua e civiltà anglosassone. Umanista nell’animo per la propensione agli aspetti esistenziali e della socialità, da oltre un ventennio si occupa di crescita personale, tecniche olistiche e aggiornamento professionale, estendendo le competenze pedagogiche anche in ambito organizzativo, gestionale e formativo. Esperta di comunicazione e mediazione del conflitto, è membro di Avalon dal 2000, ove ha conseguito il titolo, e vi collabora come counselor, formatrice e blogger sul giornale “Cronache di un libero pensiero” nella rubrica “Il punto di vista del counselor”. Da sempre interessata allo sviluppo del potenziale e delle peculiarità del femminile, partecipa attivamente alle attività del “Cerchio di Sorellanza” e del “Caffè delle Donne”, coadiuvando la dott.ssa Fusco nella conduzione. Presso la Psico-libreria “I Luoghi dell’Anima” organizza e modera gli incontri pubblici del “Cafè Philo” sulle tematiche del vivere e delle relazioni, secondo i canoni della comunicazione ecologica e del dibattito aperto.

0 thoughts on “Voglia di leggerezza, voglia di lentezza

  1. mireranno

    Codesto intervento è assolutamente interessante, come l’intero
    sito in generale. Sono un assiduo lettore, complimenti.

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    Reply
    1. Zuleika Fusco

      grazie infinite! continua a leggerci e raccontaci i tuoi punti di vista! ci saranno utili a crescere 🙂

      Reply

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