In questi giorni di pre-estate, dove l’atmosfera si è fatta più leggera, la luce aiuta il nostro buonumore e abbiamo più voglia di trascorrere tempo all’aperto in compagnia, riflettevo sull’importanza di coltivare l’amicizia ad ogni età.
L’amicizia, per me, è una rete di persone che diventano la famiglia scelta, laddove quella d’origine ci arriva, per così dire, “in dotazione” alla nascita.
Noto però una sempre maggiore difficoltà a coltivare le amicizie in età adulta e credo che ci siano alcune credenze diffuse, riguardo ad essa, che non sono veritiere e che ostacolano i nostri rapporti.
Ne ho individuate cinque principali, ma se nella tua esperienza ne hai osservate altre, non esitare a lasciare un commento per raccontarcelo.
Iniziamo:
Credenza n. 1: il vero amico deve capire come sto senza chiedere
Ci aspettiamo che le persone che ci vogliono bene (questo in realtà vale anche per il partner e i familiari) capiscano al volo come stiamo, cosa desideriamo e di cosa abbiamo bisogno senza che noi ci esprimiamo.
In realtà, questa è un’aspettativa destinata a provocarci molto dolore. L’altro è, come noi, preso a sua volta da eventi di vita, emozioni da gestire, paure. Così come noi non siamo capaci di vedere nella sfera di cristallo, nemmeno l’altro lo è.
Se vogliamo avere relazioni adulte, facciamo sì che l’adulto che è in noi parli. Qualche esempio di come potrebbe iniziare una frase: “Ci sono rimast* male perché…”, “Mi sento così..”, “Ho bisogno di questo…”, “Puoi aiutarmi?”.
In questo modo apriamo un ventaglio di possibilità di risposte, apriamo un dialogo dove ciascuno può mettere la sua parte.
Credenza n. 2: il vero amico è sempre presente
Questa credenza deriva un po’ dal detto “l’amico si riconosce nel momento del bisogno”. Ma cosa succede se il mio momento di bisogno è anche un momento di bisogno per l’altro?
Ancora: noi quel bisogno l’abbiamo espresso? O siamo caduti nella credenza precedente secondo la quale non c’è bisogno di dire niente perché se l’altro è un vero amico, capirà lo stesso?
Credenza n.3: il vero amico la pensa come me su tutto
Ci aspettiamo di condividere visioni del mondo, tutti i valori nessuno escluso, opinioni su qualsiasi cosa e non reggiamo le divergenze sentendole come un attacco personale. Sarà molto facile, così, sentirci delus*.
In questo caso è utile pensare a quali sono i nostri valori imprescindibili, quelli che rappresentano i mattoncini fondamentali della nostra natura e non possono in nessun caso essere cambiati. Una volta individuati, chiediamoci quali di questi non sono condivisi dall’altra persona: questa differenza è colmabile o è qualcosa che inficia tutta la relazione? Quali sono le nostre priorità, quelle su cui proprio non possiamo transigere? Distinguiamole da tutto il resto.
Le differenze arricchiscono, quando c’è rispetto reciproco e voglia di dialogare. Se i nostri valori di fondo sono rispettati, i punti di vista diversi non possono che nutrirci, non fosse altro che per il fatto di offrirci uno specchio attraverso il quale osservare se i nostri paletti sono così fermi o possono essere spostati di qualche millimetro.
Credenza n. 4: col vero amico non litigo mai
Ti è mai capitato di esclamare “con x non ho mai litigato”! Orgogliosamente, come fosse un trofeo. Oppure l’hai sentito dire da altri.
In realtà, le relazioni crescono anche attraverso gli scontri. É certo che l’equilibrio sia la prima cosa: non si può pensare di avere un confronto sano solo discutendo, ma nemmeno solo dandosi sempre ragione.
Le divergenze, i fraintendimenti, i gesti inopportuni fanno parte della vita. Confrontarsi è l’opportunità che la stessa vita ci offre per crescere.
Sì, vale anche per le relazioni di coppia.
Credenza n. 5: i veri amici si fanno da giovani
I veri amici si fanno alle superiori, o all’università. Dopo al limite ci si fanno conoscenti. Non c’è niente di più sbagliato. L’intera vita offre possibilità di incontro, e laddove ci poniamo con sincera apertura, ecco che possiamo trovare anime affini, a qualunque età.
Gli amici di infanzia e di giovinezza indubbiamente per molti ricoprono un posto fondamentale, caro e vicino al cuore. Ma quello che mi piace del cuore è che è elastico: ha sempre posto per altro amore.
Quindi perché limitarsi?
Questa, come ti dicevo all’inizio, è solo una breve e sintetica rassegna di punti che ci creano limiti mentali molto forti, capaci di remare contro alla nostra capacità di nutrire sane amicizie.
Alla base di tutte c’è però, mi sembra, una convinzione ancora più sottile, e cioè quella che esista la “vera” amicizia.
Pensiamoci un attimo: cos’è vero per noi? L’idea stessa di vera amicizia (ma anche di vero amore) sottintende che ne esista una falsa. Ma l’amore, che sia amicale o altro, è o non è. Non potrebbe essere falso perché, se lo fosse, semplicemente sarebbe altro: dipendenza o gioco di potere, per esempio.
L’idea di “vero” ci porta un’energia di eterno, di immutabile, e questo credo nasconda una grande vulnerabilità: quella della perdita.
Abbiamo paura che l’altro si allontani, e per questo impostiamo relazioni in cui ci poniamo come bambini o adolescenti, per i quali esiste il tutto o niente, non le sfumature, non l’accettazione dell’altro con tutte le sue qualità, ma la pretesa che egli si ponga nei nostri confronti sempre in un determinato modo. Lo incaselliamo nei nostri standard di “vero”, limitando così le infinite possibilità che potremmo vicendevolmente offrirci.
Guardare da vicino le nostre paure è la chiave per consentirci di valutare serenamente i rapporti che abbiamo, di correggere il tiro, di tagliare quelli che non vanno: di metterci in discussione per poi ricominciare.
Nella certezza che tutto è fluido ma di tutto c’è abbondanza nella vita: anche dell’amicizia.