Cari amici lettori,
nella ricerca del benessere aziendale ho accennato alla necessità di contrastare il burn-out con tecniche di fronteggiamento o di coping, considerando sia il punto di vista del counselor aziendale, sia la terapia utilizzata dagli psicologi, dal momento che entrambe le discipline hanno dato contenuti robusti ed esaustivi per risoluzione del disagio. Entrambe le tecniche ed i relativi modelli di riferimento, sono inquadrabili in un contesto tecnico e culturale che negli Stati Uniti ha prodotto lo sviluppo della psicologia umanistica, agli inizi degli anni ’60, e lo sviluppo della psicologia transpersonale, a metà degli anni ’60. In sintesi possiamo dire che la psicologia umanistica è un approccio che si potrebbe definire integrativo-olistico: coinvolge, come precursori, pensatori, terapeuti e alcuni analisti (come Jung, Reich, Lowen, Szasz e altri) e non trascura alcuni apporti del più vetusto cognitivismo comportamentale. Tuttavia, sul piano terapeutico, è interessata a quelle capacità e potenzialità umane, come la creatività, l’amore e l’autorealizzazione, ma non esclude la responsabilità di se stessi, aspetto, quest’ultimo, che non riguarda specificatamente la patologia.
La psicologia transpersonale, invece, è una tecnica che trova alcuni riferimenti teorici nel lavoro di Jung, Assagioli, Rogers, Maslow ed altri. Essa si richiama a dimensioni al di là dell’io. Accoglie, al suo interno, studi quali la natura del benessere olistico, esperienze di vette religiose e mistiche, le psicoterapie esperienziali e le tradizioni orientali di saggezza. Affronta inoltre il tema delle “mete finali”, anche attraverso metodi cabalistici, uso di “mantra”, meditazioni e tecniche quali la visualizzazione, l’armonizzazione dei chakra e il rebirthing.
Vi è da dire che entrambe le opzioni del fronteggiamento mirano all’individuazione di strategie idonee, finalizzate all’individuazione del benessere delle persone, all’interno dei contesti organizzativi. Il fronteggiamento (o il coping) al burn-out passa comunque attraverso la risoluzione pacifica dei conflitti e la gestione delle emozioni, pertanto le modalità di terapia rientrano nell’ambito della sociabilità, ovvero della capacità di relazionarsi nel contesto delle attività sociali, nei contatti con le persone, e nella capacità di trasmettere e cogliere emozioni. Anche l’ambito della comunicazione è interessata al fronteggiamento. Infatti la consapevolezza delle capacità di relazionare con gli altri, migliora la modalità e la qualità delle capacità assertive di ciascun individuo.
L’assertività è fondamentale nelle terapie collegate al fronteggiamento, infatti essa riguarda le abilità comunicative e relazionali, essenziali nell’affermare se stessi, in modo costruttivo, scevro di passività ed aggressività. Nel fronteggiamento la gestione delle modalità dell’azione passa attraverso l’elasticità di un progetto di vita, ossia di una programmazione esistenziale di lungo periodo. Questa deve essere malleabile, non rigida, e soggetta a rimodulazione per successive approssimazioni e geometrie variabili. Il progetto di vita, proiettato nel lungo termine, si arricchisce così costantemente di aspetti culturali ed esperienziali. La caratteristica importante nella compilazione di un programmazione di questo genere, non può che toccare anche la congruità, ovvero la coerenza della forma e della sostanza, riguardo agli obiettivi prefissati.
In sostanza concludo considerando che, se questi elementi risultano ben gestiti, ben organizzati e dati in dote al fronteggiamento, offrono interessanti vie e percorsi strategici, finalizzati al contrasto del disagio del burn-out.
La prossima volta parleremo di contesti organizzativi e di emozioni collegate.
A presto