Quasi sempre, al suono della parola “nonno, nonna”, ci scappa un sorriso, di quelli dolci e profondi di chi conosce la tenerezza del ristoro.
Mi capita spesso, per via del lavoro che svolgo, di ascoltare le storie di vita delle persone e in queste raramente quelle dei nonni sono figure assenti o di cattivo esempio. Nei racconti d’infanzia hanno un posto di rilievo per esperienze vissute e cose imparate e gli aneddoti buffi di nonni impacciati e dolcissimi non mancano mai. I ricordi dei calmi ma mai noiosi pomeriggi trascorsi coi nonni sono carichi di serenità, di piccoli grandi mestieri da imparare (semini di passioni future), di storie antiche da ascoltare con gli occhi spalancati e le orecchie curiose di chi beve la storia dalla fonte.
Nella vita di molti di noi, la presenza dei nonni è stata meravigliosa e, per qualcuno, salvifica.
Chi è genitore sa quanto sia complesso esserlo in un’epoca piena di possibilità e occasioni da gestire, sa che non è semplice delineare il confine fra buona educazione e controllo, per non parlare poi della comunicazione da modulare e del tempo da condividere. Spesso combattuti tra qualità e quantità, fra troppo e troppo poco, i genitori si muovono a fatica tra gli ostacoli della routine.
Alla fretta senza fiato del mondo adulto, si contrappone il lungo respiro del mondo senile fatto di passi lenti ma accuratamente scelti. I nonni rappresentano proprio quest’ultima realtà, dove le forze sono dosate e non disperse e la presenza più densa e radicata.
Carl Gustav Jung, psichiatra svizzero e cuore pulsante della psicologia del profondo, riprende e amplia il concetto del Vecchio Saggio, un archetipo da cui i nonni attingono la loro essenza universale. Egli rappresenta appunto saggezza, riflessione ma anche benevolenza, intuizione e ispirazione. Quando appare nei nostri sogni generalmente è per venire in aiuto di chi, indeciso e confuso, ha smarrito la strada. Arriva nelle sembianze di un mago dalla barba lunga e canuta o di un uomo anziano ricurvo e dagli occhi traboccanti di dolce umanità. E in effetti un nonno è una guida che sostiene e incoraggia, che impara a memoria “La pioggia nel pineto” assieme al nipotino, gli insegna a schiacciare le noci o a sbucciare la frutta senza farsi male e poi, con la stessa attenzione, ascolta i drammi adolescenziali, perché sa che tutto ha importanza e che ascoltare a volte è meglio che capire.
Tempo fa una persona mi diceva: “la nonna mi ascoltava sempre come se avessi cose importanti da dire, abbassava il volume della tv per non perdersi nemmeno una parola. Non mi giudicava e anche se non capiva le andavo bene lo stesso. Mi ripeteva spesso che ciò che non si fa in un anno a volte si fa in un giorno”.
Credo sia questa l’esperienza d’amore più grande, l’accettazione incondizionata di ciò che siamo, l’assenza di giudizio, pretese e aspettative, questo rende l’amore, amore.
Quello che i nonni offrono è kairos, il tempo senza lancette, di qualità e semplicità, di condivisione di ciò che si ha. Quando ricevono la visita dei loro amati, subito l’atmosfera in casa si anima e il ritmo cambia, svelti i nonni si adoperano per mettere a tavola tutto ciò che hanno, dagli immancabili succhi di frutta al ciambellone soffice o, in mancanza d’altro, pane olio e pomodoro e, nella versione dolce, bagnato con lo zucchero “perché non ho un dolcetto”.
Questo fanno i nonni, sanno dare perché non hanno bisogno di ricevere, ché vivere è già ricevere. Conoscono la vita e alcuni dei suoi misteri, e hanno la sapienza di chi ha compreso che le vere occasioni mancate sono quelle in cui non siamo stati grati.
Sono gli avvocati migliori del mondo per i loro nipoti, spudoratamente e fieramente di parte, sempre pronti a giustificarli anche se colti in flagranza di reato. E i nipoti, scevri di aspettative e rancori, sono liberi di essere loro stessi e di instaurare rapporti svincolati dai doveri e incentrati sul piacere della presenza reciproca.
Per chi ha o ha avuto la fortuna di averli non resta che ringraziarli ogni giorno per aver reso la nostra infanzia piena di forza e tenerezza come le loro mani rovinate dal tempo e dal lavoro capaci perciò di inestimabili carezze.
E quando diventiamo grandi li portiamo nel cuore come gioielli e, come disse una bambina alla sua mamma quando il nonno morì: “non aver paura perché il cielo è pieno di nonni”.