A partire dal momento in cui apro gli occhi al mattino, per poi portare avanti qualsiasi attività del quotidiano fino alle iniziative più impegnative della vita, trovo che la profondità della motivazione faccia la differenza.
Parlo di quell’energia che ci fa attivare verso un obiettivo, spostandoci dalla stasi, dalla passività, come spinta che troviamo in noi, e che è necessaria per dare forma ad ogni cosa, dalla cura delle relazioni e dei luoghi del nostro contesto, all’attività che più ci piace e potrebbe farci sentire realizzati come individui.
La motivazione è sicuramente legata al bisogno che percepiamo, ovvero un disagio da eliminare (o quantomeno da limitare) o una condizione più vantaggiosa da perseguire, ma soprattutto è conseguenza di quanto crediamo di poterci riuscire.
Se dubitiamo, o peggio ancora non crediamo nell’efficacia delle nostre azioni, quanto saremo motivati ad agire?
Chiaramente la nostra personalità, il nostro vissuto e le esperienze di vita indirette, ci possono condizionare in questo senso, e con la pura razionalità siamo capaci di avvalorare la necessità di procedere con il freno a mano sempre un po’ tirato e quindi essere poco intraprendenti, o demotivati.
Ma è la parte di noi dedicata all’immaginazione creativa, all’intuito, alla visione di noi stessi come ci sogniamo, e una buona dose di fiducia irrazionale, che possono essere ingredienti fondamentali per risvegliare in noi una forza profonda, intensa, pervadente.
Quello stato d’animo attivo, centrato, brillante che non guarda agli ostacoli ma alle infinite possibilità, con esaltazione, con passione, che si può sintetizzare con una bellissima parola: entusiasmo ( dal greco en- dentro, theos- dio quindi “il dio dentro”)
L’etimologia di questo termine ci parla di una sorta di ispirazione divina, che muove in noi un forte slancio, un impeto particolare, una grande coraggiosa determinazione, un’attrazione speciale verso qualcosa, che arrivando dall’esterno trascende forse la nostra volontà…
Oppure la fonte dell’entusiasmo, pur trovandosi dentro di noi, è misteriosa, inafferrabile, poco comprensibile per la nostra umana parte logica?
L’antropologo ed esploratore britannico Francis Galton ci ricorda che:
“Gli uomini che lasciano un segno nel mondo spesso sono quelli che, dotati e pieni di energia, sono contemporaneamente tormentati e guidati da un’idea dominante e, per questo, si ritrovano a un passo dalla pazzia”
Molti sono gli esempi più o meno noti di “geni folli” che ci confermano questo, e che mi fanno riflettere su come la forte motivazione e il vero entusiasmo siano tasselli immancabili per schiuderci alla realizzabilità dei sogni.
A volte richiedendo anche una specie di mania chissà…
Quell’idea fissa, quasi ossessiva, che porta una passione a livelli esaltanti, e ci fa focalizzare ed attivare quasi esclusivamente verso il nostro obiettivo, con fatica e con probabili passaggi dolorosi, ma per raggiungere traguardi preziosi, spesso non solo per noi stessi.
Tutto ciò potrebbe farci sfiorare la follia…un rischio o una possibilità?
Soffermandoci sull’etimologia di “mania”, che deriva dal greco, notiamo che fa riferimento all’essere agitato, pazzo, e nel linguaggio corrente è sinonimo di fissazione, ossessione, esaltazione ma anche di moda o passione collettiva…
Presto approfondirò il significato complesso, le tante interpretazioni e le numerosissime valenze che “l’essere folle” ha rappresentato nella società e nelle arti fin dall’antichità classica.
Per ora auguro sicuramente a tutti noi di attingere alla volontà, alla forza interiore per lasciare un segno nel mondo.
Ancor di più per sviluppare un atteggiamento motivato verso la vita.
A partire, ad esempio, dalla semplicità del fragrante rito della moka per prepararci la tazzina di caffè del mattino, preludio di una nuova giornata e di una giornata nuova, pensando “posso/voglio farlo” anziché “devo farlo”!