La prova costume: quando i carnefici siamo noi

La prova costume sta a Giugno come l’esame di maturità sta alla fine delle superiori: si ripete ogni anno, inesorabile.

È il momento più temuto perché riteniamo che dall’esito di questa prova dipenderà la nostra accettazione da parte degli altri e il nostro sentirci bene: se non rientriamo, infatti, in canoni prestabiliti, siamo sbagliate e non possiamo uscire allo scoperto!

La prova Costume e la pubblicità

Recentemente H&M ha realizzato una pubblicità con una modella in costume che s’immerge nell’acqua del mare e poi ne esce. Le sue forme sono abbondanti, le cosce generose, i fianchi importanti, la pelle ambrata, il volto bellissimo.

Si muove in armonia con il resto pur essendo lontana anni luce dallo stereotipo anoressico degli stilisti e cattura lo sguardo.

Anche Trussarid fa indossare i suoi jeans da donne generose nelle forme.

Mi piace questo termine: essere generose nelle forme, abbondare: termini che abbiamo dimenticato totalmente e i cui opposti condizionano la nostra esistenza.

La prova costume dovrebbe essere abolita dalla legge così come tante altre cose che minano in modo sottile la stima di noi stesse riconducendo il tutto a quello che indichiamo come  aspetto estetico, impropriamente.

Il significato della parola ESTETICA

La parola estetica, dal greco,  indica sensazione, percepire attraverso la mediazione del senso  significa, pertanto, l’aspetto della conoscenza che riguarda l’uso dei sensi.

Che nesso vi è quindi rispetto al significato che ne diamo e per il quale ci sottoponiamo a prova da superare?

Tutto diventa competizione con un modello creato da qualcuno ma che non ha ragione di esistere se non nel nostro bisogno smodato di omologarci a qualcosa e quindi essere inclusi e non esclusi.

Dovremmo, invece, applicare l’estetica correttamente, dando spazio alla conoscenza che deriva dalla sensazione, dal percepito: come il fascino che emana la ragazza di H&M.

La libertà di essere.

La prova costume dovrebbe essere solo un momento di liberazione dalla copertura invernale,  un’ apertura per permettere al corpo di respirare e al sole di baciare la pelle, non la forca caudina del “giudizio” popolare.

La cosa più preoccupante è che questo appuntamento consolidato e con un momento meraviglioso dell’anno, quello dell’estate, sia preceduto da drastici periodi di fame, regimi fantasiosi spesso più nocivi che salutari.

E siamo noi stesse ad erigere la forca verso cui andremo, perpetuando una ritualità che andrebbe abolita, in nome del vero significato dell’estetica.

Che ne pensate?

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