Le risorse della Crisi

Per lavoro e per formazione sono abituata ad osservare le trasformazioni sociali, per me sempre molto interessanti dal momento che io, come te, sono parte della società in cui vivo e dunque influenzata da essa, ma anche parte attiva che ha possibilità di influenzare a sua volta nel proprio, anche minimo, raggio d’azione.

Prendendo un po’ le distanze emotive da ciò che mi circonda e attivando una sorta di “cassetta degli attrezzi del sociologo”, come mi insegnò il mio adorato professore di sociologia ai tempi dell’Università, ho riflettuto a lungo sulle conseguenze di un lungo permanere di stato di “crisi”.

Intanto osservo che il termine è ormai entrato nell’uso comune, come credo mai prima. Da anni sentiamo quotidianamente i media parlare di crisi e scarsità. Quand’anche fossimo persone particolarmente attente ed illuminate, nessuno di noi è immune completamente dall’influenza di un concetto continuamente ripetuto (cosa che tra l’altro è un principio cardine della pubblicità), e dunque, con la crisi, abbiamo tutti a che fare.

Mi riferisco, in particolare, alla crisi economica e al fatto che la maggior parte di noi italiani in questo momento fronteggi situazioni di precarietà lavorativa e/o di minori disponibilità economiche nel quotidiano.

Facile vedere subito i disagi di questa situazione: perdita di motivazione (“tanto non c’è futuro”), ansia, senso di precarietà e dunque egoismo che avanza (ho poco – o lo percepisco tale – e me lo tengo strettissimo), rabbia, voglia di sfogarsi su capri espiatori vari, tanta paura e, sua diretta conseguenza, tanto controllo che porta al suo opposto, cioè perdita di controllo.

Ma se vado più a fondo, non posso non pensare che ad ogni fase di grande cambiamento corrispondono queste emozioni, che però possono essere trasformate. Da bambini piccolissimi abbiamo dovuto superare la paura di cadere, per imparare a camminare, giusto? Abbiamo dovuto lasciare le mani rassicuranti dei nostri genitori, accettare qualche capitombolo, trovare il modo. Ma, da lì in poi, abbiamo acquisito un’altra visuale sull’ambiente circostante e abbiamo accresciuto la nostra autonomia.

Di fronte ad una crisi sociale ci sentiamo tutti ancora un po’ bambini, tutte quelle emozioni di paura sono sollecitate, ma possiamo scegliere se affrontarle e imparare a camminarci dentro, oppure rimanere per sempre nella condizione di dipendenza da altro da noi. Crisi deriva, infatti, dal greco krísis: ‘scelta, decisione’.

Ovvero la crisi è una condizione nella quale siamo messi di fronte alla nostra capacità di compiere delle scelte. La prima e più importante è, appunto: come voglio pormi di fronte ad una crisi? Voglio subirla mettendomi in una posizione di vittima? Oppure voglio vedere cosa mi porta e quali alternative mi apre?

La crisi rappresenta, a ben vedere, la possibilità di uscire da uno schema costituito. Ho raccontato più volte come, in natura, niente è destinato a permanere. Tutto è movimento, tutto si trasforma e la maggior sofferenza non ci arriva dal cambiamento in sè, ma da quanta resistenza facciamo, da quanto ostinatamente ci opponiamo ad esso.

Il counseling ci offre uno strumento molto prezioso, che spesso viene nominato con leggerezza e anche un po’ a sproposito, ma che, preso nel suo significato più autentico, è fondamentale: stare con quello che c’è.  Perciò hey, c’è la crisi, sì, ho paura, ma che scelte voglio fare a fronte di ciò? Il nastro non si può riavvolgere, non possiamo tornare a modelli di vita precedenti, però possiamo scegliere cosa fare, come muoverci, con le possibilità che abbiamo adesso.

A mio avviso, infatti, non sono nati solo grandi disagi dalla crisi economica, ma anche molte risorse. Per esempio finalmente si sta dibattendo a gran voce sulla questione ambientale. Si sta allargando la fascia di popolazione che prende in considerazione cosa e come mangia, cosa e come si veste, cosa e come consuma. Sono tornate in auge le sartorie, le persone stanno reclamando tecnologie più durevoli, contro l’obsolescenza programmata. Si parla molto di più di patriarcato e di energia femminile.

Ci sono però anche altri effetti, per me molto significativi: a fronte di uno stile di vita per anni impostato su -lavoro fisso nello stesso posto tutta la vita-matrimonio-figli-e il giro ricomincia- si sta moltiplicando una varietà di possibilità. E’ come se, venute meno quelle certezze, molti di noi siano entrati in contatto con i propri reali bisogni e abbiano dato spazio alla creatività. Ci stiamo chiedendo: cosa voglio davvero dalla vita? E’ giusto lavorare tot ore piuttosto che altre tot? Cosa voglio fare nel mio tempo libero? Quali sono i miei veri talenti e come vorrei esprimerli? Il matrimonio è davvero ciò che desidero? I figli? Come posso mettere a frutto le mie competenze in modo innovativo? Come posso crearmelo io il lavoro che manca? Quali spazi d’azione inesplorati ci sono, da andare a vedere? Ho davvero bisogno di quel tale o talaltro oggetto? Come veramente vorrei spendere i miei soldi?

La crisi ci scombussola e ci mette in discussione profondamente. Ci toglie dalla zona di comfort, ci fa tremare la terra sotto i piedi, ci sposta dalle nostre convinzioni. Per questo la temiamo. Per questo, paradossalmente, ci fa di nuovo imparare a camminare. A noi la scelta. Ti auguro che possa essere una scelta di bell’essere 🙂

 

 

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