A distanza da qualche giorno dalla sua scomparsa all’età di 94 anni, ci piace ricordare Milan Kundera con il suo romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, uno dei più grandi successi editoriali degli ultimi cinquant’anni, divenuto poi film con il regista Philip Kaufman.
Un romanzo filosofico pubblicato nel 1984, ambientato durante la Primavera di Praga del 1968, dal titolo enigmatico che porta il lettore a interrogarsi sulle proprie scelte, sul significato della libertà e sulle dinamiche complesse delle relazioni umane esplorando temi come l’amore, il destino, la libertà e l’identità personale.
“Le domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Sono domande per le quali non esiste risposta.”
“L’insostenibile leggerezza dell’essere” è anche un romanzo che offre un’analisi psicologica profonda e complessa e si concentra principalmente sulle vite di quattro personaggi principali: Tomas, un brillante neurochirurgo che ama la sua libertà sessuale e non crede nell’impegno emotivo duraturo; Tereza, la sua amante, una fotografa tormentata dall’insicurezza e dalla gelosia; Sabina, un’artista bohémien che lotta con il concetto di fedeltà; e Franz, un professore universitario che cerca una forma di stabilità nella sua vita.
La scrittura di Kundera è notevole per la sua profondità filosofica e la sua prosa elegante. L’autore intreccia abilmente filosofia, psicologia e politica, creando un romanzo ricco di significati e riflessioni. Infatti “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un libro che richiede un’attenzione e una riflessione profonda da parte del lettore. Non è una lettura leggera, ma ne vale sicuramente la pena per coloro che sono interessati a esplorare temi complessi e cercano una lettura stimolante e intellettualmente appagante.
“Sì, se si cerca l’infinito, basta chiudere gli occhi!”