Vulnerabili…in apparenza eccessivi

In questi ultimi lunghi mesi, credo che quasi tutti abbiamo percepito sensazioni di paura, incertezza e precarietà, in modo piuttosto costante.

Questo ha amplificato inevitabilmente la sensazione di vulnerabilità che, più o meno coscientemente esprimiamo, e che, tra l’altro, determina la qualità delle nostre relazioni.

Tanto spesso assisto a reazioni forti come conseguenza del punto di vista o dell’espressione di chi abbiamo di fronte: siamo molto giudicanti, o molto accondiscendenti, molto inerti, molto arrabbiati, molto frustati, molto aggressivi, molto d’accordo o totalmente contrari…

E’ quasi la consuetudine ormai.

E’ probabile che sentirci fragili, quindi particolarmente suscettibili nel confronto con l’altro, ci induca a difenderci assumendo una posizione netta, sostenendola con veemenza per dimostrarci e percepirci come la parte forte.

Si può però facilmente sfociare nell’eccesso: quando abbiamo pensieri ed emozioni poco in sintonia con l’interlocutore, cerchiamo di essere molto convincenti ed imporre la nostra visione, magari dimostrando che la ragione è necessariamente da una sola parte e il resto è sbagliato.

Parimenti se sentiamo toccato un nervo scoperto, tendiamo a chiuderci totalmente, rifiutando l’ascolto e la valutazione di ciò che sta avvenendo, ad esempio.

Oppure ritenerci “nel giusto”, ancor più nei casi in cui la nostra opinione corrisponde a quella della maggior parte di chi ci circonda, ci fa credere di poter esprimere critiche o giudizi pesanti verso chi si comporta diversamente.

Potremmo dire che ciascuna espressione o posizione dalle tinte esagerate racconta di una vulnerabilità personale poco accolta e, men che meno, accudita.

Non ascoltare e non saper gestire una parte vulnerabile genera quindi disagio in noi stessi e nell’incontro con gli altri.

Ci sarebbe utile spostarci dalla roccaforte del nostro pensiero, che per definizione ci farà percepire un punto di vista diverso come una posizione sbagliata e nemica, provando ad essere più accoglienti e con toni più pacati.

Ovvero accogliere la visione o il comportamento dell’altro, nella considerazione del percorso che l’ha portato fin lì, ricordando che siamo tutti vulnerabili e ovviamente diversi!

Ma ancor prima, dare attenzione e recepire la nostra fragilità, con uno sguardo più lucido e ampio su ciò che sta avvenendo dentro ed intorno a noi.

E con l’obiettivo conseguente di gestire ed accudire quella parte delicata e feribile.

Forse così non sentiremmo l’urgenza di reagire in modi eccessivi, magari con la tendenza a chiuderci e rifiutare tutto ciò che non sostiene lo stesso nostro sentire, producendo inevitabile malessere.

Mentre, a poco a poco, uno sguardo più amorevole e responsabile verso di noi, ci può rassicurare e rendere più flessibili, anche per portare accettazione e tolleranza verso l’altro da noi, in ogni accezione.

 

“La vulnerabilità è la nostra più accurata misura del coraggio”  

Brenè Brown

 

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Autore: Alessandra Caroli

È counselor relazionale ad indirizzo mediacomunicativo ed educatrice professionale. Per Avalon si dedica da anni ad attività di counseling, tutoring e organizzazione di eventi. Coordina le attività didattiche ed è parte del corpo docente della Scuola di Counseling e Media-Comunic-Azione. Si occupa di counseling e formazione in contesti pubblici e privati, con un’esperienza decennale in ambito sociale, attraverso progetti di riabilitazione per la disabilità psico-fisica di adulti e bambini e di sostegno alle famiglie. Da sempre ama approfondire la conoscenza di luoghi e culture diverse, unendo quindi il viaggio fuori al viaggio dentro di sé. Con entusiasmo, attraverso la rubrica “Il punto di vista del counselor”, si occupa di sostenere e divulgare questo approccio alla crescita personale e di favorire nel lettore un ampliamento delle prospettive nell’affrontare la quotidianità.

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