Il giardino dello spirito e la regola dell’Amore
Ogni luogo ha la sua tradizione religiosa ed ogni tradizione religiosa si intreccia con la storia di quelle persone che, per cultura od altri motivi, si trovano a vivere all’interno di quell’atmosfera. E’ bello che queste tradizioni ci siano ed è molto stimolante vedere come queste interagiscano con la profonda interiorità degli uomini.
Guardando a volo d’angelo il nostro pianeta vediamo che le varie religioni non potrebbero essere più diverse tra di loro pur mantenendo delle tematiche di fondo simili. I punti in comune sorgono dalla necessità di trovare quelle risposte che tutti noi ci poniamo in merito al perché della nostra esistenza ed allo scopo ultimo che questa riveste per noi e per l’economia dell’universo.
Cristianesimo, Induismo, Animismo ed ogni altra forma attraverso la quale l’uomo ed il sacro cercano di venire in contatto ha generato quello che potremmo definire come una specie di “giardino dello spirito”, un luogo dove ognuna di queste singolarità viene simboleggiata da un fiore con delle proprie, peculiari, caratteristiche.
Per alcuni passeggiare in questo giardino è piuttosto complesso. La paura di perdere la propria identità nel momento in cui si apprezzano gli altri fiori è sempre molto forte. La paura falsa la prospettiva dalla quale si guarda ed invita a “chiudere” gli occhi piuttosto che ad aprirli su realtà nuove e diverse. Questo è il motivo per il quale il “diverso” fa paura. La religione dell’altro è da temere e chi la professa è altrettanto pericoloso.
Fortunatamente nella nostra società abbiamo sviluppato un sistema di libertà all’interno del quale ogni confessione ha pieno diritto di essere esercitata. La conquista della laicità consente a culti diversi di poter convivere pacificamente nello stesso territorio.
Se il nostro cuore è libero dalla paura possiamo quindi apprezzare tutti i fiori del giardino, annusarli, ammirarne i colori e “sentirli”. Confrontarci con ognuno di questi è un dono non da poco che ci aiuta a determinare cosa ci risuona e cosa invece non è nelle nostre corde.
Possiamo quindi scegliere in piena libertà di costruire noi stessi e di prendere per mano il nostro aspetto spirituale, assumendocene in prima persona la responsabilità.
Non si tratta del tanto paventato “individualismo” o del “relativismo” che tanto sembra preoccupare alcuni, ma è un modo per essere autentici nei confronti di noi stessi e di quello che la nostra interiorità ci comunica. Il vestito che dona ad una persona su di noi potrebbe non andar bene.
Sulla scorta di quanto ci siamo detti vorrei lasciarvi con una poesia di uno straordinario mistico dell’Islam, Ibn Arabi:
Si è fatto, ormai, il mio cuore | capace di ogni forma: | per le gazzelle è un pascolo, | ed è convento ai monaci cristiani; || Si fa tempio per gli idoli | e Ka’ba ai pellegrini; | tavola di Torà, | e libro del Corano. || Seguo la religione dell’amore: | in qualunque regione mi conducano | i cammelli d’amore, là si trovano | la mia credenza e la mia religione
Scegliamo il cuore, scegliamo l’Amore.
Recent Comments