Chili in eccesso: cos’è che non vogliamo sentire?

Postato da on November 21, 2013 in nutrirsi consapevolmente | 18 commenti

Chili in eccesso: cos’è che non vogliamo sentire?

Scrivere quest’articolo è stato abbastanza impegnativo per me e direi che l’argomento che andremo ad affrontare non si esaurirà in questo lavoro ma sarà oggetto di confronto nel tempo. Quindi qui si “apre” una porta che spero possa essere terreno per una condivisione profonda e nutriente. Sto parlando della questione del sovrappeso e/o dell’obesità. Ve ne parlo, è bene chiarirlo, non in un’ottica clinica o di chi ha la soluzione ma da persona che avendo esperienza di questo disagio, ha scelto di fare della “crescita personale” un obiettivo ed uno stile di vita anche in merito a quest’aspetto…non senza molte difficoltà. So che l’argomento potrebbe toccare ( e lo spero in effetti) corde molte intime del lettore ma credo che con la necessaria delicatezza ed al contempo l’indispensabile Presenza, se ne possa parlare senza imbarazzi eccessivi. Nella ricerca di un’immagine da associare a questo articolo, vi confesso che ho incontrato una certa difficoltà nel trovare una buona mediazione tra rappresentazioni cruente ed altre assolutamente piacevoli e morbide. Questo, secondo me, è un punto molto importante e cioè attorno alle “rotondità” ci possono essere reazioni di repulsione oppure di attrazione. Vi confido che vedere le “donne” di Botero mi ha trasmesso una buona sensazione: donne così morbide, rassicuranti ma anche seducenti che trasmettono un senso di pienezza e di “buono”, un’opulenza che dà certezze, sicurezze. In fondo anche le raffigurazioni della Grande Madre evidenziano un Femminile rotondo. Addentrandomi in queste energie mi rendo conto che è tutto così ovattato…queste forme hanno il sapore della maternità, dell’accudimento, della protezione, del nutrimento. Non sono forse elementi sufficienti per poter dire che questa “condizione” rappresenta una posizione di Potere? Chi non sarebbe attratto un po’ da queste energie?… A chi interesserebbe dimagrire alla luce di queste sensazioni? Chi sarebbe disposto a lasciare chili di potere in eccesso? Forse chi ha percepito anche l’altra parte, chi ha sentito, anche per pochi istanti, che quel senso “ovattato” ha anche il sapore del soffocamento, del terribile aspetto di inglobare e  soprattutto ha una evidente conseguenza: mettere una distanza tra noi e l’altro. Una volta mi venne fatto presente che tra me e il mio interlocutore “c’erano strati”, in altre parole se qualcuno mi avesse voluto toccare non l’avrebbe potuto fare in profondità in quanto io avevo messo una “corazza”, magari morbida ma sempre una corazza, tra me e l’altro. Mi fece molto male quella constatazione ma almeno (evviva!) era arrivata oltre il mio “guscio” impenetrabile. E da allora almeno iniziai a comprendere che quel tenero carapace era diventato il mio alibi per il “non contatto”.  Avevo creato lo strumento per non sentire. Ma cosa? Cos’è che spaventa la maggior parte delle persone tanto da crearsi un bozzolo protettivo? Qual è la vulnerabilità? Le risposte possono essere tante quante sono le esperienze personali, ognuno avrà avuto i suoi motivi. Vi posso assicurare che non esistono diete o trattamenti che riescano a scalfire una corazza così profonda ed a rimarginare ferite così intime. Ma se abbiamo il coraggio di oltrepassare  qualche strato, se ci apriamo poco alla volta, riusciamo a sentire che quella corazza ci impedisce  di vederci per ciò che veramente siamo…e lo dico anche in senso letterale: come saremmo fisicamente senza tutti quei chili di troppo? Quale forma specifica avrebbe il nostro volto? E’ evidente che più siamo rotonde e più il volto è uniforme e più viene a mancare la nostra originalità. Come siamo veramente? Se a queste domande sentite il cuore che batte ed un senso di paura, bhè, abbiamo toccato la questione, abbiamo oltrepassato uno strato…per fortuna! Facciamo un passo in più. A livello pratico il peso in eccesso a quanti aspetti della vita quotidiana ci fa rinunciare?  Pensate  a quelle attività che avete provato a fare, come ad esempio uno sport particolare, un tipo di danza o ballo, un’attività che vi rigenera, una certa intimità con il vostro partner o creare un vostro stile di abbigliamento e chi più ne ha più ne metta! E non inganniamoci dicendo che non sono aspetti importanti, questa è VITA!  Allora quella morbidezza si trasforma in una trappola, in una zavorra, in un alibi per non vivere pienamente. Di conseguenza, dovendo adattare la nostra vita alla nostra “pesantezza” , viviamo in maniera non autentica ma appunto, adattata.

Se questo vi risuona, se tutto ciò fa vibrare le vostre corde interiori, allora incominciamo a volerci bene, a lasciar andare ciò che sì ci ha protetto ma che ci ha anche limitato. Riappropriamoci di una vera madre interiore che nutre veramente e che fa crescere e dà libertà. Lasciamo andare ciò che ci crea dipendenza e in fondo, dolore.

So che iniziare questa trasformazione incute timore ma chiediamoci se vogliamo perseverare in questa situazione di stallo oppure vogliamo incominciare a conoscerci veramente ed a svelarci per le meravigliose creature che siamo. In questo senso sì che una dieta, accompagnata da un valido sostegno psicologico, può essere vissuta come alleata per la nostra crescita e non come una punizione divina. Provate solo ad immaginare come potrebbe cambiare positivamente la vita senza i chili di troppo…Forse è proprio questo vento di libertà che riusciamo ad intuire che più ci spaventa…

Restituiamo sacralità al nostro corpo e con curiosità e coraggio iniziamo a lasciar andare qualche strato per assaporare appieno ed autenticamente noi stesse!

Buon viaggio Anime!



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18 Commenti

  1. Wauu grazie Marcella, grazie per questa meravigliosa condivisione , e poi, che dire è da in pò che giro intorno a questa questione…Una vita di allargamenti e restringimenti , sempre a lottare con i chili di troppo e magari riuscire anche a perderli …per poi riprenderli tutti, ma è come dici tu, sotto sotto c’è una vulnerabilità da accudire è quella la strada. E quindi da qualche giorno ho ripreso in mano i consigli della mia nutrizionista e una migliore consapevolezza, aiutata dalla voglia di lasciar andare un pò di zavorre interiori ed esteriori E che questa volta lo specchio sia un alleato e non solo il luogo di dimora preferito del nostro caro critico interiore. Buon viaggio anche a te dolce Anima, Loredana

    • Grazie Lory,
      sentire che il corpo è un alleato e non una protezione “a tutto tondo”, mi commuove di felicità e mi incoraggia…un abbraccio

  2. Grazie Marcella, importanti riflessioni. Per me la “scoperta” è stata che il corpo è il tramite per esprimere me stessa. E’ un passaggio che ora mi sembra così ovvio, ed invece è stato necessario un lavoro per comprendere questa relazione. Ora che mi sono ri-appesantita, so che sto coprendo una vulnerabilità e che lasciare andare quei chiletti in più ha a che fare con la mia autonomia… auto-nomos. le mie regole. Il mio corpo. La mia me :) Un abbraccio.

    • Bellissima riflessione sull’aspetto dell’autonomia! Sì, probabilmente la consapevolezza che il corpo è strumento per l’espressione di se stessi potrebbe sembrare ovvio ma non lo è. Spesso crescendo (ahinoi!) ci convinciamo di una certa scissione, come se il corpo fosse un “elemento” esterno a noi… ed invece è parte integrante del nostro essere. Grazie Barbara!

  3. Cara Marcella, grazie infinite per questa “luce” accesa… in realtà, questa domanda mi era già stata fatta da un omeopata che mi visitò nel luglio scorso… ma sai, facciamo di tutto per “dimenticare” le cose scomode.. e in effetti non ci ho pensato più di tanto. Leggere il tuo articolo mi ha messo in uno stato di profonda riflessione da ieri….. leggere mi ha veramente toccata e ho cominciato a riflettere…. ma per me è un argomento assai spigoloso, anche se dovrei dire tondeggiante, vista la mai situazione per niente confortevole per ciò che riguarda i chili di troppo. Mi trovo ora in un momento di debolezza che sto cercando di curare … Copro la mia insoddisfazione esistenziale, il grasso ha la funzione di “ovattare” la mia voce, i miei sensi.. ha costruito un muro intorno a me per allontanarmi dai dispiaceri… interni ed esterni…. è una corazza, morbida corazza. Starò con il testo ancora un po’, cosi potrò commentare di più.. Un abbraccio e grazie :)

    • Carissima Ines,
      ti comprendo profondamente. Credo che la “spigolosità” che si avverte sia inevitabile e forse è necessario sentirla fino in fondo per poterla tras-formare nella “forma” che più autenticamente ci appartiene…Per quanto mi riguarda ed in base ai racconti di altre persone, la tendenza ad “arrotondare” tutto, il corpo, le relazioni, i conflitti, le emozioni è un tentativo di addomesticarci che non ha nulla a che fare con la sana mediazione. Mi stavo chiedendo l’altro giorno quanto in termini economici (intendo di risorse energetiche interiori) mettere in atto la scorciatoia dell’ovattare il sentire, non sia in realtà un debito che si accumula dentro e fuori di noi. Ricordo benissimo un post sulla tua bacheca che esortava al movimento e a lasciare la “zona di confort”. C’era, se non ricordo male, una donna che correva. Mi colpì particolarmente (tanto da farci tempo fa un articolo). Credo che una delle chiavi sia anche lì: impegno e coraggio. Sarò lieta di leggerti per ulteriori approfondimenti. Grazie di cuore per il tuo intervento. Un abbraccio :-)

  4. ciao Marcella…grande articolo… mi hanno colpito due punti :”Forse chi ha percepito anche l’altra parte, chi ha sentito, anche per pochi istanti, che quel senso “ovattato” ha anche il sapore del soffocamento, del terribile aspetto di inglobare e soprattutto ha una evidente conseguenza: mettere una distanza tra noi e l’altro.” Il potere di vita e di morte, di nutrimento che crea dipendenza della Madre. Una dipendenza da cui staccarmi ad ogni costo e di evitare di generare ad ogni costo… nonostante le donne rotonde abbiano per me qualcosa di comunque rassicurante ma la loro eccessiva “mammità” eccesso di consigli oltre che di cibo, regali, regole, eccesso di tutto anche detti a fin di bene… paiono sempre volerti “rimpinzare” fino a farti dire “ma perchè vuoi farmi scomparire?”. Secondo punto dolente” A livello pratico il peso in eccesso a quanti aspetti della vita quotidiana ci fa rinunciare? Pensate a quelle attività che avete provato a fare, come ad esempio uno sport particolare, un tipo di danza o ballo, un’attività che vi rigenera, una certa intimità con il vostro partner o creare un vostro stile di abbigliamento e chi più ne ha più ne metta! E non inganniamoci dicendo che non sono aspetti importanti, questa è VITA!” Io sono normopeso ma il mio corpo non riesco assolutamente a trovargli un posto… c’è il lavoro e poi arrivo scarica, non ho voglia e non mi va… e poi ci sarebbe tutta una schera di personaggi interiori a bacchettarmi per “inutili”. A parte questo sto riaumentando… mangio fuori casa per forza di cose e già questo fa sentire uno strappo alla mia bambina interiore perchè da quando lavoro la casa mi è diventata cara quanto lontana, e sul lavoro mi si è riaperto il famoso “buco” ma il dolore è al solito punto…bocca dello stomaco…che stavolta mi mette fame, dieci anni fa mi aveva fatto perdere 6-7 kg perchè avevo nausea e lo stomaco chiuso… adesso mi ha fatto aumentare in due annetti… prima forseera non accettazione dell’età adulta e del compromesso, adesso potrebbe essere insoddisfazione lavorativa, sensazione di privazione emotiva, la vittima arrabbiata, se fosse il tuo buco nello stomaco? Grazie per l’articolo :)

    • Ciao Ila! E’ importante quanto dici sulla tua esperienza nel sentirti soffocata dalle ipercure. Il tuo sentire mette in luce e svela un aspetto molto importante e cioè che l’eccessiva “cura” e attenzione per l’altro non è sempre qualcosa di “buono”, per se stessi e per l’altro. Prendo e porto a casa…(grazie). Per quanto riguarda il resto e cioè la tua responsabilità a prenderti cura anche attraverso il corpo e del corpo è una cattiva abitudine legata forse ad un’indolenza che andrebbe esplorata. Il contatto con il proprio corpo e poi con quello altrui credo sia un’esperienza tanto profonda quanto impegnativa. Riconoscere il giusto posto del corpo forse è un falso problema, il nostro corpo è sempre con noi: a lavoro, mentre mangiamo, quando facciamo l’amore, quando ci laviamo…sempre…Siamo noi che abbiamo la tentazione di relegarlo in un posticino piccolo piccolo. Eppure lui ci parla e ci fa sentire, per esempio, il “buco allo stomaco”. Può darsi che tu ti sia data già la risposta: “insoddisfazione lavorativa,sensazione di privazione emotiva, la vittima arrabbiata”. Ed in questa espressione c’è moltissimo materiale da approfondire, sicuramente sufficiente per spiegare un buco allo stomaco. Quando hai dubbi, ascolta sempre le sensazioni che, per loro natura sono legate al corpo. Quelle non mentono ed è per questo che il corpo è il nostro alleato. Grazie per la tua condivisione :-)

  5. …Ho sempre amato mangiare, ma tra me e il cibo c’è sempre stato un amore-odio…spesso mangiavo troppo e quindi poi digiunavo a lungo…ci sono stati periodi in cui a metà pomeriggio divoravo un pacco di biscotti…il senso di “pienezza” per un attimo superava quello di “vuoto”. Per me questo ha significato spesso il cibo: un modo per nn sentire il vuoto. Ultimamente sto cercando di curare ogni cosa ke mangio…dedico alla cucina molto del mio tempo libero..ed ho scoperto ke questo oltre ke a farmi stare bene mentalmente, mi fa star bene fisicamente..ho perso dei chili ke avevo in più, e il sentirmi piena ha oggi la duplice valenza: sazia e soddisfatta. Riconosco la delicatezza dell’argomento.. spesso mi chiedo se e’ un equilibrio ke ho raggiunto davvero oppure e’ solo momentaneo..Ringrazio Marcella per l’articolo e tutti i commenti…continuerò anch’io a starci un po’…

    • Grazie Giulia, gli equilibri sono dinamici per natura, se se ne perde uno se ne ritrova un altro 😉

    • Cara marcella mi9 suonava …Allora quella morbidezza si trasforma in una trappola, in una zavorra, in un alibi per non vivere pienamente. Di conseguenza, dovendo adattare la nostra vita alla nostra “pesantezza” , viviamo in maniera non autentica ma appunto, adattata.A livello pratico il peso in eccesso a quanti aspetti della vita quotidiana ci fa rinunciare?
      2 ottobre 2011
      Resistere alle tentazioni
      di Matteo Motterlini

      L’ «esperimento delle marshmallow» è uno dei più famosi esperimenti di psicologia comportamentale di sempre, e il più lungo che io conosca. Fu condotto per la prima volta nel 1972 da Walter Mischel a Stanford. E da allora replicato molte volte. L’esperimento è molto semplice: a un bambino di quattro anni viene offerta una caramella zuccherosissima; e un’altra gli è promessa se non cede alla tentazione di mangiarsi subito quella che ha di fronte a sé. (Il video di questi bambini impegnati a resistere è semplicemente imperdibile). Molti bambini mangiano la caramella all’istante, altri aspettano anche dieci, quindici minuti.
      Per due motivi l’esperimento può essere giustamente ritenuto il più lungo del mondo. Il primo, come avrete intuito, è che quei minuti di fronte alla caramella devono essere sembrati interminabili per i bambini. Il secondo, come ora vedremo, è che i frutti veramente salienti dell’esperimento hanno richiesto molti anni di maturazione.

      Negli anni successivi, infatti, Mischel ha avuto la lungimiranza di monitorare gran parte dei seicento bambini del suo esperimento originario mentre diventavano adolescenti, e quindi adulti, misurando attraverso opportuni questionari vari aspetti del loro carattere e la loro carriera scolastica. Uno studio longitudinale da cui, a quattordici anni di distanza (cioè quando ormai i bambini erano quasi maggiorenni), emerse che coloro capaci di esercitare un controllo cognitivo sugli impulsi immediati risultavano anche avere risultati scolastici migliorial di la del quoziente intellettivo.
      Pensavo che la natura di ogniuno è diversa ma ci si può lavorare su con più o meno sforzo ,la presenza è di notevole importanza ,ci mette davanti” all’infinito “

      • Ciao Cinzia,
        parlavo della natura di ognuno di noi proprio in questi giorni con una mia amica. E riflettevamo sul fatto che forse la natura è la partenza ma il lavoro è sull’integrazione di altri aspetti, spesso polari a quella che è la nostra natura…Quindi sono d’accordo con quanto dici e mettiamocela tutta, DIAMOCI UNA POSSIBILITA’…Grazie :-)

  6. Il tuo articolo mi ha fatto riflettere sul rapporto che ho con il mio corpo, spesso lo “penso” più che sentirlo. Ultimamente, invece, ho ricominciato a fare un po’ di sport in maniera attiva e con grande sorpresa ho riscoperto la relazione biunivoca che c’è tra corpo e mente: concentrarmi sulle sensazioni ha rinnovato i miei pensieri… Il nostro corpo può donarci risorse che neanche immaginiamo ma spesso è più facile raccontarsi delle scuse che mettersi in una posizione di reale ascolto… Un’altra riflessione riguarda le diete (non necessariamente dimagranti): mi accorgo di essere diventata “grande” perché ora, se dichiaro di essere a dieta, non litigo più con mia madre… a proposito di autonomia :)
    Bell’articolo, GRAZIE

    • Ciao! L’attività fisica in effetti è un momento prezioso, libera la mente tramite il corpo! Grazie mille :-)

  7. Marcella grazie per questo articolo , l’ho letto con attenzione e curiosità all’inizio e poi con profondo senso di condivisione .Io sono nell’altra metà del mondo , quella che pecca per difetto piuttosto che per eccesso , che i chili li perde piuttosto che prenderli , un corpo che più che essenziale è minimo e di conseguenza rigido , poco femminile , poco generoso , poco materno , spigoloso invece che ovattato.Ho sofferto di questa mia assenza di curve soprattutto quando trascurando l’attività fisica l’ho visto anche svuotato e non tonico . Eppure mi risuona dentro la stessa paura , ci si può proteggere costruendo un bozzolo attorno a noi oppure tentando di rendersi trasparenti , fisicamente poco ingombranti , il risultato è lo stesso , non concedersi di vivere pienamente e di manifestare liberamente ciò che si è . Restituire sacralità al nostro corpo……un intento comune da portare avanti con curiosità e coraggio , lavorando dentro e fuori , grazie ancora !!!!

    • Dolce Laura,
      grazie per il tuo racconto sull'”altra metà”, aiuta a comprendere che la volontà/necessità di nascondersi ha mille volti…grazie davvero :-)

  8. proprio qualche giorno fa riflettevo sul mio rapporto col cibo, con il peso…quei pochi chili che vorrei perdere e non riesco. non ci riesco proprio, anche se ho un buon metabolismo e mi basterebbe davvero un piccolo sforzo per contenere le calorie. ci sono stata tanto con questo, e ho dato un nome alla paura che c’è dietro: privazione. ho paura della privazione, paura che se ho fame e non mi nutro a sufficienza, perdo il “controllo” di me, delle mie energie e della capacità di andare per il mondo. forse non sono stata “nutrita” affettivamente, abbastanza per sentirmi sicura. e il cibo diventa un supporto, una stampella energetica. e forse il desiderio, forte, di sentirmi fisicamente più leggera, fa il paio col desiderio di prendere la vita un pò più….alla leggera…:)
    grazie Marcella

    • Cara Lorella,
      mi sembra tu abbia le idee chiare quindi è il tempo di essere più leggere in maniera sana! Un abbraccio :-)

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