Conosci te stesso

Postato da on December 30, 2012 in eso-pensieri | 0 commenti

Conosci te stesso

 L’uscita era prevista per il mese di novembre ma avevo deciso di prenotarlo con due mesi d’anticipo. Non volevo rischiare di rimanere senza e soprattutto volevo tenerlo tra le mani non appena fosse arrivato in libreria. Alla fine il giorno prefissato era giunto! Arrivo in libreria per ritirare la mia copia del “Libro rosso” di Jung e aprendolo vedo comparire delle splendide miniature dal sapore decisamente medioevale. Corro a casa immediatamente per iniziarne la lettura  tuttavia dopo alcune pagine mi rendo conto che quello che ho per le mani non è un semplice libro ma molto di più e mi trovo così scosso da quello che ho “visto” da dover interrompere per alcuni giorni la consultazione del testo. Troppo forti e troppo vivide le immagini che Jung riesce ad evocare nelle pagine del suo “Liber Novus” 1.

Negli articoli precedenti avevo accennato alla questione della molteplicità e della ricchezza che abitano nel nostro inconscio ed è proprio dal confronto con quest’ultimo che nasce il famoso testo junghiano. Tale confronto può avere inizio per diverse cause ma molto spesso accade che siano delle crisi personali a condurci verso la conoscenza delle nostre parti più profonde, alla ricerca di quelle potenzialità che possono aiutarci a trovare la nostra strada nella vita. In questo risiede il motivo per il quale Dante, una volta smarrita “la diritta via”, deve necessariamente passare per l’inferno 2 / inconscio per ritrovare la sua “Beatrice” ovvero la sua Anima intesa in senso junghiano. Nel 1912, a seguito della pubblicazione del libro “Trasformazioni e simboli della libido”, la relazione tra Jung e Freud si interruppe in quanto le tesi esposte dallo psicologo svizzero erano ormai troppo lontane da quelle del fondatore della psicoanalisi. Improvvisamente Jung si ritrovò “solo” e senza avere una precisa idea di quale direzione prendere. Anche lui come Dante si era “smarrito”, ed anche lui come il poeta fiorentino (di cui Jung conosceva benissimo l’opera per averla letta in originale), dovette affrontare il suo “inferno”. Lo psicologo svizzero stesso ne parla in questi termini :”Dopo la rottura con Freud cominciò per me un periodo di incertezza interiore, anzi di disorientamento. Mi sentivo letteralmente sospeso, poiché non avevo trovato ancora un punto d’appoggio3. Ebbe allora inizio un “viaggio notturno per mare”, le cui “onde” si andarono a riversare sotto forma di dialoghi con quelle figure che popolavano la mente di Jung, il quale finì con rappresentare questi personaggi interiori sottoforma di disegni, includendoli nel testo del “Libro rosso”. Questo dialogo interiore dovrebbe essere visto come il mettere in pratica l’antico motto iniziatico riprodotto sul frontone del tempio di Apollo a Delfi: “Conosci te stesso”. Ogni parte di noi, infatti, ha un suo proprio carattere, un suo proprio modo di vedere il mondo, una sua specifica abilità ed una sua finalità peculiare. Esattamente così come gli Dei dell’antica Grecia, su cui la nostra cultura si fonda, avevano una loro indole, allo stesso modo queste sub-personalità che vivono nel nostro inconscio hanno un loro temperamento. Ignorarle ci pone nella condizione di subirne l’invisibile influenza, averne invece consapevolezza ci consente di trarre il meglio da ciascuna di queste.

Una tra le più importanti figure interiori con le quali Jung si trovò a confronto è senza dubbio quella di Filemone, che Jung stesso definì in questi termini :”Filemone era un pagano, ma avvolto in un’atmosfera egizio – ellenistica, con una coloritura gnostica4 ed ancora :”Da un punto di vista psicologico Filemone rappresentava un’intelligenza superiore. Per me era una figura misteriosa. A volte mi sembrava reale proprio come se fosse una persona viva. Passeggiavo con lui su e giù per il giardino, ed era per me ciò che gli indiani chiamano un «guru»5. Molte delle idee che diventeranno la base della sua corrente psicologica verranno elaborate proprio nel corso di queste “chiacchierate” interiori. La metodologia con la quale questi dialoghi venivano portati avanti, più tardi indicata col nome di “immaginazione attiva”, si rivelerà essere poi anche un potentissimo strumento di esplorazione interiore, tutt’ora estremamente valido ed efficace. Attraverso l’uso di tale tecnica  è infatti possibile anche “rientrare” in stato di veglia all’interno dei propri sogni, meglio se con la guida di un counselor,  ripercorrendo la stessa strada iniziatica battuta dagli alchimisti che testavano ogni elemento chimico per scoprirne le peculiarità ed il “carattere”.




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Note:

  1. Altro nome con il quale è conosciuto il Libro rosso.
  2. Ricordo che nell’accezione etimologica originale di questo termine nulla vi è di negativo, significando semplicemente “Quello che é sotto”, in questo caso da intendersi come sotto il livello della coscienza, cioè, per l’appunto, inconscio.
  3. C.G. Jung, Ricordi, sogni , riflessioni, BUR, Milano, 2006, p. 212.
  4. Idem, p. 225.
  5. Idem, p. 226.

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