E se facessimo da soli?

Postato da on June 2, 2015 in a casa di Lori e Giò | 0 commenti

E se facessimo da soli?

E se facessimo da soli?
Non ci fraintendete, non stiamo consigliando di fare a meno degli architetti, anzi, siamo sempre qui a rivendicarne l’importanza e l’unicità, ma in periodi di difficoltà non possiamo trascurare la possibilità che ciascuno di voi ha di fare da sé, ed infatti vogliamo partire dal processo di autocostruzione, ma precisando che si può realizzare con una grande collaborazione di base proprio da parte degli architetti.
Autocostruzione è il termine con il quale si indicano le strategie per sostituire, con lavoratori non professionisti, le imprese che si occupano normalmente della realizzazione dell’edificio. E’ una pratica edificatoria alternativa che permette ai meno abbienti di costruire la casa, un bene primario, a basso costo. Una delle primarie finalità dell’autocostruzione è quindi quella di soddisfare il fabbisogno abitativo di nuclei familiari a basso reddito, dato che comprare una casa è diventato un passo sempre più oneroso da compiere e che per i lavoratori precari costituisce addirittura un miraggio.
L’autocostruzione delle abitazioni è una pratica corrente nei paesi in via di sviluppo e le bidonville ne costituiscono una forma che penso tutti conosciamo.
Tuttavia questa tipologia costruttiva può trasformarsi in una vera e propria risorsa se incanalata nella giusta direzione. Abbiamo avuto la fortuna di partecipare ad un programma di cooperazione internazionale con la regione Brasiliana del Parà dove si sono posti il problema di pianificare la realizzazione di queste libere espansioni della periferia della città con un ordine urbanistico prestabilito ed una dotazione di servizi primari, arrivando ad individuare materiali di origine naturale, reperibili in loco e di facile assemblaggio: un esempio che ci insegna che il “bisogno” dell’autocostruzione può essere incanalato per trasformarsi in una grande opportunità.
La pratica dell’autocostruzione, che a volte viene attuata nell’ambito di comunità di tipo ideologico (in particolare gli eco villaggi), può quindi permettere l’accesso ad un alloggio dignitoso, anche a chi non potrebbe accedervi, a prezzi compatibili con il proprio reddito, e può anche diventare uno strumento innovativo nell’ambito edilizia popolare tradizionale; i futuri proprietari partecipano alla costruzione della loro casa con il proprio lavoro, il che consente un abbattimento dei costi fino al 60%. In questo contesto risulta comunque indispensabile la presenza di professionisti che deve garantire l’indispensabile progettazione e assistenza tecnica, il rispetto delle norme di sicurezza, l’ottenimento delle certificazioni, ma anche un prodotto architettonico di qualità.
L’autocostruzione edilizia è già diffusa in molti paesi europei, tanto che in Irlanda viene addirittura regolata da una legge dello stato. Nel nostro Paese, anche se qualche esperienza è stata fatta, risulta nel complesso molto marginale, con interventi poco numerosi e di scarso impatto, anche se alcune associazioni hanno offerto sostegno a vario titolo, ad esempio redigendo manuali operativi.
Va comunque ricordato che non si tratta di un’idea nuova: nel dopoguerra ci si riuniva in gruppi e si compartecipava gratuitamente, o in cambio di un semplice pasto, alla realizzazione dell’abitazione del vicino.
Questo tipo di iniziativa può avere una finalità sociale, rappresentando una modalità per dare aiuto, attraverso il lavoro cooperativo, a persone in difficoltà, favorendo la convivenza e quindi l’integrazione tra persone di diversa provenienza etnica, religiosa e culturale accomunate dallo stesso bisogno e inoltre, può consentire una diminuzione della richiesta di alloggi popolari.
Dal punto di vista economico alcune banche, sensibili a questo tipo di progetto, si sono rese disponibili a concedere mutui agevolati che si iniziano a pagare a lavori conclusi, contestualmente all’utilizzo delle abitazioni.
Non trascurabile, poi, l’aspetto del conoscere attraverso il fare che rievoca i precedenti delle botteghe artigiane del Medioevo e del Rinascimento e la scuola di arti e mestieri del Bauhaus di Walter Gropius.

E per concludere un pensiero  su quanto ci fa riflettere la parola Autocostruzione, anche in termini di ricerca personale. Perchè,  come sempre succede, quel che agiamo al di fuori di noi, nella materia,  si riflette nella nostra interiorità.
Allora, noi architetti siamo pronti a cominciare, e voi?

 

 

 



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