I SETTE SERMONI AI MORTI

Postato da on February 6, 2013 in eso-pensieri | 0 commenti

I SETTE SERMONI AI MORTI

“I morti erano di ritorno da Gerusalemme dove non avevano trovato ciò che cercavano”. 1

Il campanello di casa suonava all’impazzata. Qualcuno sembrava avere una dannata urgenza di entrare e, senza dubbio, non doveva essere una persona di buone maniere. I domestici, accorsi in fretta per vedere chi fosse il misterioso potenziale ospite che con tanta insistenza chiedeva l’accesso, rimasero stupiti non trovando nessuno davanti alla porta. Che qualcuno avesse organizzato uno scherzo sembrava inverosimile dal momento che il luogo, posto sulle rive di un lago, era piuttosto isolato. Talmente isolato che inizialmente l’indirizzo “ufficiale” che bisognava indicare sulle missive affinché fossero recapitate era “L’ultima casa dopo il boschetto, vicino al lago”.

Il campanello era tornato a suonare nuovamente e, anche questa volta, sembrava non esserci alcun visitatore. La tensione tra i familiari ed i domestici cresceva di ora in ora. Jung stesso ad un certo punto aveva visto il pulsante del campanello muoversi da solo. Ricordando questo singolarissimo episodio della sua vita lo descrive in questo modo:

“C’era intorno a me un’atmosfera sinistra: avevo la strana sensazione che l’aria fosse pregna di entità spettrali. Poi fu come se la mia casa fosse abitata dagli spiriti […] capii che doveva accadere qualcosa. Tutta la casa era come abitata da una folla di gente, come se fosse stipata di spiriti […] ero naturalmente tormentato dalla domanda : «Per amor di Dio, di che mai si tratta?». Allora in coro gridarono: «Ritorniamo da Gerusalemme, dove non abbiamo trovato ciò che cercavamo».” 2

Molti sono infatti quelli che, dopo essere stati a Gerusalemme, non hanno trovato quello che cercavano o quello che gli era stato promesso. In questo grido riconosco anche il mio e quello di quanti, rimasti inappagati dalle risposte fornite dal cristianesimo così come ci viene presentato, hanno dovuto iniziare ad individuare altrove quell’acqua viva in grado di placare la sete della ricerca interiore.

Come si inserisce il femminile sacro all’interno del concetto di Dio? Quale dialettica esiste tra il bene ed il male? Come si conciliano queste due colonne universali? Domande cui non è possibile dare una risposta all’interno di canoni dogmatici per i quali la spiritualità sembra compendiarsi in una sorta di eterno fermo immagine. La speranza di una vita migliore viene “proiettata“ in un futuro post-mortem costringendo in questo modo i morti stessi a tornare indietro per implorare un insegnamento che li conduca alla salvezza, come accadde a Jung quel giorno del 1916 nel quale, attraverso il fenomeno della telescrittura 3, canalizzò gli insegnamenti dello gnostico Basilide di Alessandria, proprio per rispondere ai quesiti cui prima accennavo. Da questa canalizzazione prese il via la stesura del breve e sorprendente testo dei “Septem Semones ad Mortuos”. Non è la prima volta che trattiamo delle affinità del pensiero junghiano con le correnti gnostiche e proprio ad una delle più importanti di queste correnti aveva dato vita Basilide, cercando di conciliare maschile e femminile all’interno della figura del dio Abraxas.

“[…] Abraxas pronuncia la parola santificata e maledetta che è vita e morte insieme. Abraxas genera verità e menzogna, bene e male, luce e tenebra, nella stessa parola e nello stesso atto. Perciò Abraxas è terribile.” 4

Certo è difficile da immaginare un simile Dio, punto di origine e di ritorno di tutta la manifestazione. Ancora più difficile se per cultura si è abituati ad assolutizzare gli opposti e ad identificarsi esclusivamente, come molto frequentemente accade, con la parte di “luce”, imponendo in questo modo alla vita un sistema di regole in gran parte arbitrario che poco o nulla ha a che fare con l’etica che invece proviene dal nostro cuore, dal nostro “sentire” che, se adeguatamente ascoltato, indica di volta in volta a ciascuno di noi la direzione giusta da seguire.

“Abraxas è il Dio duro a conoscere” 5

Afferma dunque Basilide, ed è difficile concepirlo proprio per le motivazioni di cui prima e che, ora come allora, rimango immutate, almeno fino a quando non decidiamo di intraprendere un percorso di integrazione seguendo ad esempio quanto indicato nel Vangelo di Tommaso:

“Gesù disse, “Quando farete dei due uno diventerete figli di Adamo, e quando direte ‘Montagna, spostati!’ si sposterà.”. 6



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Note:

  1. “I sette sermoni ai morti” – Sermone I
  2. C. G. Jung, Ricordi ,sogni, riflessioni, BUR, Milano, 2006, pp. 212, 213.
  3. La telescrittura o scrittura automatica, fenomeno che rientra nell’ambito dello spiritismo, è una delle numerose possibilità di contatto medianico. L’entità disincarnata, in questo caso, si avvale di un medium come canale per la stesura di messaggi scritti.
  4. I sette sermoni ai morti” – Sermone III
  5. I sette sermoni ai morti” – Sermone III
  6. Vangelo di Tommaso, loghia 105.

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