“Il Vuoto” … lo spazio che diventa risorsa … (introduzione)

Postato da on May 31, 2013 in nutrirsi consapevolmente | 11 commenti

“Il Vuoto” … lo spazio che diventa risorsa … (introduzione)

Qualcuno vide che Nasrudin cercava qualcosa in terra.

“Cos’hai perso, Mullah?” gli chiese.

“La mia chiave di casa” replicò lui.  Allora si inginocchiarono entrambi per gurdare meglio.

Dopo un po’, domandò di nuovo l’altro: ”Dove l’hai persa esattamente?”.

“Dentro casa”.

“E perché la cerchi qui?”.

“Qui c’è più luce che dentro casa mia”.

Idries Shah

Credo si possa affermare in maniera unanime che viviamo in una società ricca di stimoli, sempre all’avanguardia rispetto a nuovi input, affamata di novità e costantemente in rincorsa di qualcosa o di qualcuno. Sembrerebbe un quadro eccitante ed intenso ma siamo sicuri che tutto ciò ci doni una vera “pienezza”? Parliamone.

In questa sede non si vuole condannare nulla e tantomeno lo si vuole fare con lo spirito del “bastian contrario” volendoci ribellare per principio all’attuale stato delle cose. L’intenzione, semmai, è quella di partire da un’ autentica accettazione del contesto in cui ci troviamo per porci in una onesta riflessione su come trovare un equilibrio con la parte più profonda di noi. Come trovare il giusto contatto tra il dentro e il fuori e tra ciò che ci nutre veramente e ciò che è un semplice riempitivo.

Negli anni ho avuto modo di notare che nei molteplici confronti con le persone, quasi la maggior parte di esse teme il senso di vuoto. Ma cosa intendiamo con tale espressione? Cos’è il VUOTO?

Spesso questo concetto è percepito in un’accezione negativa legata di solito all’idea di una “mancanza” che ci procura malessere. Alcuni, anzi molti direi, temono costantemente la possibilità di sentire il vuoto e cercano di eludere quotidianamente tale sensazione mettendosi alla ricerca frenetica di cosa li possa riempire. A tutti noi è capitato e capita spesso di cercare un senso di pienezza attraverso le relazioni, il cibo, la cultura, gli hobby e così via. Tutte queste cose sovente diventano i nostri personali “rifugi”, il salvadanaio dove attingere quando quella scomoda sensazione si fa sentire. Ma se nutriamo ciò che spesso diventa inutile o superficiale è chiaro che mettiamo strati sulla parte più profonda di noi, alziamo volumi per non sentire i nostri reali bisogni. E tutto, o molto, diventa una compensazione, un inganno.

Nell’ottica di porre in essere un’intenzione sul lavoro interiore, questa compensazione non può essere più nutrita, sarebbe un controsenso. Piuttosto è preferibile ammettere che si ha difficoltà a separarsi dalla dipendenza della compensazione ma almeno ce lo diciamo. Credo che questo atteggiamento sia  più autentico nei nostri confronti.

Tuttavia se vogliamo evolverci un pochino alla volta e offrire qualità a noi stessi, dobbiamo prenderci l’impegno di affrontare questo disagio. E come possiamo farlo? Guardandolo.

In tal senso, prima di trovare delle eventuali strategie, vi propongo uno dei miei questionari.

  • Cosa intendi per senso di vuoto?

  • Quali emozioni percepisci rispetto ad esso?

  • Su quale parte del corpo lo collochi?

  • Quale paura è collegata ad esso?

  • Cosa fai o pensi quando lo percepisci?

Il senso di vuoto è un argomento fondamentale che tocca corde importanti e sensibili in quanto è legato in qualche modo anche ai nostri quesiti esistenziali. A volte esso spaventa perchè sentendolo si crede di perdere il senso della nostra vita, di noi.

In realtà scopriremo nei prossimi articoli che esso è una risorsa.

Buon lavoro!



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11 Commenti

  1. Grazie Marcella, aspetto i tuoi prossimi, per comprendere e farne tesoro.

    • Ti ringrazio per l’aspettativa positiva. Mi piacerebbe avere anche uno scambio/confronto partendo dal test che ho proposto. Credo che su questo argomento più che su altri, si possano creare dei fraintendimenti se non si apporfondisce l’esperienza emoziononale, e non solo, di ognuno. Se ti va puoi socializzare le risposte del test oppure no. Un abbraccio :-)

      • Hai ragione Marcella, è difficile fare chiarezza su questo tema, si corre il rischio di fraintesi, tant’è che il dubbio di essermi “letta ed ascoltata” in modo non completamente sereno, ce l’ho; tuttavia:

        Cosa intendi per senso di vuoto?
        Per me corrisponde esattamente a ciò che hai menzionato in fondo all’articolo: sentire che la mia esistenza non ha un senso, o quando ce l’ha è banale

        Quali emozioni percepisci rispetto ad esso?
        Scoramento, tristezza, malinconia molta, rimpianto ancor di più

        Su quale parte del corpo lo collochi?
        Nello stomaco, ma anche nella gola e soprattutto una generale mancanza di energia

        Quale paura è collegata ad esso?
        Di non vivere intensamente, anche le piccole cose; di essere abbandonata (ma questa c’è a prescindere :-) ); di essere indifesa; di avere nostalgia dell’ignoto

        Cosa fai o pensi quando lo percepisci?
        Penso che la vita è altrove, lontana dalla mia capacità di organizzarla e sentirla come vorrei; però a differenza del passato in cui stagnavo in questi pensieri, magari non per molto, fino al giorno successivo, ora mi do una scossa e riempio quella sensazione con il cinema (strumento che trovo molto efficace), con la musica o mangiando qualcosa che mi consoli

        Grazie per lo sprone cara che mi hai dato.

        • Carissima,
          grazie dell’apertura…
          Leggendo le tue risposte non nego di aver percepito una forte risonanza in alcuni punti. Mi permetto di fare una piccola riformulazione/interpretazione parlando in prima persona come se fossi tu: “percepisco il senso di vuoto quando sento che la mia esistenza è banale e senza senso. Ciò mi fa sentire malinconica e scorata procurandomi una sensazione di scarsa energia (vitale?). Quando sento il senso di vuoto sento la paura di essere abbandonata. Questa condizione mi porta a pensare che la vita (quella vera) è da un’altra parte – e che lo sarà sempre- perchè in fondo non mi riconosco competenze per sentirla veramente. Diversamente dal passato quando tendevo a rimuginare, ora, quando percepisco il senso di vuoto, ricorro al cinema, alla musica e “consolandomi” con il cibo”.

          Prova a rileggerlo così e a stare con le emozioni che emergono. Se si aprisse un setting, ti chiederei cosa intendi per “banale” e per “vivere intensamente”…Prova per un periodo a stare nella mancanza, cioè ad essere presente a te stessa senza “consolarti”. Questo può essere lo spazio per trovare le risorse.
          A prestissimo :-)
          Un tenero abbraccio

      • P.s.: Il vuoto nell’aspetto di risorsa, alla prossima puntata perché ho bisogno di molto più tempo per scovarlo! :)

  2. Urka Marcella, cade proprio a fagiolo il tuo articolo (non che ci sia da stupirsi).
    Vediamo se riesco a rispondere:
    – Il senso di vuoto nel suo lato di disagio lo intendo come mancanza di qualcosa di non ben definito. Se infatti lo definissi, non sarebbe più senso di vuoto perchè avrebbe un obiettivo per me. Quindi senso di vuoto come una sorta di insoddisfazione sottile, a volte latente e subdola. Legata certamente ad una difficoltà di autoascolto profondo. Invece senso di vuoto nel suo lato di risorsa lo chiamerei soddisfazione, è in realtà molto vicino ad un senso di pienezza e appagamento, ma gli opposti si toccano…
    Lo colloco nel “buco allo stomaco”, sotto lo sterno. La paura legata ad esso non l’ho individuata, ci devo stare un po’ di più. Forse varia a seconda del momento. Quando lo percepisco attuo dinamiche non molto edificanti, tipo mettermi a fare trecento milioni di cose… però sto migliorando e adesso riesco anche a fermarmi e chiedermi: Barbara, che c’è che non va? 😉 Un abbraccione!

    • Ciao Barbara,
      sono molto in sintonia con quanto dici, l’oscillare tra l’insoddisfazione e la soddisfazione interiore. Conosco bene la dinamica del “tuttofare piuttosto che…” e credo che l’unico modo di sentire sia proprio fermarsi nel senso di attivare una sana Presenza a se stessi. Credo che l’individuazione della vulnerabilità sia sempre particolramente significativa, per cui ti auguro la più accudente apertura per poterla sentire ed ascoltare. Grazie dell’intervento :-)

  3. Ciao e grazie per l’articolo e i commenti… è un argomentone! provo a fare il questionario perchè avverto delle resistenze mentre leggo l’articolo e i commenti. E’ possibile che non riesca a centrare il bersaglio perchè qualche resistenza mi “distrae”.

    Cosa intendi per senso di vuoto? mancanza ma anche sensazione di deserto interiore e deserto attorno a sè

    Quali emozioni percepisci rispetto ad esso? scoramento, tristezza, fastidio e irrequietezza, malumore… aggiungo una sensazione molto potente: il freddo al cuore

    Su quale parte del corpo lo collochi? cuore, bocca dello stomaco

    Quale paura è collegata ad esso? paura della solitudine e la paura di non sapersi ascoltare e saper comunicare.

    Cosa fai o pensi quando lo percepisci? di solito divento irrequieta, devo fare qualcosa ma non so bene cosa… mi incupisco e cerco qualcosa da fare per occupare il tempo, a volte mi lascio un po’ scivolare nella tristezza contemplando – come si diceva nei commenti prima- chi vorrei essere e non sono, la realtà come vorrei che fosse e non lo è.

    PS. continuo a pensare al vuoto come spazio libero… lascia respirare, permette di muoversi…mentre il pieno come disagio invade. Un caro saluto :)

    • Carissima Ila,
      ebbene sì, un argomentone…ma non sei sola, te lo posso assicurare 😉 Da quanto mi scrivi ci sarebbero molti spunti da approfondire ma qui mi limito a sottolineare qualche passo del tuo vissuto. Il senso di vuoto è certamente una sensazione comune a tutti ed ognuno vive questa esperienza emozionale a modo suo. Dobbiamo però anche sottolineare che ci sono alcune personalità che hanno la tendenza a percepirlo maggiormente e ad essere particolarmente sensibili ad esso. Meglio, più spunti di risorse 😉 Seppur nelle tue risposte ci siano vissuti molto comuni ad altri (scoramento, mancanza, fastidio …) ci sono espressioni che colpiscono maggiormente la mia attenzione: parli di “deserto interiore” ed esteriore e fai riferimento alla sensazione di “freddo al cuore”. In conclusione parli del vuoto con parole che si avvicinano ad un senso di libertà e di vita (respiro, muoversi) e del pieno come un qualcosa che invade. Una domanda banale: come percepisci la sensazione di deserto, come disagio o risorsa? Quanto la cerchi nella tua quotidianità? La solitudine, per te, è una risorsa o un disagio? Di cosa ha veramente bisogno il tuo cuore per essere riscaldato?
      A volte ci sfugge una piccola questione e cioè che noi possiamo imparare a stabilire i veri confini senza rischiare né di ibernarci né di bruciare…ma per apprendere bisogna un po’ “sporcarsi le mani”. E’ come provare tanti cibi e poi scegliere ciò che ci fa stare bene veramente, ciò che è giusto per noi. Cerca la tua “oasi” e rigenerati di energia facendo attenzione ai “miraggi” che a volte sembra ci salvino ed invece riempiono, fittiziamente, richieste legate a bisogni più profondi 😉
      Grazie tantissimo per le tue parole, preziose per molti altri e naturalmente per me. 😉

  4. Grazie Marcella ,stranamente o forse no, anche nel mio percorso sto affrontando quest”argomento. Aspetto il seguito…

    • Carissima Debora,
      sono felice della sincronia. Sullo stesso argomento ho scritto un ulteriore articolo. Mi farebbe piacere lo leggessi e commentassi soprattutto se questo aspetto di vita, il Vuoto, è un qualcosa su cui stai lavorando. A presto e grazie 😉

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