La conoscenza integrata e la valorizzazione delle risorse (seconda parte)

Postato da on August 7, 2013 in l'angolo di Alf | 0 commenti

La conoscenza integrata e la valorizzazione delle risorse (seconda parte)

Cari lettori,

prendo lo spunto dal mio articolo precedente, per sviluppare l’argomento dello stress nei contesti organizzativi. Integrare questa conoscenza significa arricchire ed incrementare notizie, fatti e circostanze che compongono e costituiscono parte integrante del benessere aziendale, attraverso il benessere delle persone (prese singolarmente), il benessere delle relazioni tra le persone ed infine il quoziente emotivo. La crescita dello stress nei contesti organizzativi avviene attraverso un lento processo di stanchezza e di carenza psicofisica, dovuta alla mancanza di energie per sostenere con coerenza lo stress accumulato. Secondo quanto riferisce C. Gustav Jung (vedi testo “Tipi psicologici”), il passaggio dallo stress alla depressione è conseguenza di un blocco energetico protratto nel tempo: si manifesta senza preavviso, come una presenza che indica che è ora di cambiare direzione; i sintomi spesso indicano che si stanno perpetuando schemi esistenziali, ormai stretti. Lo stress, sia esso benefico (eustress, adrenalina pura e a tempo) o dannoso (distress), porta, se non percepito a tempo debito, ad una depressione. Questa è transitoria e genera all’interno dei contesti organizzativi, purtroppo  irreparabilmente,  quello che si chiama la sindrome da  burn-out, ovvero la sindrome di un esito patologico di un processo stressogeno, che colpisce le persone diventate incapaci di rispondere adeguatamente ai carichi eccessivi di stress. Si tratta di un lento processo di logoramento interiore e di decadenza psicofisica, dovuto alla mancanza di energie per sostenere e scaricare adeguatamente lo stress accumulato. Alcuni counselors (Lorena Toller 2011)  ritengono che esistano professioni che sono più direttamente collegate al burn-out (le cosiddette professioni di aiuto). A mio parere il burn-out colpisce indistintamente e non esistono professioni che siano immuni o refrattarie a questa pericolosissima malattia. Nel considerare il benessere delle persone all’interno della costruzione del benessere aziendale, purtroppo bisogna fare i conti con stress, depressione ed infine burn-out. Le persone che ricadono in questa vera e propria patologia, hanno una visione deformata e alterata del campo emozionale, del campo comunicativo e sono coinvolte anche nell’interruzione della crescita personale e delle relazioni, influenzando così l”intero sistema del benessere, sia delle persone che delle relazioni tra le persone. Quindi questo disagio riguarda non solo l’intrapsichico dei singoli componenti  il contesto organizzativo, ma anche il benessere delle relazioni tra le persone all’interno dell’azienda. Il burn-out colpisce subdolamente ma inesorabilmente e favorisce l’involuzione psicofisica delle persone, l’involuzione della sociabilità delle persone e influenza enormemente la perdita di controllo e dell’equilibrio emotivo, favorendo l’innesco di patologie conclamate e quindi di sofferenze e malattie. I sintomi premonitori de burn-out riguardano la sfera relazionale delle persone, la sfera emozionale, e la sfera comunicativa. All’interno della sfera relazionale si verifica la perdita di concentrazione, crescente distrazione, deterioramento della memoria, imprevedibili velocità di risposta alle sollecitazioni, aumento della frequenza di errori, delirio ed infine disturbi del pensiero. Nell’ambito della sfera emozionale, si verificano instabilità psicologiche e aggravamenti psicofisici, malattie immaginarie, disturbo di personalità, perdita di autostima, crisi morale ed esistenziale. Analogamente, nella sfera comunicativa i sintomi dei disagi riguardano problemi di personalità e di verbalizzazione del proprio pensiero, con una comunicazione disturbata del verbale e del non verbale. La sfera comunicativa ne viene influenzata anche in relazione alle frequenti assenze psicofisiche nell’ambito delle conversazioni e delle discussioni di lavoro. E’ inoltre frequente l’utilizzo di sostanze, perdita di energie, insonnia, chiusura dei propri sé ritirati, deresponsabilizzazione, comportamenti e discorsi incoerenti.

La risposta che il counselor può dare al burn-out per ricostituire il benessere che questa patologia compromette all’interno delle aziende, è basata sul concetto di coping, che può essere tradotto come fronteggiamento, gestione attiva, risposta efficace, capacità di risolvere i problemi ed indica l’insieme di strategie mentali e comportamentali che sono messe in atto per fronteggiare una certa situazione.

Le strategie di coping sono quindi quell’insieme di modalità che definiscono il processo di adattamento ad una situazione stressante: quando il coping è funzionale, può mitigare e ridurre la portata stressogena dell’evento. La capacità di fronteggiamento si riferisce non soltanto all’abilità nel risolvere situazioni di difficoltà, ma anche alla capacità di saper gestire le emozioni che da queste difficoltà derivano (C. Lazarus 1966).

A presto



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