La terra

Postato da on March 2, 2014 in a casa di Lori e Giò | 4 commenti

La terra

La sola parola evoca un legame profondo, per chi vive lontano da dove è nato è nostalgia, richiamo. Associamo immediatamente la parola terra con la parola madre, la madre terra, colei che dà la vita, il primo nutrimento, è su di lei che poggiamo i nostri piedi, in lei affondiamo le nostre radici e cerchiamo la nostra stabilità. Qualche giorno fa piantavo delle piantine fiorite in giardino, le toglievo dal vasetto e cercando di non rovinare le loro radici le mettevo in una grande ciotola. Le ho messe in punto in cui potessero essere ben esposte alla luce del sole per poter per assorbire dai suoi raggi caldi l’energia che da lui proviene. Poi ho sparso sul terreno concime naturale in modo che assorbissero il nutrimento di cui hanno necessità per crescere forti. Già, che crescano forti verso l’alto; questo è quello che noi vogliamo guardando le nostre piante e i nostri alberi, dimenticando spesso che la crescita non è solo verso l’alto e che se i rami si alzano verso il cielo e il sole è perchè parallelamente nella terra vi sono le radici che affondano invisibili e profonde.

Antiche leggende raccontano che quando un bimbo nasce stabilisce un contatto energetico profondo con il suo luogo di origine. Nel momento in cui nasciamo allunghiamo le nostre radici invisibili nel terreno sul quale veniamo al mondo e questo contatto, questo legame resterà forte e indissolubile per tutta la vita.

L’uomo, come le piante, per la propria crescita ha bisogno che la sue radici siano forti e profonde e ben nutrite. Scriveva J. Hillman, psicoterapeuta statunitense nel suo libro Il codice dell’anima, che non c’è vera crescita nell’uomo se non vi è una discesa nella terra, nel profondo, verso tutto ciò che è materiale. Il visibile che cresce esposto ai raggi del sole in armonia con l’invisibile, sotterraneo e nascosto che ugualmente cresce nella profondità. Nel mondo occidentale siamo abituati a considerare la crescita spirituale solo verso l’alto, verso la luce.  Le radici delle piante affondano nella terra, nell’oscurità, ed è anche da li oltre che dalla luce del sole che assorbono il loro nutrimento, come le piante anche l’uomo ha bisogno riconoscere ciò che è nascosto e sotterraneo,  non c’è evoluzione spirituale senza la discesa nel profondo del nostro lato oscuro.

Da quando ho una casa ho sempre sentito il bisogno di avere un luogo, che fosse un piccolo giardino o un terrazzo, dove coltivare le mie piante: il mio intuito mi ha sempre suggerito che il contatto con la terra mi pone davanti a tutto ciò che è ciclo vitale.

Tutto ciò che può accadere ad un giardino può accadere all’Anima e alla psiche: troppa acqua, troppa poca, cimici, caldo, tempesta, inondazioni, miracoli, morte, rinascita, grazia, guarigione. Mentre curano il giardino le donne tengono un diario, su cui registrano i segni di vita e di morte. Nel giardino ci esercitiamo a lasciare vivere e morire pensieri, idee, preferenze, desideri e perfino amori. Piantiamo, strappiamo, seppelliamo. Dissecchiamo i rami, li seminiamo, li sosteniamo. Il giardino è un esercizio di meditazione per capire quando è tempo per nascere, per vivere o per morire. In giardino si vede arrivare il tempo del godimento e quello della morte. In giardino ci si muove con e non contro le inspirazioni e le espirazioni della più grande Natura Selvaggia” ( C.P. Estès, Donne che corrono con i lupi ).

Coltivare e aver cura di un giardino o delle piante sul nostro balcone è un po’ percorrere le fasi della vita e questo contatto, questa cura è una terapia per la nostra Anima.

Come dicevo all’inizio dell’articolo, stabiliamo un legame con il luogo in cui veniamo al mondo e mantenere vivo questo contatto ci aiuta a stabilire un buon rapporto con tutto ciò che riconosciamo come terreno, ci porta equilibrio la consapevolezza della giusta importanza delle energie che chiamiamo materiali.

Se vivete  lontano dal vostro luogo d’origine potete fare un piccolo atto psicomagico per portare con voi un po’ delle energie nutrienti della vostra terra. Quando tornerete dove siete nati raccogliete un pugno di terra e portatelo nel vostro giardino o se non lo avete sul vostro balcone, mischiatelo col terriccio delle vostre piante, servirà a nutrire le loro radici e anche le vostre, quelle invisibili.

Loredana Spro

Riferimenti bibliografrici:

J.Hllman, Il codice dell’anima,  Adelphi, Milano 2009

C.P. Estès, Donne che corrono coi lupi, Frassinelli, Milano 2009

A. Jodorowsky, Psicomagia, Feltrinelli, Milano 1997



facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedin
facebookrssyoutube

4 Commenti

  1. Bellissimo articolo…proprio in questo periodo sto lavorando molto sulla nostalgia. Un caro abbraccio! :-)

    • Grazie Valerio, la nostalgia, un tema veramente importante per me in questo momento.

  2. ….Splendido articolo Lori e Gio…riflettevo invece sul passo splendido che avete citato da “Donne che ballano con i lupi”…e su quanto io abbia fatto fatica a coltivare un orto, una pianta…fin quando non ho messo le radici nella casa in cui sono ora. Nella casa in cui sento di avere radici. Qui adesso ho tante piante che innaffio, sistemo, curo… Grazie per lo spunto di riflessione. Un abbraccio

    • Si quella citazione rappresenta quello che ho sempre sentito riguardo al giardino e alla cura delle piante, mi fa molto piacere che ti sia servito come spunto di riflessione. Grazie a te e un bacio Giuia. Loredana

Lascia un Commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

stampa