L’ultimo Templare…699 anni fa.

Postato da on October 16, 2013 in eso-pensieri | 0 commenti

L’ultimo Templare…699 anni fa.

Non è difficile immaginare la scena. La torcia accesa che si avvicina alle fascine di legno per accendere il fuoco. Tra i vari attributi di questo elemento, la tradizione include quello di avere un potere purificante. Certo non deve aver pensato questa cosa quel Templare mentre, legato ad un palo al centro di quelle fascine, stava per bruciare.

Esattamente 699 anni orsono, il suo sguardo si posava per l’ultima volta su Parigi e sulla Senna, e poi, con odio furente, verso il Re di Francia ed il legato papale, intervenuti per vedere la sua miserabile fine.

Eretico l’avevano giudicato! Lui ed i suoi confratelli, che per due secoli avevano combattuto in Terra Santa per portare il nome di Cristo e difendere i pellegrini che vi giungevano!

Guglielmo di Nogaret, cancelliere del Re, assisteva anche lui impassibile al rogo. Avrà incrociato anche il suo sguardo l’ultimo Templare? Non lo sapremo mai ma Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dei Templari, certamente sapeva che se lui stava per morire arso vivo sul quel rogo, Nogaret aveva certamente contribuito a far si che questo accadesse.

Vedere i suoi accusatori presenti al suo martirio doveva essere stato troppo. Dimenticando la pietà cristiana, leggenda vuole, si rivolse a Dio, e in un impeto d’ira maledisse il Re, Filippo il Bello, il suo Cancelliere Nogaret ed il Papa Clemente V, le tre persone che attraverso una colossale trappola avevano fatto passare uno dei più potenti, nobili e ben organizzati ordini cavallereschi esistenti, per una spelonca di eretici adoratori del diavolo.

Eppure…qualcosa sulla sua coscienza pesava. Non erano forse tutte invenzioni quelle accuse, pur calunniose ed immeritate, che il suo Ordine riceveva. Lo aveva anche ammesso nel corso dei lunghi interrogatori ai quali era stato sottoposto. Il verbale di uno di questi interrogatori è particolarmente illuminante. I commissari papali chiesero infatti al de Molay in quali termini avvenisse il rituale iniziatico attraverso il quale si diveniva Cavalieri del Tempio. Jacques de Molay rispose in questi termini:

“[…] Alla presenza dei nostri pubblici notai e degli infrascritti, [è presente il n.d.r.] fratello ‘Jacopo de Molay’, gran Maestro della milizia dell’Ordine del Tempio, avendo giurato sul Vangelo a lui prestato e dallo stesso materialmente toccato, di dire in difesa di sé e degli altri nell’interesse della fede, piena e completa e integra verità e interrogato sul modo e sul tempo della sua accettazione, rispose sotto giuramento che sono passati XLII anni da quando fu accolto presso Belnam, Eduensis diocesis, da fratello ‘Ymberto de Parado’, milite, alla presenza dei fratelli Amalrico de Ruppe e di molti altri fratelli di cui ora non ricorda più il nome.

 Disse ancora sotto giuramento che dopo molte promesse da lui fatte per rispettare e osservare gli statuti e le disposizioni del detto ordine, gli posero un mantello legato al collo. E lui che lo accoglie fece portare una croce di bronzo, nella quale c’era la figura del crocefisso, e gli dice e gli ordina di rinnegare Cristo la cui immagine era lì. Cosa che lui fece, sebbene contrario e poi gli fu ordinato di sputare sopra l’immagine e lui sputò a terra.[…]

Richiesto se con la forza, o con la paura delle torture o del carcere, o per qualche altra causa, avesse detto o mescolato qualche cosa non vera nella sua deposizione, o avesse taciuto qualche verità, rispose, sempre sotto giuramento di no; ma di avere detto la pura verità per la salvezza dell’anima sua…” 1

Mentre il fumo iniziava a soffocarlo e le fiamme si alzavano lambendo le sue gambe, forse si sarà interrogato sul perché di questo rinnego, così come si sarà chiesto il motivo per il quale simboli misteriosi ed altri rituali incomprensibili venivano tramandati nel suo morente ordine. Forse queste conoscenze, ora che tutto volgeva al termine con la sua morte, erano rinate altrove, nascoste tra le pietre delle cattedrali.



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Note:

  1. Fabio Giovanni Giannini, Milites Templi – Il processo, Crema (CR), Ed. New Style, 2000, p. 64.

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