Questo è un tuo punto di vista…

Postato da on May 4, 2015 in il punto di vista del counselor | 1 commento

Questo è un tuo punto di vista…

Quante volte qualcuno ci si è rivolto così?… o noi stessi abbiamo pronunciato una frase di questo tipo, durante una conversazione non proprio fluida… in cui forse i toni si stavano alzando verso una discussione, che magari si accendeva sempre più…

Solitamente entra nel nostro scambio comunicativo, che sia in un contesto formale, o amichevole o finanche in una situazione intima, quando sentiamo il bisogno di sottolineare un pensiero o un sentire  diverso da quello del nostro interlocutore, in quel momento, e vogliamo venga riconosciuto e accettato…
E’ evidente che praticamente sto dicendo all’altro “ io non la penso così… non sono d’accordo con te… ma devi rispettare anche la mia diversa lettura di questo aspetto… voglio rispetto per Me!”.

Spesso infatti fatichiamo a distinguere il punto di vista dalla persona che lo esprime, ovvero pensiamo “non sono d’accordo con te… non mi piaci”… o magari viceversa percepiamo un giudizio verso la nostra opinione, che può diventare verso la nostra persona, quindi istintivamente cerchiamo di mettere una distanza tra noi e l’altro.
Questo accade quando non ci ricordiamo che tante, tantissime possono essere le prospettive da cui guardare, producendo tante diverse visioni e percezioni di quella stessa realtà… per cui possiamo dire che nulla è in assoluto vero o giusto! Ma nel quotidiano, nelle nostre relazioni di ogni tipo, facciamo davvero fatica ad accettare la diversità, riferendoci qui alla diversità di visione…

Ancor più se la percepiamo in qualcuno a cui teniamo molto, con cui condividiamo importanti aspetti del vivere, e magari scelte comuni, ma che poi, naturalmente direi, può anche farci sentire una nota diversa da quella giusta secondo noi, che diventa così una stonatura ai nostri orecchi…  E da lì si possono generare, in ogni persona coinvolta, incomprensione, delusione, frustrazione, rabbia, giudizio, chiusura… quindi conflitti di varia natura.
In quelle circostanze, ancor meno del solito, non riusciamo a considerare che ognuno di noi porta in sé una infinita quantità di pensieri, emozioni, sensazioni, ricordi, dolori, delusioni, aspettative, desideri, ecc. legati non soltanto al momento presente, ma risultato di una vita…
Ogni volta che siamo in relazione con qualcuno (quindi la maggior parte del nostro tempo…) dovremmo provare a ricordarci che solo una piccola parte del nostro meravigliosamente complesso mondo personale sta incontrando una altrettanto piccola parte dell’altrui meravigliosa complessità. E che probabilmente, quando costruiamo velocemente una torre ben fortificata da cui difendere la nostra opinione, stiamo solo cercando di difendere una nostra parte fragile, vulnerabile.
Se da un lato questo è un sano modo per proteggere me stesso, avviene anche che spesso lì mi arrocchi lungamente, dietro rigide fortificazioni, da cui puntare il dito al punto di vista dell’altro… alimentando un conflitto o un atteggiamento di chiusura, con le loro difficili conseguenze.

Un elemento fondamentale del percorso di counseling consiste certamente nel saper facilitare una graduale acquisizione di una maggiore conoscenza delle tante possibilità insite in noi, delle tante risorse che ci appartengono ma non sempre conosciamo, quindi un ampliamento delle prospettive e delle eventuali possibilità di scelta.
Tuttavia mi stupisco ancora molto osservando, insieme al mio cliente, come a volte è sufficiente spostarsi anche di pochissimo da un certo punto di vista, per trasformare in modo sostanziale una situazione che ci crea disagio. Il tentativo di valutare una possibilità altra, una strada diversa da quella usuale, ci permette un’apertura che può diventare fondamentale. Potremmo iniziare ad accettare anche percorsi distanti dal nostro, ed accogliere mete diverse. Trovarci di fronte alla semplice possibilità di scelta ci farà percepire un maggiore potere personale, senz’altro prezioso nella gestione del nostro disagio.
Ma secondo me un aspetto incantevole della complessità umana, consiste anche nell’indiscutibile percezione personale della risorsa, di fronte all’alternativa… In questo senso un esempio forte, quasi paradossale, lo possiamo prendere dal cinema, dal bellissimo film “La leggenda del pianista sull’oceano”. Novecento, il protagonista, che è nato, cresciuto e mai sceso dal transatlantico dove da sempre si esibisce come eccezionale pianista, in questo frammento spiega le ragioni per cui ha deciso che mai proverà l’esperienza della terraferma…
Scena tratta dal film “La leggenda del pianista sull’oceano”



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1 Commento

  1. Bellissimo articolo..un mondo a lungo indagato, esperito e fonte di risorse e disagi..la relazione..sto’ sul pezzo..e grazie per questo”punto di vista”..che condivido pienamente..Bello!

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