Stare nel fuoco: contattare il dolore

Postato da on February 4, 2015 in nutrirsi consapevolmente | 0 commenti

Stare nel fuoco: contattare il dolore

Se facessi un sondaggio sono sicura che difficilmente troverei qualcuno a cui piace stare nel fuoco… semplicemente perché lì si brucia e bruciarsi fa male, provoca dolore. Anche se il mio articolo può sembrare ridondante, sento che questo momento è quello giusto per comunicare ancora qualcosa su un aspetto così “scottante” (perdonate l’ironia…).

A volte sembra che i nostri progetti, gli obiettivi, le tappe pratiche per raggiungerli diventino particolarmente difficili, ricchi di ostacoli. Credo che la prima reazione a questo dato di fatto, quantomeno quella che è stata insegnata a molti di noi, sia combattere gli ostacoli, non arrendersi mai, avere il controllo su tutto.

Vi risuona?

Ma è davvero così? E’ questa la strategia vincente? E soprattutto, cosa intendiamo per “vincente”? Chi è che vince e chi è che perde?

Andiamoci un po’ dentro…

Attualmente sto vivendo una situazione molto delicata, che mi sta a Cuore perché ad essa sono legati tanti progetti futuri. Sento tanto le mie vulnerabilità, ho paura di perdere un’occasione preziosa che non ritornerà, sento di essere impotente in una dinamica complessa dove la mia posizione è una delle tante e, sotto alcuni aspetti, è debole. Mi sento impotente ed il senso di frustrazione è davvero intenso. Alla paura della perdita subentra la rabbia legata al senso di impotenza e soprattutto alla percezione di non essere compresa fino fondo, di non essere sostenuta quanto le mie aspettative richiederebbero.

La tentazione di “spiegare” le difficoltà attraverso una sorta di ingiustizia ricevuta, è spesso dietro l’angolo e mi porta a trovarmi in un ring in cui vittima e carnefice iniziano la loro battaglia ed io mi vesto dei panni di vittima e carnefice a seconda del punto in cui mi sposto. Onore e rispetto a questi ruoli che fanno parte di ognuno di noi, ma sento che mi “ubriacano” fino a farmi perdere il “centro di me”. Ed è QUI che decido di FERMARMI.

Fermarsi non vuol dire delegare noi stessi ad altri o entrare in un’indolenza generalizzata; fermarsi vuol dire entrare in quel fuoco (la ferita) ed essere nudi (guardarsi profondamente). E’ un dolore fortissimo, che in quel momento sembra inconcepibile ed invivibile ma se avremo il coraggio (il contrario della paura) di starci ci accorgeremo che oltre il “velo” , oltre l’apparenza, c’è un significato più profondo. Gli ostacoli svelano il senso dei nodi profondi, di quei passaggi che nulla hanno a che fare con la situazione superficiale e pratica. Se rimaniamo ancora un po’ comprendiamo che le resistenze superficiali ed i dolori sono legati, collegati, sentiamo che dietro la paura di perdere un’occasione concreta esiste un mondo di paure ataviche che a volte si mascherano di rabbia, ma sempre paure sono: la paura di rimanere soli, la paura di essere abbandonati, la paura di non essere in grado di…, la paura di non essere ricambiati, compresi, assecondati, la paura di essere rifiutati, giudicati, la paura di non essere AMATI.

PAUSA…FERMIAMOCI PER UN ATTIMO QUI…

Difficile fermarsi per sentire tutto questo mondo interiore…Cos’è quindi che ci può spingere a “stare”, a rischiare di “sentirci”? La risposta è sempre quella: LA FIDUCIA. Attenzione però! La fiducia non significa un semplice “andrà tutto bene e non ci penso più” oppure pensare che sicuramente quel progetto pratico andrà in porto. La fiducia è quell’atteggiamento interiore nutrito dall’Amore che ci permette di accettare la vita e di credere profondamente nella sua benevolenza. Il risultato pratico non è dato saperlo in anticipo e dobbiamo sempre confrontarci con il fatto che i percorsi sono un mistero, c’è una parte che non è possibile conoscere del tutto, quantomeno non può conoscerla la mente ed a volte neppure il cuore. Questa è la base del discorso, su tutto il resto possiamo decidere di intervenire con i nostri sforzi di evoluzione che non sono mai facili ma richiederanno sempre un investimento in più, una Presenza autentica. In questi passaggi, a volte, non ci sono “mezze misure”, non esistono mediazioni del dolore, sono bandite le scorciatoie. In questi momenti tocchiamo con mano la nostra fragile umanità e questo ci permette di Ri-nascere con una pelle nuova e riprendere il volo come un’Araba Fenice…

Comprenderete bene, ora, che non vince e non perde nessuno, che non dobbiamo combattere o ostinarci ma aprirci alle prove benevole dell’evoluzione; gli altri sono specchi che ci aiutano ad entrare in contatto con le parti di noi che devono integrarsi, maturare. E quando avranno assolto il loro compito, saranno pronti a lasciarci andare se noi per prima li avremo lasciati andare. Ed a volte, invece, lo specchio è un’Anima lontana, che si riconosce e che si cerca senza tregua per ri-connettersi.

Buona evoluzione… e tenete in mente che nessuno è esente dal dolore… ricordiamocelo quando incrociamo un’altra Anima…io lo farò.

 



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