Tra mito e psiche. Le saghe nordiche come specchio dell’anima.

Postato da on September 15, 2013 in eso-pensieri | 8 commenti

Tra mito e psiche. Le saghe nordiche come specchio dell’anima.

Tra mitologia e psiche esiste un rapporto intimo e diretto, un collegamento che è in grado di mostrarci come le leggende dell’antichità parlino dei moti più reconditi della nostra anima così come illustrano simbolicamente fatti di origine storica.

Bachofen, giurista, antropologo e storico di nazionalità svizzera, verso la fine dell’800 propose un’innovativa teoria secondo la quale nel corso della storia dell’umanità, si erano alternate fasi di predominio maschile a fasi di predominio femminile, rispettivamente indicate come patriarcato e matriarcato. Le sue tesi furono fortemente osteggiate dal mondo accademico dell’epoca ma vennero successivamente riprese ed ampliate dall’archeologa Gimbutas la quale, esaminando gli aspetti folkloristici e mitologici del nord europa (era originaria di Vilnius in Lituania), giunse alla convinzione che ad una prima civiltà europea basata su valori femminili che si concentravano attorno al culto di una “Dea”, ne fosse successivamente sopraggiunta una seconda, di natura patriarcale, che si sarebbe fusa e poi avrebbe pian piano scalzato quella precedente.

Mitologia e dati archeologici concordano ed è per questo motivo utile approfondire alcuni aspetti delle leggende nordeuropee. I racconti norreni ci descrivono come, all’inizio dei tempi, esistessero due gruppi distinti di dei, gli Asi ed i Vani. Odino, capo del pantheon nordico, era un Asi e con tutti gli altri dei della sua stirpe viveva in una fortezza chiamata Asgard. Accade che una dea Vani, la bellissima quanto insidiosa Gullveig, venisse accolta all’interno di Asgard. Questa avvenente dea seminava discordia tra gli dei Asi e, per ovvie ragioni, non era ben vista nemmeno dalle dee Asi. Le liti giunsero a tal punto che si decise di bruciare Gullveig per riportare la pace e dopo tre tentativi andati a vuoto, Odino riuscì ad incenerirla, per rendersi conto immediatamente dopo di essere caduto in un tranello degli dei Vani, i quali, visto che loro congiunta era stata uccisa, avevano ora il pretesto per dichiarare guerra ad Asgard. In effetti si giunse allo scontro e dopo una serie di interminabili battaglie senza esiti decisivi, si comprese che era necessario trovare un accordo. Si decise infatti che alcune divinità Asi sarebbero andate a vivere presso i Vani e che tre divinità Vani si sarebbero trasferite ad Asgard. In questo modo la pace venne ristabilita.

In questo racconto dai toni epici si nasconde, dietro il velo del simbolo, la realtà storica del passaggio dal matriarcato, rappresentato dalle divinità Vani, al patriarcato, rappresentato da Odino e dalle altre divinità Asi. I Vani, infatti, erano considerati come divinità legate alla natura, alla sua fertilità ed ai suoi immutabili cicli, tutte energie queste che riportano al femminile ed al culto della Grande Madre. Gli Asi invece erano legati alla guerra, alla conoscenza delle Rune, al diritto inteso come legge che tutti sono tenuti a rispettare, qualità spiccatamente maschili.

Ecco dunque che la fine della civiltà della Grande Madre viene tratteggiata in termini mitologici come scontro tra diversi modi di vedere e percepire il mondo. Contadini e cacciatori non sono mai andati molto d’accordo proprio per visioni ed interessi divergenti. Coloro che rendevano culto alla Dea infatti, erano i contadini, gruppi stanziali che vivevano in modo diretto e profondo il contatto con la “Madre Terra” perché da questa dipendeva la loro stessa sussitenza. Tale legame, di vita e di morte, portava a comprendere per esperienza ed a rispettare per necessità, i periodi giusti per operare il raccolto. Saper attendere e “stare” sono due qualità della Dea e del femminile che è in ognuno di noi. Nello stesso modo il patriarcato, che nella caccia vedeva non solo un modo per sfamarsi ma anche quello di affermare la propria forza ed il valore dei proprio guerrieri, portava già in nuce quelli che sarebbero diventati i valori moderni di “supremazia”, “efficienza” e “velocità”. Molte altre culture hanno dato vita a leggende che, pur nella loro diversità formale, raccontano sostanzialmente la stessa storia, ed alcune di queste, prometto, le esamineremo più in avanti.

E’ tuttavia necessario sottolineare che, come Jung ci ha insegnato, ad ogni mito corrisponde anche una verità interiore, di ordine psichico. Matriarcato e patriarcato infatti non sono solo evidenze storiche e sociali ma sono anche parti vive della nostra singola individualità. Ne parleremo nel prossimo articolo.



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8 Commenti

  1. La mitologia nordica mi affascina moltissimo, quindi spero che questo sia il primo articolo di una lunga serie, grazie Valerio :)

    • Ciao Barbara, si, a questo articolo seguirà un altro sempre sul rapporto tra la mitologia nordica e la psicologia del profondo. Un caro abbraccio! :-)

  2. In questo articolo la frase “Contadini e cacciatori non sono mai andati molto d’accordo proprio per visioni ed interessi divergenti.” si è fatta sentire nel mio stomaco facendomi rendere conto di come la mitologia sia una vera chiave di lettura per la vita quotidiana.
    Ora è stagione di caccia e spesso sento spari attorno a casa (io sono nella “squadra” dei contadini 😉 ). Ciò mi inquieta già di per sé: è una sensazione spiacevole sentire degli spari. Poi non esco volentieri a cavallo in questi momenti perché temo di essere scambiata per una preda.
    Inoltre ho sentito varie volte storie di persone che conosco (contadini) che hanno trovato cacciatori “poco rispettosi” nella loro proprietà, che a volte hanno anche tagliato recinzioni per poter entrare permettendo così agli animali al pascolo di scappare e disperdersi.
    Il cacciatore ha diritto di seguire la preda anche se questo comporta entrare in una proprietà privata, ma non ha diritto di rompere una recinzione o di far fuggire animali o rovinare raccolti/alberi (che il contadino ha “pagato” e “mantenuto” spendendo denaro, tempo, cure, lavoro, ecc.).
    Molto spesso queste storie si concludono con litigi in cui il contadino può al massimo mandar via il cacciatore sentendosi però sfidare perché “il fucile ce l’ha lui” e deve ripagarsi recinzione e bestiame.
    Se fossero le tue storie, cosa significherebbero? Grazie :-)

    • Ciao Claudia,
      Se fossero le mie storie penserei all’importanza che nella mia vita riveste il riuscire a porre dei “giusti confini” rispetto all’invadenza altrui che, quando compiuta con un eccesso di maschile (“fucile”), delle volte può diventare un disagio. Ognuno di noi ha bisogno di un suo spazio vitale che deve essere soltanto nostro e nel quale nessun altro può entrare. Un caro abbraccio!!! :-)

  3. Bellissimo articolo! A proposito di Bachofen, ho scoperto che il mondo dell’antropologia ufficiale non ama molto questa tesi o la ritiene superata o una giustificazione per tesi femministe. Per quanto poco io ne so, nonostante sia rimasta sempre affascinata da questa teoria, mi sono sempre fatta un paio di domande : la prima è che mi sembra un po’ strano che il maschio, superiore per forza fisica alla donna, le abbia concesso di considerarsi a lui superiore e addirittura abbia permesso la pratica del sacrificio umano di un soggetto di sesso maschile ( il re per un anno); secondo punto non mi è ben chiaro perchè , secondo alcuni testi, la società patriarcale sarebbe di sopraffazione e di predominio e quella matriarcale pacifica anche se effettuava riti sacrificali di giovani uomini per saziare la sete dei campi …una pratica che mi suona come troppo cruenta e crudele per una società descritta come pacifica. Nonostante sia estremamente interessante e sicuramente ci sarà stato un passaggio tra vecchia e nuova generazione di divinità… non mi è tutto chiarissimo e sopratutto mi ha lasciato un po’ perplessa un certo scetticismo verso questa tesi da parte di esperti… volevo capirne di più. Oggi faccio l’avvocato del diavolo ma è una questione che rimane apertaXD XD Grazie! Un caro saluto!

    • Ciao Ila. Si, le testi di Bachofen hanno fatto e fanno da sfondo a tesi femministe come quelle della Percovich ed in merito alla pacificità delle cultura matriarcale c’è grande discussione. La paleoantropologia ha trovato segni di lotta e combattimento su scheletri che dimostrano come anche in quel periodo ci fosse violenza. Bisogna tuttavia fare attenzione a non cadere in un certo “letteralismo” in merito alla Giumbutas e guardare questi passaggi storici in una chiave più “alta”. Personalmente credo che le oscillazioni delle energie maschili / femminili, non siano tanto dovute ad accadimenti storici, come la cultura Kurgan ad esempio, ma, al contrario, gli accadimenti storici siano i “riflessi” di movimenti energetici globali di queste due energie. Queste oscillazioni sono utili al progresso generale ed è quindi salutare che vi siano periodi più legati alla sfera del maschile (come quello dal quale stiamo uscendo) ed altri più legati alla sfera del femminile. Gli eventi storici sono gli epifenomeni di quanto detto e quindi non necessariamente congruenti in “toto” alle tesi archeologiche in argomento. Un caro abbraccio! :-)

  4. A Guardia Sanframondi, Benevento, ogni sette anni, il 15 agosto, c’è la processione dell’Assunta con il Rito dei battenti. Ho scritto un libro che si intitola Un Mistero profano, in cui ipotizzo la persistenza, in questa ritualità, di forme di religiosità matriarcali, più antiche della religione monoteistica del Cristianesimo, che è fondamentalmente patriarcale. Il discorso mi sembra, che in parte, si intersechi con il Suo. Può trovare una discussione sul mio testo in Filomana Rita Di Mezza, Il femminile e la nostalgia, video Fondazione Gerardino Romano. Complimenti per i suoi articoli.

    • La ringrazio per il suo prezioso contributo. In effetti concordo pienamente con lei sul fatto che in molte delle feste tradizionali di alcune zone del nostro “Bel Paese” è possibile riscontrare la sopravvivenza del culto del femminile sacro. La festa dei “Serpari” di San Domenico a Cocullo (AQ) e quella della Taranta nel Salento sono degli esempi lampanti. Un caro saluto, grazie per la segnalazione e per i complimenti. :-)

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