Riqualifichiamo la Città

Postato da on May 1, 2013 in a casa di Lori e Giò | 0 commenti

Riqualifichiamo la Città

Nel corso di una recente intervista la celebre “archistar” Zaha Hadid ha dichiarato:

Ora che ci siamo finalmente resi conto del fatto che le risorse del nostro pianeta non sono infinite, qualsiasi nuova impresa o iniziativa deve compiere una riflessione aggiuntiva circa le potenziali conseguenze che potrà avere sull’ambiente. Considerando che le città sono il luogo dove ci sono maggiori consumi a livello globale di energia, acqua e aria e che gli edifici consumano e inquinano durante il loro ciclo vitale così come durante la loro costruzione, il nostro obiettivo deve essere quello di creare delle città che siano in grado di adattarsi in modo sostenibile all’ambiente naturale”.

Nelle città si è costruito in fretta e male ed oggi dobbiamo cercare di correre ai ripari: diminuzione del consumo di suolo e parole come  riuso e riconversione sono sempre più spesso al centro dei dibattiti degli architetti e non solo, dato che riguardano sia la sfera sociale che quella economica.

La qualità degli spazi urbani, per esempio, attira sempre di più l’attenzione dei cittadini come tutti i temi che riguardano il recupero della vivibilità e fruibilità di piazze, slarghi e luoghi di aggregazione e di interesse sociale.

Attraverso una sapiente progettazione della riqualificazione urbana è quindi possibile migliorare di gran lunga la vita nei quartieri, ma non solo quelli più centrali, comunque interessati da interventi di manutenzione, ma anche quelli all’interno dei quartieri un tempo periferici, oggi facenti parte a pieno titolo della fascia propriamente urbana.

In particolare la piazza, nel sistema urbano, può tornare a rappresentare ed assolvere contemporaneamente le tipologie di centralità che in antichità strutturavano i sistemi sociali e scandivano la vita della polis, e cioè commercio ed affari, potere temporale e potere religioso, in un sovrapporsi e compenetrarsi di funzioni primarie.

Il problema dell’ integrazione resta comunque il tema preminente dei quartieri nati in zone periferiche, ormai incorporati nell’area propriamente urbana, ma mai pienamente ad essa integrati, esclusi dalla vita della città, in particolar modo se non sono attraversati da un sistema di mobilità di ampio utilizzo, ma anche per la qualità del contesto e la mancanza di servizi che non creano attrazione.

Una prima qualificazione  dovrebbe quindi avvenire cercando di riattivare l’interesse verso  l’utilizzo degli spazi; la prima periferia, strade, piazze, piccoli slarghi abbandonati, possono essere riconvertiti con un’azione di coerenza che trovi nel recupero un progetto di riqualificazione sociale, economica e, se possibile, con potenzialità anche culturali.

Il dibattito è quindi aperto a nuove soluzioni, tra le quali si possono comprendere il recupero dei valori dell’artigianato locale al quale si possono dedicare i nuovi spazi, favorendo la rinascita delle botteghe di apprendistato che  possono concorrere alla creazione di nuovi posti di quei lavori spesso dimenticati. Appare comunque importante che la pianificazione e riqualificazione degli spazi urbani si apra all’ascolto dei nuovi bisogni e alla promozione di nuove forme di convivenza civile atte a favorire la solidarietà, l’integrazione fra le generazioni e le minoranze.

Una seconda qualificazione può avvenire con interventi di architettura;  cioè nel migliorare la qualità dell’ambiente migliorando la qualità degli spazi urbani, e la qualità della vita dei cittadini attraverso azioni di riordino dei manufatti di arredo e la riqualificazione di ambiti cittadini, facendo sì che il riordino urbano divenga anche miglioramento dell’impatto visivo.

Una buona qualità del contesto contribuisce anche al miglioramento dello stato d’animo dei cittadini, per cui gli interventi di riqualificazione devono anche riguardare il verde cittadino, facendo in modo che si incrementi e valorizzi l’esistente con la promozione di iniziative di sensibilizzazione e crescita culturale ed educativa sui temi del verde e della tutela dell’ambiente, la programmazione di eventi che ne favoriscano una ampia e corretta fruizione.

In questa ottica positivi riscontri potrebbero provenire dalla trasformazione delle parti di terreno che nei quartieri popolari rimangono inutilizzate o di difficile utilizzo, in orti urbani, cioè in aree assegnate a cittadini per essere da loro coltivate creando il cosiddetto  orto sociale.

È quindi necessario attivare nuove iniziative e dare così concrete risposte alla necessità dei cittadini di delineare luoghi aggreganti, confortevoli, sicuri, salubri, ben diversi dagli spazi alienanti e dispersivi che connotano ormai troppi contesti urbani.

Attualmente però le nuove possibilità da sfruttare sono bloccate da troppe regole, la gestione dei vecchi piani regolatori “ingessa” la città, bisogna trovare nuovi strumenti più agili e in modo da poter fare scelte più coraggiose.

Regole che andavano bene nel passato oggi non funzionano più, nel tempo abbiamo già assistito al modificarsi dell’abitazione, sempre più piccola, ma con sempre meno spazi inutili, dobbiamo usare lo stesso criterio anche per le città.

Alcune Amministrazioni locali sono riuscite a vietare l’uso e il consumo di nuovo suolo; ed è questa una strada certamente da percorrere sia negli spazi pubblici che negli spazi privati, ricorrendo sempre di più al rinnovo edilizio che ci dà la possibilità di migliorare enormemente il funzionamento energetico dell’organismo abitativo e ci restituisce immediatamente una migliore qualità dell’aria.

Le nuove necessità costituiscono pertanto una risorsa, e non certo una difficoltà, anche perché ”la difficoltà crea l’opportunità” come ripete spesso il Prof. Pepe Barbieri nelle sue lezioni nella facoltà di Architettura di Pescara.

 



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