La maledizione del Druido

Postato da on November 26, 2015 in eso-pensieri | 0 commenti

La maledizione del Druido

Nelle antiche preghiere stregoniche che solo fino a pochi anni orsono si praticavano nell’Appennino tosco-romagnolo e di cui ho parlato in un precedente articolo, si usava fare riferimento alla Dea Diana per vedere i propri desideri e le proprie richieste esaudite.

Il postulante, a chiusura della preghiera, inseriva un’ingiunzione alla stessa Dea. Tale ingiunzione voleva che, se la richiesta non fosse stata esaudita, la Dea sarebbe stata maledetta. Questa singolarissima procedura per la quale è lecito minacciare una divinità che non accontenta i suoi fedeli, trae origine da un’antica pratica pagana largamente diffusa in ambito celtico.

In effetti, presso questa società, quando due persone entravano in lite per qualsiasi motivo, la parte offesa aveva la possibilità di iniziare, davanti all’uscio di casa dell’offensore, un digiuno rituale della durata di tre giorni. Dal punto di vista del clan questo atto vincolava l’offensore a riparare al torto fatto o comunque a sottoporsi al giudizio della causa in questione da parte di un Druido. Rifiutarsi di riconoscere questo digiuno portava al decadimento di qualsiasi diritto sociale e persino gli appartenenti alle classi nobiliari si potevano vedere privati di ogni autorità.

Questo procedimento, applicato anche nei confronti delle divinità, era per le stesse vincolante. Il Dio in questione, qualunque esso fosse, non poteva “perdere la faccia” davanti ai suoi credenti perché, come spesso accadeva in ambito celtico, l’onore veniva prima di tutto!

Con il passare dei secoli, in seguito all’avvento del cristianesimo nei territori celtici, questa pratica non scomparve ma divenne tout court parte integrante delle pratiche monastiche, specialmente per quanto riguarda le preghiere che i religiosi rivolgevano a Dio.

Jean Markale, noto ricercatore in ambito celtico, racconta quanto segue riguardo al “digiuno contro Dio”, pratica tipica del cristianesimo celtico:

Anche [San] Colombano vi fece ricorso. Quando si stabilì nei Vosgi, dovette costruire un monastero in condizioni assai precarie. I compagni non avevano quasi nulla da mangiare, e uno di essi si ammalò gravemente. Per strappare a Dio la sua guarigione, Colombano ordinò un digiuno completo di tre giorni a tutti i suoi, già stremati e affamati. Essi forzarono il miracolo, poiché giunse un contadino che portò loro viveri e rimedi, e il malato si salvò.

I Druidi, di cui i monaci del cristianesimo celtico erano gli eredi, avevano rituali e pratiche magiche attraverso le quali potevano vincolare Dei e uomini alla loro volontà. Questo veniva fatto attraverso i geis, incantesimi ai quali si associava una potente maledizione nel caso il Dio o l’uomo avesse violato determinate regole o avesse omesso di compiere degli atti che gli erano stati esplicitamente richiesti.

Diversi eroi delle saghe celtiche caddero vittime di queste maledizioni tra cui possiamo senza dubbio citare Cù Chulainn, la cui vita, sin dall’inizio, era vincolata da moltissimi geis per superare i quali egli compì delle imprese eccezionali.

E’ proprio vero che nelle difficoltà che incontriamo nella vita troviamo i migliori stimoli per crescere…



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