Al rientro dalle vacanze…fluire!
Ammettiamolo. Quante volte al rientro dalle nostre vacanze ci siamo trovati bloccati in autostrada o al casello con l’unico desiderio di possedere una bacchetta magica con la quale far fluire il traffico. Tante, tantissime volte. Eppure puntualmente ci troviamo imbottigliati nella giungla d’asfalto a rimuginare pensieri, anche questi congestionati, sul lavoro che ci attende dopo aver riposto le valigie e dopo aver sistemato i files con le foto delle spiaggia sul nostro computer.
Pensieri e traffico sono infatti due parole che vanno molto d’accordo e spesso si trovano ad esprimere lo stesso tipo di energia. Quello che nel gergo degli automobilisti viene indicato come “imbottigliamento” nella nostra mente assomiglia alla “confusione” dovuta ad un eccesso di pensieri che, anche loro poverini, rimangono “imbottigliati”. Facciamo un esempio. Stiamo andando al lavoro in auto, facendo il solito percorso quotidiano e quando arriviamo sul posto a malapena riusciamo a ricordarci di cosa è accaduto nel frattempo. La nostra consapevolezza era assorbita altrove, persa nell’inseguimento dei nostri pensieri che incessantemente ci riportano cose da fare, persone da chiamare e compiti da svolgere, facendoci perdere completamente il piacere della “presenza”.
E’ una questione da prendere in considerazione dal momento che, in questa fase particolare dell’anno, i pensieri rischiano di risucchiarci nel tram tram lavorativo “bevendosi” in un sol colpo tutto quello che di piacevole e positivo abbiamo sperimentato durante le nostre ferie. Cosa fare allora per evitare che accada questo?
Volgendoci alla saggezza dell’antico oriente troviamo degli insospettabili aspetti di risorsa nella meditazione e nella filosofia del Tao con il suo concetto di “lasciar fluire”. Dovremmo considerare infatti come i nostri pensieri siano veicoli di energie che assumono gli aspetti e le tonalità dei pensieri stessi che le hanno generate. Molte volte i nostri pensieri anticipatori si trasformano in paure ed ansie che, da un punto di vista oggettivo, non hanno nessun appiglio se non quello della nostra mente. Frasi come “Devo rientrare al lavoro, chissà che fregature mi aspettano!” da un punto di vista energetico “lasciano il segno” ed iniziano a veicolare una serie di immagini interiori e situazioni ipotetiche che hanno come unico effetto quelli di incupirci, generando emozioni negative. Indubbiamente potremmo trovarci ad affrontare situazioni disagevoli, ma non esiste una sola buona ragione per tirarci la zappa sui piedi veicolando noi stessi sensazioni spiacevoli.
Si parlava poco prima del lasciar fluire. Un buon punto di partenza potrebbe infatti essere quello di considerare i nostri pensieri come nuvole di passaggio da osservare con sereno distacco ed un pizzico di curiosità per vedere quale sarà la prossima nuvola e che forma avrà. In occidente abbiamo la sensazione di “essere” i nostri pensieri ed attribuiamo loro un peso estremamente rilevante (troppo rilevante!) nelle nostre vite. Questo connubio, tutto da rivedere, tra essere e pensare, è stato formalizzato dal celebre “cogito ergo sum” di Cartesio. Sfortuna vuole che Cartesio probabilmente non abbia mai preso a calci un bel masso, certamente si sarebbe reso conto che anche le cose che non pensano “sono” e che quindi noi esistiamo a prescindere dal fatto che pensiamo oppure no. L’oriente ci informa giustamente che noi non siamo i nostri pensieri. Questo modo di percepire la realtà, questa “via” (Tao significa, per l’appunto, via) ci rende liberi di usare le nostre idee come fossero una cassetta degli attrezzi, nella quale poter andare a scegliere quello che ci serve momento per momento, liberandoci in questo modo dalla spirale dei pensieri negativi che, di tanto in tanto, rischia di immetterci in una strada poco piacevole.
In ogni disagio si trova nascosta un’opportunità, tuttavia se vogliamo coglierla, è necessario predisporsi positivamente nei suoi confronti. Le spirali di pensiero negative impediscono di avere una visione chiara di quello che ci circonda e delle occasioni che ci si presentano.
Decidiamo quindi di volerci bene e di lasciar fluire i pensieri nel modo giusto affinché siano nutrienti e ci consentano un buon rientro dalle vacanze.









mi stupisce sempre che qualcosa di così privato,evanescente e fantasmatico come un pensiero possa influenzare pesantamente la materia… è un principio che faccio una certa fatica ad accettare anche se ne riconosco la validità. La trappola sta nel fatto che – almeno per quel che mi riguarda- il pensare in negativo possa servire a fare la check-list dei punti deboli di una situazione e andarci a mettere riparo…esempio “ho studiato un capitolo però se mi chiede il paragrafo tre non me lo ricordo bene, ok vado a leggerlo” ma se ti fai prendere la mano, non inizi nessuna opera perchè parte la tendenza a pensare “e se succede questo? ma sicuro va male e quello figurati se mi da una mano ecc ecc”; uniscici una naturala tendenza alla malinconia e una sfiducia complessiva e hai fatto la frittata…
Ciao Ila,
in effetti ogni pensiero crea una “forza gravitazionale” che attira verso di se altri pensieri di simile natura. Quando molti di questi pensieri simili si aggregano tra di loro, si supera una certa “massa” che rischia di diventare un “buco nero”, inghiottendo tutto nella spirale del pessimismo.
Visto che siamo noi a gestire i nostri pensieri (nonostante i disagi reali che possiamo trovarci ad affrontare) abbiamo anche la libertà di scegliere quelli giusti e, sempre per quella legge che vuole che il simile attiri il simile, possiamo scegliere di farci del bene!
Un caro abbraccio!