Dalla cucina all’alchimia. I segreti di Maria l’Ebrea e del suo assioma
Se avete armeggiato qualche volta in cucina per realizzare dei dolci, probabilmente vi sarà capitato di far sciogliere del cioccolato dentro un vasetto messo a sua volta a contatto con dell’acqua riscaldata dentro un pentolino. Operazione comoda e veloce che consente di trasformare il cioccolato dallo stato solido a quello liquido. Forse vi sorprenderà sapere che l’operazione che avete compiuto deriva da una plurisecolare tecnica che la leggenda vuole sia stata ideata da una donna, un’alchimista ebrea, di nome Maria. Proprio dal suo nome deriva questo metodo di lavorazione del cibo, intitolato, appunto, “bagnomaria”.
Che vi dilettiate tra i fornelli della cucina o tra quelli dell’alchimista, che a ben guardare poi è la stessa cosa, è bello sottolineare come questa alchimista dell’antichità sia nota anche per un’altra osservazione di natura esoterica che riguarda la numerologia. Questa osservazione, che ai più è nota come “Assioma di Maria” è un rompicapo numerico che ha tuttavia delle relazioni molto profonde con l’interiorità dell’essere umano. Ecco cosa recita l’assioma:
“L’Uno diventa Due, i Due diventano Tre, e per mezzo del Terzo il Quarto compie l’Unità”.
Parole enigmatiche che tuttavia aprono la porta ad uno scrigno di antica sapienza che porta non solo al pitagorismo, tema che abbiamo già incontrato nei nostri articoli, ma anche verso la psicologia analitica di Jung.
Per i pitagorici, i quali consideravano i numeri nel loro aspetto di “numen”, ossia alla stregua di enti divini archetipali, il quattro era assimilabile al concetto della Tetraktys, il massimo simbolo attraverso il quale gli adepti di Pitagora concepivano la divinità. Quest’ultima infatti, a partire dall’Unità primordiale, si “scindeva” nel due, creando la prima coppia di opposti maschile – femminile, successivamente queste due energie congiungendosi davano vita al numero tre, il “figlio divino”, che a sua volta si manifestava nella materia attraverso il numero quattro. Nel misticismo ebraico questa successione numerica è possibile ritrovarla nel Santo nome di Dio JHWH, quattro lettere che, appunto, indicano la totalità del tutto. Inoltre sommando le prime quattro cifre (1,2,3,4) si ottiene il numero 10 che è, in sostanza, un ritorno all’unità iniziale. E’ ora possibile comprendere perché Maria l’Ebrea dica “Il Quarto compie l’unità”.
Nella psicologia analitica junghiana il numero quattro invece riporta alla “Tipologia Psicologica”. Lo psichiatra di Zurigo, infatti, nel cercare di comprendere cosa distinguesse la propria psicologia da quella di Freud ed Adler, arrivò ad intuire l’esistenza di diverse tipologie psicologiche negli esseri umani. Queste tipologie sono relative al canale attraverso il quale le persone prendono contatto con la realtà. Questi “canali” possono essere quattro, il pensiero, la sensazione, l’intuizione ed il sentimento. Ognuno di noi affronta la propria vita sfruttando prevalentemente uno di questi canali. Tale utilizzo prevalente ha come conseguenza quello di sviluppare un uso molto raffinato di uno di questi quattro strumenti. Jung indica la funzione utilizzata prevalentemente con il termine di “funzione differenziata” ed è quella che emerge nella nostra personalità. Il contraltare di questa funzione è la “funzione indifferenziata” che vive occultata nell’inconscio. Le persone che, per personalità, tendono a sfruttare molto il loro aspetto di “pensiero”, hanno come funzione indifferenziata la funzione “sentimento” e viceversa. Ai lati dell’asse delle due funzioni fin qui descritte, vi sono, come a formare una croce, altre due funzioni, chiamate “funzioni ausiliarie”, nell’esempio specifico che stiamo facendo sono la “sensazione” e “l’intuizione”. Queste quattro funzioni, riunite tra loro, compongono anch’esse la stessa unità cui accennava Maria l’Ebrea.
Dal cioccolato sciolto ai misteri cabalistici il passo è breve…anche l’esoterismo ha il suo lato dolce!









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