Siamo una cipolla!
Se dovessi descrivere senza grossi giri di parole una cipolla direi che è un vegetale che può essere di diversi colori e sfumature, che ha molti strati, che è un ingrediente base per moltissime ricette e che riesce ad essere particolarmente versatile pur essendo caratterizzato da una spiccata semplicità di fondo.
Oggi focalizzerò l’attenzione proprio sugli strati perché essi, in qualche modo, rappresentano la metafora di ciò che è l’individuo, o meglio, di come la persona 1 diventa tale. Mi spiego.
A chiunque fosse chiesto “che tipo sei? Che persona sei?”, risponderebbe con una serie di caratteristiche su ciò che lo contraddistingue o che pensa lo contraddistingua: “sono affidabile, responsabile, ribelle, capriccioso, preciso, intelligente, accogliente, tranquillo…”. Ma queste qualità hanno a che fare con la complessità dell’individuo? Possono essere considerate esaustive rispetto alla totalità di ciascuno? Presumibilmente direi di no. Molto spesso gli aspetti che riteniamo ci descrivano sono solo una parte, o lo strato più superficiale, di ciò che siamo veramente. Ora non vorrei addirittura affrontare il delicato tema dell’Essenza di un individuo o di un’Anima, però magari, sarebbe interessante riflettere su ciò che la psicologia ha da dirci. Nell’ambito della Media-Comunic-Azione® si riprende il concetto del Voice Dialogue secondo cui il processo di consapevolezza di un individuo avviene su tre livelli distinti seppur interconnessi: la Visione Lucida, l’Esperienza dei sé e l’Ego Consapevole. Ripercorrendo la nostra metafora sugli strati, l’Esperienza dei sé presuppone, appunto, che ci siano diversi sé, o schemi di energia o sub-personalità. In questo approccio si distinguono i sé primari dai sé rinnegati e dai sé inconsci. I sé primari sono quegli aspetti che la persona mostra negli strati più in superficie, rappresentano la corazza di cui si è rivestita e cioè quegli aspetti che con il tempo hanno preso il sopravvento (a scapito di altri) ma che sono stati funzionali a tutelare una vulnerabilità. I sé rinnegati e i sé inconsci rappresentano “gli strati più interni della cipolla” ossia quegli aspetti, polari ai sé primari o addirittura sconosciuti nel caso di quelli inconsci, che sono rimasti nell’ombra perché non hanno avuto spazio per emergere. Questo non vuol dire che non ci servano. Della cipolla, cari lettori, si mangia tutto! Un suggerimento di “ricetta” nel percorso di consapevolezza, presuppone un lavoro sulla riacquisizione di aspetti che fanno parte di noi e che abbiamo tenuto nascosti, attraverso un continuo processo di disidentificazione e di mediazione. E’ un concetto simile a quello che Carl Gustav Jung, lo psicologo del profondo, definisce “processo di individuazione del Sé”.
Comprendo che decidere di affrontare un percorso di consapevolezza su di sé è un coraggioso compito, a volte fa male, fa piangere come quando tagliamo una cipolla…però molto spesso ne vale la pena perchè ci si accorge che quel pianto è di gioia per aver scoperto, o ri-scoperto, che siamo creature che nella loro semplicità, sono ricche di sapori. Riuscire a vedere e poi accettare “strati” di noi che non avremmo mai pensato di possedere o che abbiamo rifiutato per una vita, può rappresentare un aspetto di risorsa perché ci dà la libertà e la responsabilità di scegliere veramente come essere.
Che ne dite di mettervi all’opera e preparare una ricetta che rappresenti alcuni dei vostri aspetti d’ombra?
Come urla una famosa conduttrice televisiva: “Pronti…Cuochi…Viaaaaaaaaaa!”
Buon lavoro 😉









Note:
- Il termine «persona» deriva dal latino persōna persōnam che significa “personaggio mascherato, maschera” ↩
…La cipolla! Geniale! L’idea di andare in profondità mi appassiona e allo stesso tempo mi spaventa.Ripenso a tutte quelle volte che ho avuto il coraggio di sfogliare e spogliare qualche piccolo strato della mia “cipolla”…e ricordo con altrettanta chiarezza chi insieme a me ha accompagnato la mia mano! credo che non esista percorso serio senza la vicinanza di qualcuno che accompagna quella mano…
….al prossimo appuntamento….rachele
Cara Rachele,
aprrezzo molto il tuo intervento. L’anelito di profondità è un’energia, diciamo così, il cui richiamo, a volte, è inevitabile (per fortuna!). E’ come se ci fosse un qualcosa che ci ammaliasse e ci spingesse ad andare oltre, un bisogno di oltrepassare una soglia. Curiosità, eccitazione e intensità si incontrano con paura, timore e vulnerabilità. Però il segreto, forse, è non cercare di arrivare direttamente all’ultimo strato o avere fretta di “strappare” quelli prima…anche qui la mediazione in base al nostro sentire interiore ci può aiutare. E’ altrettanto condivisibile il sostegno di cui parli, è importante chi ci sta vicino e come ci sta vicino in alcuni momenti di vita, tuttavia, dentro di noi, vive sempre un senso di solitudine, e a volte di inadeguatezza, che sembra non poter essere lenito da nessuna altra mano se non la nostra…Il vero sostegno per arrivare all’Anima di quella cipolla siamo noi e questa, a mio avviso, è una rassicurazione perchè in questo modo diventiamo RISORSA di noi stessi. Grazie ancora e a presto