L’importanza della comunicazione nella scuola che cambia

Postato da on May 19, 2014 in il punto di vista del counselor | 0 commenti

L’importanza della comunicazione nella scuola che cambia

Frequento la scuola da sempre e, prima da alunna poi da insegnante, ho applaudito, combattuto, sopportato i numerosi cambiamenti che l’hanno attraversata. Ne ricordo bene l’austerità ed il distacco che caratterizzavano i rapporti sia con gli studenti che con le famiglie, resi premessa concreta già dalla scalinata d’ingresso presente in quasi tutti gli edifici. Simbolo di un mondo altro, posto volutamente in alto a ribadirne il ruolo, e nel contempo indicazione di un percorso che non fosse solo salita ma soprattutto ascesa. Un mondo in verticale, gerarchico, dichiaratamente autoreferenziale, chiaro nei ruoli e nelle aspettative. Una dimensione parallela dai confini netti, quasi indiscutibile se non dagli addetti ai lavori.

Oggi le cose sono molto cambiate. Il paradigma odierno, fatto di flessibilità e tempi accelerati, ha investito in modo prorompente anche la scuola, chiamandola a scendere da quei gradini per misurarsi con la sfida del dialogo e del cambiamento, a partire da se stessa. Oggi di scuola se ne discute molto ed è uno degli argomenti più delicati, sentiti e spinosi dei nostri tempi. Delicato perché riguarda le persone, la speranza ed il futuro; sentito per il senso di appartenenza e le responsabilità che implica; spinoso per le difficoltà e la complessità che dimostra. Non è più quel mondo parallelo e lineare di un tempo, ma un macro-sistema dinamico ed articolato, ancora un po’ gerarchico, ma molto più aperto e interconnesso sia al suo interno che all’esterno.

 E’ la piramide che diventa cerchio e necessita di nuovi modi di relazionarsi e di comunicare. Nel nuovo assetto, si è passati dal modello unidirezionale di professori in cattedra-altare (anch’essa sopraelevata)e allievi-imbuto, ad una realtà a più voci che partecipano al processo educativo. Non solo dirigenza e docenti ma anche amministrativi, alunni, famiglie e rappresentanze del territorio: diverse competenze e punti di vista da integrare, bisogni specifici da ascoltare. Una tavola rotonda sempre più allargata dove ci si concerta su programmi, libri di testo, regolamenti interni, calendari, attività integrative, risorse economiche e tanto altro. Ruoli e responsabilità vengono condivisi e a ciascuna delle parti è richiesto di collaborare in sinergia per favorire una reale preparazione alla vita adulta ed un clima sereno per tutti. In teoria.

In realtà, come per tutte le fasi di transizione, non è semplice abituarsi ai cambiamenti. Questa realtà a più voci è ancora lontana dall’essere un’orchestra, soprattutto perché non sempre se ne ha la consapevolezza. Inoltre mancano alcuni strumenti essenziali, a partire dalle competenze[1] comunicative, che tra l’altro risultano tra i bisogni formativi più richiesti. Saper parlare, quindi relazionarsi non è solo questione di forma, ma di sostanza, perlopiù interiore. Mantenere l’attenzione anche verso l’interlocutore, oltre che per il proprio messaggio, saper ascoltare in modo autentico, gestire le nostre emozioni e quelle altrui, mediare tra la coerenza ai propri principi ed il rispetto per la vulnerabilità dell’altro, richiedono ben oltre la disposizione a farlo ma una vera e propria formazione; specialmente all’interno di un mondo fatto di persone, di rapporti e di parole. Si può fare moltissimo per migliorare la comunicazione istituzionale, quella  tra colleghi, con le famiglie, con gli studenti; è il primo passo verso quell’alleanza formativa di cui tanto si parla, per la costruzione del sentimento di appartenenza comune che crea lo spirito di squadra, o meglio, ‘la comunità educativa’ come ben dice un mio stimatissimo collega.

Da questo punto di vista, la formazione in counseling è stata illuminante per cogliere i parallelismi e le affinità tra counselor ed insegnante [2]: la delicatezza del compito, l’importanza della relazione e di una buona comunicazione, la promozione dell’autostima, dell’autonomia e della crescita personale, e non  ultimo, il valore della reciprocità. La scuola, e tutti coloro che la vivono, ne gioverebbero moltissimo e a questo proposito ho numerose idee di cui vi parlerò prossimamente …

 

 

 

 

 

[1] Diverse dal buon senso, dall’educazione, dalle abilità innate o dalla predisposizione caratteriale. Ho volutamente evitato il termine ‘conoscenze’, – gli insegnanti capiranno –  per l’aspetto meramente teorico che comporta. La ‘competenza’ va oltre la nozione e richiede un investimento fisico ed emozionale; è l’interiorizzazione di quanto appreso, l’esperienza vissuta e ripetuta fino a modificare un comportamento, è il punto d’arrivo del saper essere.

 [2] e con le altre professionalità ad impatto sociale o nelle relazioni d’aiuto.

 

 



facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedin
facebookrssyoutube

Lascia un Commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

stampa