Se fossi un cibo quale saresti?
Rotonda e violacea, morbida e spugnosa oppure piccola e croccante, aspro e ruvido, caldo e liquido, pungente e colorato…
Sarebbe interessante scoprire come ci percepiamo o come ci percepiscono gli altri prendendo spunto dalle caratteristiche di un cibo, non credete? Si potrebbero svelare molti aspetti di noi facendoci aiutare ancora una volta dalla cucina!
Trovo sia sempre molto stimolante poter utilizzare il canale creativo e giocoso per scoprire parti importanti di noi con una modalità che sia delicata e incisiva al tempo stesso. Quanto ci conosciamo in realtà? Quello che pensiamo di noi è veramente ciò che siamo? Certo una melanzana non può diventare una patata però se cucinassimo una gustosa ratatouille potremmo trovare la giusta mediazione ed integrazione tra questi due vegetali non dovendo rinunciare a nulla. Questo è, semplificando di molto, ciò che nell’ambito del Voice Dialogue e della Media-Comunic-Azione, viene definito Ego Consapevole. In altri termini sperimentando prima una polarità e poi un’altra e, successivamente radicandoci al centro, possiamo trovare la giusta mediazione (o il giusto peso) tra due parti di noi (tra due ingredienti della nostra ricetta).
E’ questo che si “costruisce” in una relazione di counseling: trovare la giusta misura, dove per “giusta” si intende ciò che per ogni individuo rappresenta la sua peculiare mediazione. E questo significa altresì che siamo noi a decidere che piatto vogliamo essere; non a caso una stessa ricetta può essere interpretata in mille modi a seconda di quale equilibrio il “cuoco” decida di creare: ci sarà chi preferirà più il gusto piccante chi quello più “formaggioso”, non importa, ciò che importa è che quella ricetta rispecchi la nostra autenticità ed i nostri bisogni, le “brutte copie” non piacciono a nessuno e neppure le minestre riscaldate!
Vi propongo un gioco: prendetevi un momento di sana solitudine, munitevi di un quaderno e di una penna, respirate per qualche minuto e rispondete subito a queste domande:
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Quale cibo si avvicina di più alle tue caratteristiche?
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Quali qualità (nel senso di caratteristiche) possiede? (Trovane almeno 4)
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Le qualità che hai trovato ti piacciono?
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Se dovessi abbinare un altro alimento a quello scelto, quale preferiresti?
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Descrivi le qualità (nel senso di caratteristiche) che possiede anche questo alimento. Quanto ti appartengono?
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Adesso inventa una ricetta che abbia come ingredienti principali i cibi scelti, gustala e poi dalle un titolo!
Questo giochino potrebbe rivelarvi qualcosa di molto interessante su voi stessi e scoprire di che “pasta siete”! Mi raccomando sono curiosa di sapere com’è andata 😉
Buon divertimento!
Bellissimo articolo Marcella, grazie per l’interessante spunto di lavoro su cui mi cimenterò e condividerò.
Cara Annamaria,
grazie per la tua attenzione e spero tu condivida al più presto il risultato del giochino! Sono curiosa 😀
E poi i tuoi apprezzamenti sono particolarmente graditi visto che sei un’intenditrice in questo campo.
Un abbraccio 😉
Cara Marcella, premesso che ti ringrazio nuovamente e moltissimo per lo stimolo che mi hai dato facendo un lavoro che mi ha anche divertita, che oso rischiare postando la ricetta testè inventata, prima di realizzarla e poi che più che intenditrice sono appassionata golosa, questo è quanto ho prodotto:
1. Quale cibo si avvicina di più alle tue caratteristiche?
carciofo
2. Quali qualità (nel senso di caratteristiche) possiede? (Trovane almeno 4)
Appartiene al mondo vegetale (pur non essendolo adoro tutto ciò che ne proviene); è bello, “poliedrico” ha tante facce (strati); è versatile nelle preparazioni, ma è buonissimo anche nella sua forma originaria (da solo e crudo); è amarognolo
3. Le qualità che hai trovato ti piacciono?
Si, unico inconveniente il tempo per pulirli
6. Se dovessi abbinare un altro alimento a quello scelto, quale preferiresti?
Riso
8. Descrivi le qualità (nel senso di caratteristiche) che possiede anche questo alimento. Quanto ti appartengono?
Anche lui è versatile, negli accostamenti con altri alimenti rende tutto più amplificato: sapore, odore, anche la quantità , ma poi è buonissimo anche nella assoluta semplicità con un filo d’olio; nutre; è multietnico nel senso della varietà dei tipi e perché si produce un po’ ovunque nel mondo; è pratico perché permette (certo non con i risotti) in mancanza di tempo preparazioni anticipate.
10. Adesso inventa una ricetta che abbia come ingredienti principali i cibi scelti, gustala e poi dalle un titolo!
Titolo:
Il sole nel piatto (ho controllato con google esiste già….) allora potrebbe essere (per i petali verdi ed il cuore giallo)
“Il girasole ribaltato”
Ingredienti: (non chiedermi le quantità perchè quando creo da me, ma anche quando seguo le istruzioni faccio quasi sempre ad occhio! )
– carciofi
– riso integrale
– curcuma
– aglio, cipolla
– menta o prezzemolo
– peperoncino in polvere (facoltativo)
– olio extravergine d’oliva
– sale
Mondare i carciofi, tagliarli per la maggior parte a fette un po’ grossolane, gambi compresi, e metterle a cuocerle con un aglio e foglie di menta (a chi non piace può sostituirla col prezzemolo), tutto tritato e lasciar cuocere fino a quando non si ammorbidiscono, aggiungendo se necessario acqua. Con la piccola quantità rimasta di carciofi crudi ricavarne delle fettine sottilissime tagliate verticalmente da friggere in abbondante (perché più ce n’è e meno impregna) olio. Intanto lessare il riso, che può essere anche integrale. Dopo la cottura, scolarlo e passarlo sotto l’acqua fredda. Nel frattempo far ammorbidire un po’ di cipolla con dell’olio in una padella antiaderente, aggiungere la curcuma (io ne metto abbastanza perché mi piace che sia intenso), facoltativo del peperoncino in polvere, dove ci si andrà a spadellare il riso. A questo punto si procede all’assemblaggio dei vari ingredienti per la presentazione del piatto: prendono un piccolo contenitore con un foro al centro (tipo stampino per plum cake o cremè caramel) inserisco il riso compattandolo e lo rovescio su ogni piatto di portata, al centro (nel foro) metto i carciofi stufati e guarnisco con le fettine di carciofo croccanti disposte a raggera tutt’intorno al riso. Voilà. Ora bisogna provarla però….
…..continua
Certo, proprio vero…le diversità sono diversità io al carciofo sono quasi allergica, ma che dire proverò ad integrare anche il carciofo :-D…intanto vado a far anch’io il giochino, con una bella mozzarella succosa e vediamo cosa esce. Grazie. Loredana
Cara Loredana,
attendo con curiosità la tua ricetta e con altrettanta curiosità mi chiedo quali aspetti specifici del carciofo “non riesci proprio a mandare giù”…:D
Un abbraccio
Cara Annamaria,
io adoro il carciofo! L’abbinamento con il riso lo trovo sublime. Sei stata molto brava a giocare! Ciò che mi colpisce è che sia per il primo che per il secondo alimento sottolinei la bellezza nell’aspetto di versatilità ed in quello di semplicità come se la semplicità (o essenzialità) e la poliedricità (o varietà) fossero due polarità che, nelle misure giuste, rappresentano due aspetti di risorsa.
Mi colpisce, inoltre, la tua attenzione alle tempistiche e quindi anche alla praticità, visto che in entrambi i casi fai presente la “lunghezza” dei tempi di preparazione.
Se fosse la mia ricetta, il “girasole ribaltato” mi farebbe venire in mente che oltre la “corazza” amara e (più) scura si nasconde un Cuore caldo e raggiante…
Grazie per il tuo contributo 😉
Grazie a te cara Marcella per avermene data l’occasione e fatto conoscere un nuovo ambito di applicazione. <3
Faccio volentieri questo gioco…
1) il cibo che più si avvicina a me è la verdura, tutta.
2) La adoro per le sfumature infinite di sapori, per le sfumature di colore, per la versatilità in cucina, e perchè è quanto più mi avvicina alla terra (infatti amo raccogliere verdure selvatiche in campagna..!)
3)sì, le qualità che ho trovato mi piacciono tutte. l’unico aspetto un pò “ostico” è il lavoro che c’è da fare per pulirle..
4) alle verdure abbino volentieri il formaggio
5) questo cibo lo trovo molto gustoso, saporito, anche lui versatile, e vario. deriva dal latte…e la bianchezza e la morbidezza di questo alimento mi danno, come dire, conforto, mi appagano. mi appartengono queste caratteristiche? mah…probabilmente le cerco..:)
Ricetta:
Tortino di verza
Faccio sbollentare foglie di verza in acqua bollente (senza sale) fino ad ammorbirile ma senza scuocerle. Con l’acqua di cottura preparo una besciamella (vegetale) in questo modo: qualche cucchiaio di olio in padella, e poi aggiungo alcuni cucchiai di farina integrarle e la faccio tostare, mentre aggiungo anche rametti di odori(timo, 1 fogliolina di alloro, rosmarino).Quindi inizio ad aggiungere l’acqua di cotturadella verdura fino ad ottenere una besciamella dalla consistenza piuttosto morbida.Prima di togliere dal fuoco aggiungo del pepe bianco macinato al momento. In una teglia, unta con olio, metto uno strato di foglie di verza, ci verso su della besciamella, e aggiungo pezzettini di formaggio, anche misto: un pò di gorgonzola, della mozzarella appassita, pecorino morbido(senza esagerare con le quantità). Vado avanti a strati finchè finisco la verdura. E quindi, in forno a gratinare.
Chiedo scusa per la mancanza di dosi…ma anch’io faccio sempre ad occhio!
Cara Lorella,
mi è venuta l’acquolina in bocca leggendo la tua ricetta… Diciamo che il binomio “cremosità-gratinatura in forno” lo trovo squisito 😀
Solo una riflessione in merito alle qualità del formaggio: bianchezza e morbidezza. Nello specifico cosa intendi per “bianchezza”? Purezza, neutralità, vuoto…Sarebbe interessante approfondire questa qualità per poi sentire se ti appartiene oppure la ricerchi per necessità di completezza.
Se fosse la mia ricetta e la mia descrizione della preparazione le attribuirei la qualità di SOBRIETA’.
Grazie del tuo contributo 😉
1. Allora, ci penso da quando ho letto l’articolo e alla fine ho deciso per la cipolla.
2. E’ a strati, può essere molto respingente, però si abbina ad un sacco di piatti e cambia sapore da cruda a cotta, può essere più aspra o più dolce.
3. Sì molto
4. L’aceto balsamico
5. Duuunque. E’ agrodolce, prezioso, si abbina a cibi sia dolci sia salati. E poi ci sono affezionata perchè oltre a piacermi molto è anche tipico della mia terra d’origine.
Quanto mi appartengono queste qualità? Mhhh mi appartengono. E mi rimandano anche al radicamento, su cui ho particolarmente lavorato l’anno appena trascorso (e non ho ancora finito se mai si finisce…)
6. Cipolle speziate all’aceto balsamico… e se provo a spignattarle ti faccio certamente sapere!
Grazie Marcella, davvero carino questo “gioco”
Cara Barbara,
non sapendolo hai anticipato, in un certo senso, il prossimo articolo…Ma per adesso non dico nulla ovviamente 😀
In effetti pensando alla cipolla mi viene in mente che anche a me piace moltissimo, ma a volte non la digerisco! D’altro canto ci vuole lo stomaco per digerire cibi con “vero carattere” 😉 La cipolla o si ama alla follia o si odia ed io LA AMO! E poi ha un significato simbolico molto interessante…Per quanto riguarda l’aceto balsamico che dire…chapeau! Intenso, raffinato, seducente e avvolgente…insomma un signor ingrediente. La tua ricetta è per veri gourmet!
Grazie!
cara Marcella, mi hai dato uno spunto per vedere un’altra cosa che è proprio tipica di me (e del mio enneatipo, credo): la cipolla è un ingrediente molto umile, l’aceto balsamico molto raffinato 😀 E’ bello conciliare gli opposti!
E dato che ieri sono tornata a casa con quest’idea delle cipolle al balsamico in testa, ti racconto cosa ho cucinato:
– ho affettato due cipolle sottilmente e le ho messe a sofriggere con un po’ di olio, sale e dopo un po’ un goccio d’acqua.
– nel frattempo ho messo a bollire l’acqua per gli spaghetti.
– a cottura delle cipolle quasi ultimata, ho versato qualche cucchiaio di balsamico, 3 chiodi di garofano e un pizzichino di cannella. Ho poi aggiunto un cucchiaio raso di farina per rendere tutto un pochino cremoso.
– in un padellino a parte ho preso delle nocciole e le ho tostate, poi le ho tritate grossolanamente.
– quando cipolle e spaghetti sono stati cotti, li ho mantecati in padella, poi ho impiattato e ho spolverizzato con le nocciole tostate.
Che dire… il tutto ha avuto ancora più sapore, pensando all’origine di questa ricetta! Un abbraccio e… al prossimo articolo
Barbara cara,
emulerò mooooolto presto la tua deliziosa ricettina, magari per una cenetta per pochi intimi…Mi incuriosisce il tocco di cannella, lo proverò! Grazie per esserti messa in gioco e a prestissimo!
Grazie, davvero molto carino questo giochino! Per quanto mi riguarda direi la pesca, perchè è rotonda e morbida, sa essere dolce ma anche asprigna, la sua pelle è fin troppo vulnerabile ma all’interno ha un nocciolo duro, che si lascia aprire solo da chi ha la costanza di provarci
La mia ricetta è una crostata di pesche fresche, magari con pasta frolla vegana!
Ciao Maria Valeria,
le pesche allora sono la tua passione, se non ricordo male…Leggendo le qualità mi colpisce in particolar modo quella relativa alla pelle e che tu colleghi alla vulnerabilità. Mi viene in mente che la pelle della pesca è sì molto sottile ma la peluria (se non parliamo di pesche noci) di cui si “riveste” a volte impedisce un contatto diretto con la bocca in quanto irritante. D’altro canto tutte le vulnerabilità, in quanto tali, trovano le proprie strategie di difesa (o di potere). Le tue quali sono?…E poi mi viene ancora in mente che la pesca, nel gergo comune, è collegata proprio alla pelle, infatti spesso per fare un complimento si dice: “hai la pelle come una pesca” e volendo proprio approfondire, la pelle è l’organo che ci mette in contatto con l’esterno…Insomma un ingrediente interessante che sembrerebbe innocuo ma sa il fatto suo 😉 Grazie mille per la tua condivisione 😉