La Media-Comunic-Azione. Qualità e Ben-Essere nella vita e in azienda

Postato da on April 4, 2013 in l'angolo di Alf | 1 commento

La Media-Comunic-Azione. Qualità e Ben-Essere nella vita e in azienda

Cari amici lettori,

il titolo richiama una serie di studi destinati a professionisti della formazione e della relazione d’aiuto, chiamati counselors, ovvero esperti umanisti  dediti alla ricerca di modelli di riferimento collegati  alla psicologia umanistica.

Questi professionisti propongono una scelta di valori da inserire nelle complessità dei Contesti Organizzativi e più in generale in tutte le relazioni di aiuto.

Nei vari corsi di formazione e nella scuola di counseling mediacomunicativo chiamata Avalon, si insegnano e si promuovono lo studio e l’elaborazione di una serie ampia ed esaustiva di discipline olistiche ed umanistiche, che consentono flessibilità di impiego e una scelta variegata di tecniche, destinata alle Aziende ed alle loro complessive problematiche.

Si tratta dunque di un modello di riferimento innovativo e denso di  ottimi risultati, che riguardano il settore della formazione (interpersonale) e della relazione d’aiuto (intrapsichico).

L’utilizzo di tecniche diversificate a seconda delle caratteristiche dell’Azienda cliente è stato proposto dalla Dott. Zuleika Fusco di Pescara, counselor supervisor, fondatrice dell’approccio e della scuola di counseling con sede a Pescara. Il modello mediacomunicativo è certificato IQM e NET  ISO 9001 ed è un marchio registrato e la scuola è accreditata ANCORE,  registro nazionale dei counselors relazionali.

La Media-Comunic-Azione, come detto, è innovativa sia nello scenario della formazione  che in quello della consulenza  relazionale nei Contesti Organizzativi, perché agisce prevalentemente su ciò che Goleman definiva l’intelligenza emotiva, ovvero gli aspetti emozionali del capitale umano dell’Azienda.

Il principio fondante si riassume in questi termini:

“...l’altro rimanda sempre a delle parti di noi, che grazie al confronto, ci si offrono come immagini in uno specchio. Imparare a riconoscere certi aspetti ci agevola nell’auto-conoscenza, nella gestione delle nostre emozioni e della relazione….”. L’altro (in questo caso il cliente) mantiene la sua autonomia decisionale e formula un contratto con il counselor, il quale empaticamente la facilita nel chiarimento del so percorso personale/professionale, nell’individuazione delle strategie, nel conseguimento degli obiettivi, nello sviluppo delle risorse.

Il professionista del modello mediacomunicativo apre il setting (seduta) e considera che il mondo che conta è il mondo del cliente, lo agevola nella mediazione dei  conflitti interiori e nella acquisizione di una visione lucida. È importante che la mediazione avvenga attraverso una pluralità di mezzi e di valori,   in quanto ogni persona è diversa dall’altra: l’unità di modello non è statica, ma flessibile, in relazione alla natura del cliente ed a essa si adatta.

In questo caso la comunicazione diventa lo strumento della relazione ed è un ponte di collegamento tra noi e l’altro.

Essa può avvenire verbalmente, non verbalmente, oppure energeticamente, attraverso le tecniche che favoriscono la gestione della prossemica, ovvero la visione di corpi proiettati nello spazio.

L’azione, intesa come strategia efficace che sostiene nella quotidianità il lavoro fatto sul setting,  diventa così l’approccio concreto del counselor,  il cui fine è il benessere, la qualità della vita del cliente.

Il counselor agisce nell’individuazione e risoluzione del problema, modificando nel cliente le proprie abitudini interiori che hanno determinato il disagio o i disagi.

L’azione è dunque strategia di approccio e determina anche il contratto, ovvero le regole del rapporto cliente-professionista.

Questa fase dell’azione diviene determinante, in quanto stabilisce i confini della relazione tra counselor e cliente, individuando dove inizia la responsabilità diretta del cliente nella valutazione e risoluzione dei propri disagi. Favorisce, cioè, la sua autonomia.

Sinteticamente si può affermare che il sincretismo della psicologia umanistica, transpersonale, e la vasta conoscenza di tecniche applicate, sia nella didattica che nella professione, fanno del counselor  mediacomunicativo un aggiornato e competente professionista.

Per quanto tale approccio utilizzi la parola come strumento facilitante, mi convince notevolmente la considerazione che riserva al piano energetico e al linguaggio non verbale  il lavoro sul corpo  con tutta la sua vasta gamma di atteggiamenti, posture, sguardi e gestualità, resta un importante indicatore degli aspetti intrapsichici delle persone.

Concludo riflettendo su quanto affermano i comunicatori, in relazione al non verbale, ricordando che “…quando gli occhi dicono una cosa e la bocca un’altra, la persona avveduta si fida del linguaggio dei primi…”

Un saluto speciale a tutti voi e alla prossima



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1 Commento

  1. Grazie Alfonso.E’ molto importante il tuo contributo chiarificante e efficace…molto opportuno in questo momento. Loredana

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