… Alice oggi è distratta e non riesce a seguire la lezione di storia: per lei è più divertente intrecciare le margherite e giocare con Oreste, il suo gattino. E ancora più divertente è immaginare un mondo dove anche gli animali e gli oggetti possono parlare. Un Paese delle Meraviglie che si può vedere solo con la fantasia … Ma, un momento! Che cosa ci fa lì un coniglio bianco, anzi un Bianconiglio con il panciotto e un grande orologio? Sta correndo e continua a ripetere: «E’ tardi! Ho fretta!» Alice vorrebbe parlare con lui per chiedergli dove sta andando. Bianconiglio però, non vuole saperne di fermarsi e si infila in un’apertura buia e stretta. La bambina sa che non dovrebbe, ma lo segue. Più indietro, Oreste la osserva preoccupato: «La curiosità spesso è causa di guai!» fa appena in tempo a dire ad Alice … prima di vederla scivolare in una profonda buca …
La meraviglia è un dono, un sentimento puro, una tra le emozioni a noi più care eppure tra le meno caratteristiche del quotidiano. L’abbiamo conosciuta tutti, sin da bambini, quando era semplice farsi portare per mano e cogliere bellezza e incanto, il mirabile e lo straordinario anche nelle piccole cose. Era del tutto naturale approcciare il mondo a cuore aperto e con curiosità, mostrare stupore e attrazione per ogni novità, erano le ali su cui viaggiare tra sogno e realtà e grazie a cui sbiadiva ogni differenza. Perché ha sempre meno spazio nel mondo degli adulti? Cosa temiamo e a quali risorse stiamo rinunciando? Ne abbiamo parlato qualche sera fa a I Luoghi dell’Anima, durante il nostro appuntamento mensile con il Café Philo che, incontro dopo incontro, diventa sempre più partecipato e aggiunge al gusto della conversazione il piacere di ritrovarsi e incontrare nuovi amici.
Aveva dunque ragione il gatto giudizioso a metterci in guardia dall’entusiasmo? Oreste è la voce dell’esperienza filtrata dalla mente, ai suoi occhi la Meraviglia è un pericoloso ed illusorio impulso infantile a cui contrapporre virtù più rassicuranti come Prudenza e Saggezza. Ne teme il volo, credendo le sue ali fatte di cera; ne censura il sogno sospettandone l’inconcludenza; ne argina entusiasmi ed emozioni che scambia per debolezza e che insegnerà a controllare. In termini simbolici, rappresenta una sorta di genitore interiore iperprotettivo, il cui amore rischia di diventare soffocante e repressivo.
Ma la tranquillità non è tutto, essere al sicuro, nella zona di comfort non basta; manca il tuffo al cuore, la scintilla, l’imprevisto che conduce al sentiero segreto. Ecco che allora si incrina il vecchio paradigma secondo cui la Saggezza conduce alla realtà, mentre la Meraviglia alle illusioni. Eppure nel nostro condominio interiore il dibattito è stato sempre acceso: abbiamo sentito tutti, a fasi e misure alterne, sia gli impeti di Alice che voci più critiche, derivanti da retaggi educativi e culturali consolidati, eredi del razionalismo e di convinzioni autorevoli come quella di Leopardi, che vedeva nella meraviglia un velo pietoso ma mistificatorio della verità o come Vico, secondo cui era ‘figliuola dell’ignoranza’.
E se fosse tutto il contrario? Se ciò che crediamo essere la realtà, fosse essa stessa una grande illusione, mentre la meraviglia una capacità più alta di guardare oltre, al mondo per intero? Di sgranare occhi e cuore per cogliere il visibile e l’invisibile? Del resto si sa che la mente (come tradisce il suo etimo) ménte, e che abbiamo bisogno della indubitabile sapienza di corpo e cuore per essere in armonia. La meraviglia dunque sembra appartenere all’anima, sembra essere un bisogno dello spirito e nello stesso tempo suo nutrimento essenziale; non pericolosa evasione dalla realtà, ma capacità di presenza ed attenzione totali – proprio come si fa da piccoli. Tutt’altro che trastullo per bambini o vacua occupazione dispersiva; al contrario, grazie ad essa, l’esistenza si colora di pienezza e ci si riappropria di libertà e consapevolezza.
Nella sua connotazione metafisica la meraviglia, o meglio il meraviglioso, è quella sensazione archetipica e profondissima di tornare a casa; è una scala verso il cielo e il mondo delle Idee, è quella sorprendente intimità con ciò che è apparentemente sconosciuto. Diventa sentimento mistico quando esprime Grazia e Gratitudine; se siamo in stato di grazia, quindi in equilibrio, la vita stessa diventa meravigliosa dando spazio a sentimenti di gratitudine per ogni piccolo aspetto che diventa sacro, prezioso e mai scontato. Senza di essi saremmo condannati alla noia e imprigionati dalla paura e dal tempo. Infine, uno dei doni più straordinari: il potere magico e demiurgico, di riunire realtà e fantasia e trasformare il sogno pensato in sogno realizzato.
In chiusura ci siamo lasciati chiedendoci quale fosse il contrario della meraviglia: una sorta di vademecum per avere ben presenti le trappole e le debolezze del quotidiano e per sapere come ritrovare la strada. La meraviglia non è: apatia, razionalizzazione, lo scontato, chiusura, indifferenza, aridità, morte, egocentrismo, presunzione, indifferenza, ignoranza (smentendo Vico), paura, monotonia, abitudine, l’agire in automatismo, consumismo, assuefazione, accidia, stereotipia, insensibilità, né passato né futuro.
Colgo l’occasione per citare gli amici che animano ed arricchiscono i nostri incontri, e che ogni volta offrono spunti sempre interessanti, sentiti e mai banali. Grazie ai loro contributi, riviviamo il piacere della meraviglia nel gioco degli specchi e nella consapevolezza delle infinite possibilità dell’animo umano.
D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie,
ma la risposta che dà a una tua domanda.
(Italo Calvino, ‘Le città invisibili’, 1972)
Veramente un fantasticopost. Navigo con entusiasmo il sito
internet https://www.centroavalon.it. Continuate con questo piglio!
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Grazie cara Christiane!! Il tuo entusiasmo è per noi carburante e dimostra quanto, sebbene a distanza, ci siano tante persone con cui condividere i nostri valori ed il nostro sentire.