Cicloeremia, viaggio in bici nell'Abruzzo abbandonato

Quindici giorni in mountain-bike attraversando “l’Italia più introversa” lungo l’Appennino, per un percorso che è “una linea capricciosa che avanza nell’entroterra, insiste verso sud e solo alla fine tende all’Adriatico”. Toccando i paesi abbandonati d’Abruzzo, scoprendo uomini e storie. Sotto lo sguardo maestoso della natura. E’ la nuova avventura di Ezio Colanzi, in questo giugno accennato, fatto di sole e fulmini.

“Pianure ampie dove corre il vento, montagne monumentali e sacrosante (una delle più belle definizioni che abbia letto della montagna: ‘sacrosanta’, Ndr), l’imprevisto della neve”. Questo l’habitat naturale dell’abruzzese Ezio Colanzi che con il progetto Cicloeremia sta pedalando “sulle alture favolose dell’Italia Centrale” come lui stesso scrive nel diario di viaggio sul blog dedicato. Passando per posti “esclusi dall’attuale geografia” e ritrovati con il solo ausilio di mappa e bussola.

Paesi come Faraone Antico (la “fara” di longobarda memoria, l’accampamento, come quello di Ezio con la sua tenda), Laturo, Valle Pezzata, Sperone, Buonanotte (nome che evoca un buona dormita sotto le stelle), nel territorio dei Monti della Laga, Gran Sasso d’Italia, Parco Naturale Sirente Velino, fino alla Majella.

Luoghi che “eppure esistono, perduti in un entroterra dimenticato, pieno di muri caduti, di antiche fontane asciutte e invase da matasse di rovi. Sono luoghi abbandonati, è vero, ma soprattutto sono luoghi attraversati. Di fatto lì è avvenuto un passaggio di uomini che si sono trattenuti giorni o generazioni e di nuovo sono partiti. Anche viaggiare in bicicletta vuol dire attraversare, montagne o pianure di cui non si vede la fine. Vuol dire arrivare, fermarsi, restare per un poco e di nuovo partire”. Confrontandosi con una natura che si riprende tutto.

La bicicletta che ti porta ad incontrare l’unica famiglia del paese, ad ascoltare storie di chi percorreva mulattiere per andare a prendere un gelato, dell’uomo che fa il pastore da ragazzino e dei lupi “che la scorsa estate gli hanno preso otto agnelli”. Lui che sa fare il formaggio “ma per venderlo dovrebbe avere certificati e scartoffie da riempire. Le norme sull’igiene stanno uccidendo la pastorizia”. Territori dove quelli che sono nati qui “sono buoni camminatori e conoscono a memoria il bosco”.

E sarà pure Cicloeremia ma si pedala in compagnia di un uomo che innaffia file di melanzane: “Si è voltato – si legge sempre sul blog – e quando mi ha visto abbiamo riso sinceramente come due che s’incontrano in un posto dove non dovrebbe esserci nessuno”. O della donna anziana seduta al fresco di un faggio con le mani posate sul bastone: “Mi racconta che suo fratello faceva il corridore. Dice corridore, non ciclista, e credo sia giusto. Perché ci sono parole che si portano addosso il peso delle epoche. E ci sono parole per sempre aggrappate al nostro dopoguerra, alle strade bianche e ai sogni di America sotto il letto. È come la differenza che corre tra autobus e corriera. La corriera è la corriera. Non c’è autobus che tenga”. E facendosi un po’ di feste con una “simpatica cagnona assetata come me”.

E mentre è via, Ezio può stra tranquillo per le sue api, c’è Franco che se ne occupa, il signore che gli ha insegnato l’apicoltura: “Franco si occuperà dei miei alveari mentre sarò via. Mi ha insegnato ad aprire le arnie con viso e mani nude. Basta farlo con la calma che serve”. Perché: “Come ti presenti le api si presentano“.

Le storie di Ciloeremia si raggiungono mentre il copertone macina “scomode vie di accesso, ripidi sentieri o sterrate” con “il minimo per avere una bici leggera ma pure il necessario per star via due settimane e pernottare dove capita“. Accompagnate dall’”odore del temporale quando cambia il vento”. La pedalata, per adesso, termina il 21 giugno a Gessopalena (Ch) nel paese vecchio, con un incontro a partire dalle 18.00 fra cicloviaggi, botanica, filosofia, sociologia, antropologia e fotografia.

Qui il blog per chi vuole seguire le tappe di Ciloeremia

(Foto: Al cospetto del Gran Sasso d’Italia).

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Autore: Alessandro Ricci

Pescara, 1974. Giornalista free lance, inizia con Il Messaggero Abruzzo nel 1994. Collabora nel tempo con testate regionali e nazionali, cura l'ufficio stampa per enti pubblici e privati in particolare nel settore viaggi e turismo. Nel 2007 avvia il progetto Borracce di poesia - La bici per il verso giusto. Il tutto nel segno della curiosità e della conoscenza.

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