Dare il meglio, a cuore aperto

La gestione dell’emergenza, prima. Il durante e il dopo, nonché l’oggi, fra la conoscenza acquisita e l’attenzione continua richiesta. Quella dell’infermiere è una professione che in questo periodo – più del solito – richiede compiti e gesti che nel tempo sono cambiati. Si sono fatti più minuziosi e sempre più carichi di responsabilità. Nei confronti dei paziente e di se stessi.

Ecco allora l’idea condivisa di incontrare e parlare con chi si è trovato a fare fronte alla prima ondata della pandemia, continuando poi nei mesi a svolgere il proprio lavoro con diligenza e dedizione. Persone che già da subito mettono in chiaro un punto: “Non siamo eroi, abbiamo fatto e facciamo il nostro dovere”.

Antonella Cipollari, Flavia Cerrato e Claudia Di Silvestro lavorano all’ospedale civile di Pescara, rispettivamente in sala operatoria, ecografia internistica e Covid hospital. Con loro un confronto sulla situazione in corso, oltre le questioni tecniche – che pure contano – guardando più all’aspetto emozionale, al cosa si muove trovandosi giorno per giorno di fronte ad una pandemia.

“Tensione e paura, sì, nei primi momenti dell’emergenza, applicando subito le procedure richieste e necessarie, seppur in fasi concitate – commentano -. E poi, da subito, una gestione quotidiana dell’emozione. E l’attenzione estrema nell’eseguire gesti che prima si consideravano quasi scontati, di tutti i giorni”.

“I primi pazienti che sono arrivati in ospedale erano già in condizioni importanti – proseguono -. Oggi senza dubbio siamo più preparati, c’è un Covid hospital. L’ansia c’era e c’è, siamo persone e questo è innegabile. Ma al contempo l’impegno è alto, altissimo. Certo, lo stress, il respiro e movimenti limitati per le protezioni, necessarie, senza dubbio: una prova dura, affrontata cercando la motivazione contro il buio”.

Un confronto anche su come continuare a gestire l’emergenza. “Le informazioni servono, serve sapere e conoscere la situazione nella quale ci muoviamo, ma non va alimentato il panico”.

“In ospedale è cambiato tutto in questo periodo – proseguono le infermiere -. Non può essere tutto uguale a prima, questo è scontato. L’assistenza e la cura nei confronti delle persone che ne hanno bisogno sono incessanti, proseguiamo, certo, è il nostro lavoro, è ciò che richiede la professione sanitaria. Le giornate in ospedale, con il cambio dettato dal momento, sono state modificate in tutte le fasi. C’è meno gente, certo, c’è meno pressione dettata dalle richieste continue, che però sono sostituite da altre pressioni. Ciò implica un continuo assestare la misura, più capacità di guardarsi dentro”.

Un lavoro, quello degli infermieri, destinatario di numerosi atti di riconoscenza da parte della popolazione, specie nei momenti più duri dell’emergenza. “Ricordiamo la solidarietà, gli applausi dai balconi, cose che hanno fatto e fanno bene – aggiungono le protagoniste di questa storia -. Non dimentichiamo che le persone decedute in ospedale sono andate via sole, se non con noi intorno, senza parenti che potessero assisterle in quegli ultimi momenti. Però, ripetiamo, siamo infermiere, infermieri, non eroi”.

Ancora sul tema della prevenzione. “Ci si lamenta dell’Italia, non dimentichiamo la situazione in altri Paesi, ben più grave. Siamo in un momento storico epocale, abbiamo attrezzature, tecnologie, ma nulla va sottovalutato. Basta poco per mandare tutto in tilt. Servono informazione, educazione, a tutti i livelli. Consci anche del fatto che adesso siamo più bravi, oggettivamente più preparati, anche con la diagnosi”.

Noi ci siamo, siamo qui. Ci rimbocchiamo le maniche e diamo il nostro meglio, a cuore aperto” concludono, fra tenacia e delicatezza.

(Foto: “Andrà tutto bene” – Wikimedia Commons)

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Autore: Alessandro Ricci

Pescara, 1974. Giornalista free lance, inizia con Il Messaggero Abruzzo nel 1994. Collabora nel tempo con testate regionali e nazionali, cura l'ufficio stampa per enti pubblici e privati in particolare nel settore viaggi e turismo. Nel 2007 avvia il progetto Borracce di poesia - La bici per il verso giusto. Il tutto nel segno della curiosità e della conoscenza.

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